Negli ultimi anni si è molto discusso di stereotipi di genere nella lingua e nella cultura, interrogandosi se e come un uso consapevolmente antisessista delle parole, delle immagini e dei media possa influire positivamente sui processi di trasformazione sociale per contrastare le discriminazioni e la violenza di genere. Al contempo i libri per l’infanzia più avanguardistici dal punto di vista del contrasto agli stereotipi vengono messi all’indice perché accusati di propagandare presunte teorie del gender.
Se la lingua non è neutra, nessun linguaggio, neanche quello del fumetto, si sottrae all’interrogativo su quale impatto possa avere sulla rappresentazione e sulla costruzione sociale della realtà. Illustrazioni, fumetti, graphic novel, cartoons raccontano storie, inventano personaggi, immaginano mondi; a volte, raccontando, informano, costruiscono memoria, si schierano politicamente e fanno critica sociale. Non sempre però è facile sottrarsi alla riproduzione degli stereotipi di genere, spesso intrecciati a quelli di “razza” e classe, di cui pullula la cultura condivisa.
Ne discuteremo insieme a giovani autori e autrici, confrontandoci su come le storie a fumetti possano contribuire a cambiare l’immaginario collettivo, i modelli sociali e i ruoli di genere a partire proprio dalla narrazione, così personale e così politica, delle maschilità e delle femminilità.
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