Paolo Bacilieri | TramezzinoCanicola, 2018


Libro del mese | Marzo 2019

 

Tramezzino racconta una “breve, effimera, storia d’amore milanese”, quella tra Daddo e Skilla, studenti al Politecnico, nell’estate del 2011. Borghesi di buona famiglia – lui milanese cresciuto in Australia, lei ateniese –, si conoscono tra le aule universitarie e i bar del centro, esplorano la città, si amano nell’appartamento prestato dallo zio di Daddo, un interno di design che l’autore descrive con la stessa minuzia delle palazzine popolari. Ma il loro sarà un amore di pochi giorni: un repentino colpo di scena e una fine rapida come il suo inizio che lasceranno una scia di nostalgia e verranno come riassorbiti dallo spirito della città.

Una piccola storia che per Paolo Bacilieri è soprattutto uno strumento per raccontare, con affetto e ironia, la sua città. Tramezzino è un racconto breve, ma dal tempo di lettura potenzialmente molto lungo grazie alla complessità avvolgente delle tavole, di cui Bacilieri sfrutta al meglio le grandi dimensioni, offrendo un’esperienza di lettura radicalmente diversa da quella del tradizionale graphic novel.

link e approfondimenti


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Selezione a cura di Banana Oil


Asterios Polyp, di David Mazzucchelli
Coconino Press – Fandango, 2011

Se ti è piaciuto Tramezzino per il rigore geometrico delle architetture che accompagnano Daddo e Skilla nel loro innamorarsi allora leggi anche Asterios Polyp, capolavoro di David Mazzucchelli nel quale il rigore geometrico, qui però proprio del protagonista che dà il titolo all’opera, è il centro di tutto. Asterios è un architetto di fama, non ha mai davvero realizzato un palazzo, ma i suoi progetti e i suoi studi sono di interesse conclamato. Insomma, è un teorico, e pure uno bravo. Ma tutta la sua vita si basa su questo: sull’ordina, su una precisa immagine di sé, su una reputazione granitica. Tutto cambia quando incontra Hana, in un certo senso il suo opposto: allegra, sensibile, a suo modo fragile, con meno filtri tra la vera se stessa e quello che mostra al mondo. E tutto cambia di nuovo quando, anni dopo che la loro relazione è finita, Asterios è costretto a riconsiderare la propria vita e il suo modo di viverla, abbandonando tutto e ricominciando da capo, mettendosi in discussione e finalmente, forse per la prima volta, capendo davvero qualcosa della persona che è al di sotto dell’immagine con cui si presenta al mondo.
Mazzucchelli usa con perizia e intelligenza gli elementi propri del linguaggio fumetto – struttura della tavola, tratto, lettering, colore – per raccontare senza esplicitare, per trascinare il lettore e comunicargli emozioni quasi senza che se ne accorga. Così Asterios Polyp non solo è un magistrale racconto di (ri)formazione, ma anche un ottimo esempio di quello che un fumetto può e dovrebbe essere.

Blame!, di Tsutomu Nihei
10 volumi, Panini Comics, 2015

Se ti è piaciuto Tramezzino per le sue architetture, che permeano le tavole ed escono dall’usuale ruolo di sfondo alla trama per diventare narrativamente centrali quanto i personaggi che si muovono tra di esse, allora leggi anche Blame! di Tsutomu Nihei.
Nihei prima di darsi al manga era un architetto, e si vede. L’uomo nella sua narrazione è piccolo, quasi insignificante, perso in un mare di cemento e tubi e cavi elettrici, in un intreccio di costruzioni artificiali da togliere il fiato. Killy si muove in questo mondo cyberpunk nel tentativo di compiere una missione che non comprenderemo mai appieno. Ampie sale vuote, ballatoi traballanti che si sporgono su precipizi senza fine o su spianate illimitate dove a dominare sono il silenzio, il contrasto tra cunicoli angusti e l’improvvisa caduta nel vuoto più profondo. Una storia il cui nodo centrale non è tanto la trama in sé quanto l’esperienza estetica che il lettore ricava dall’ambiente e dalle sue opprimenti costruzioni, indifferenti fino all’ostilità.

Qui, Richard McGuire
Rizzoli Lizard, 2015

Se è vero che ogni città, nel nostro caso Milano, dev’essere quotidianamente risvegliata da migliaia di amori che le donano energia ed equilibrio, è altrettanto vero che la città plasma ogni storia d’amore a sua immagine e somiglianza. Così inizia Tramezzino, e se il sentore che il luogo non sia neutro ma influenzi la vita di chi lo abita è quello che ti è piaciuto dell’albettone di Bacilieri, allora leggi anche Qui di Richard McGuire nel quale è l’ambientazione a essere il vero protagonista.
L’occhio è sempre puntato nello stesso punto, le tavole inquadrano dall’inizio alla fine la stessa porzione di spazio. A cambiare è il tempo, con finestre che si aprono come pop up socchiudendo scorci tanto sul presente quanto sul passato, anche remoto. E attraverso queste finestre scrutiamo brevemente nelle vite che attraversano queste coordinate spaziali passando inconsciamente davanti al nostro sguardo, in un esercizio di sincronicità che a un tempo scardina l’essere umano dal suo ruolo di attore principale e riflette sulle possibilità del linguaggio fumetto, facendo fare al medium un ulteriore passo in avanti.

Multiforce, di Mat Brinkman
Hollow Press, 2018

Infine se ti è piaciuto Tramezzino perché ti piacciono i libri grandi, nei quali i disegni possono esplodere o frammentarsi all’infinito giocando con le inedite possibilità del vasto spazio a disposizione, allora leggi anche Multiforce di Mat Brinkman, finalmente ripubblicato per tutto il mondo da Hollow Press.
Una banda di giganti attacca Citadel City, e ne scaturisce una cruenta battaglia. Ma la trama è più un pretesto per ridefinire la composizione visiva della pagina e strutturale della narrazione. Quasi una mappa, ci si lascia andare a digressioni e deviazioni, più che a una progressione lineare, Brinkman gioca con il punto di vista spostando costantemente il focus e andando a creare, nella ribollente invenzione continua di situazioni e soluzioni, un affresco vastissimo da esplorare, più che da leggere. Ma non si tratta di una mera esperienza visiva: Multiforce seduce nell’oscura espansione tentacolare del racconto e riesce anche a offrire un carosello di gag dall’umorismo giocoso che, per quanto spesso messo in ombra dalla cupezza dell’estetica brinkmaniana, ne costituisce nondimeno una caratteristica fondamentale.