Jérémie Moreau | La saga di GrimrTunué, 2018


Libro del mese | Febbraio 2019

Vincitore nel 2018 del Fauve d’Or come miglior libro al festival d’Angoulême e pubblicato in Italia da Tunué nella collana Prospero’s Book Extra, La saga di Grimr di Jérmie Moreau è una storia di abiezione ed eroismo, di natura e umanità, di bellezza e crudeltà.

Rimasto orfano di entrambi i genitori, vittime della furia di una natura bellissima e impietosa, Grimr rimane solo a cercare un nuovo posto nel mondo. La sua forza straordinaria, il suo legame con la terra, il suo temperamento silenzioso e tumultuoso e soprattutto l’incontro con Vigmar il Valoroso, inaspettato mentore e tutore, lo avvieranno sulla strada che lo condurrà, infine, a entrare nella leggenda.
Ma quello dell’eroe non è un cammino in discesa: l’amore negato, gli intrighi, l’odio e l’invidia della gente comune, la felicità perennemente appena fuori dalla propria portata, l’esistenza precaria di una vita che può in ogni momento venir spazzata via da un terremoto o un vulcano. Sarà solo accettando la propria unicità, la propria mostruosità quasi, e rinunciando alla deliberata ricerca di fama e gloria, che quella di Grimr diventerà una saga vera e propria, da tramandare di generazione in generazione.

link e approfondimenti


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Selezione a cura di Banana Oil


Siegfried, di Alex Alice
3 volumi, Panini Comics, 2014

Se ti è piaciuto La saga di Grimr perché ti piacciono le grandi leggende del nord, fatte di eroi e di neve, di terre fredde ma affascinanti, allora leggi anche Siegfried, adattamento a fumetti della saga dei Nibelunghi scritto e disegnato da Alex Alice. La storia è quella che conosciamo: l’oro, il drago Fafnir, Mime il fabbro e soprattutto Sigfrido, con il suo fulgido destino ad attenderlo. Non ci sono grandi sorprese e nei tre volumi si compie il più tipico dei viaggi dell’eroe, con tutti gli elementi archetipici al proprio posto. È sulla messa in scena, tuttavia, che questa trilogia colpisce nel segno.
Se il linguaggio fumetto de La saga di Grimr dialoga con l’animazione, giocando con le inquadrature e con una gabbia che frammenta e si rarefà a dettare il ritmo (anche emotivo) della narrazione, il lavoro di Alex Alice è praticamente un cartone animato stampato su un libro. Il primo volume si apre con una serie di doppie splash page pittoriche con tanto di titoli di testa: campi lunghissimi di paesaggi innevati che a guardarli sembra quasi di sentirne la colonna sonora d’accompagnamento. Da lì il tratto si fa più cartoonesco, con elementi di character design che sembrano usciti direttamente da un film disney (il fabbro Mime su tutti) che dialogano con l’aspetto epico di un Sigfrido ormai cresciuto, bello come gli eroi delle leggende.
L’ampio formato dell’albo francese permette all’autore di gestire gli spazi per alternare vignette densissime d’azione nelle scene più concitate ad ampi stralci di natura (o visioni oniriche) che spiazzano costantemente per potenza evocativa.

Arkham Asylum, di Grant Morrison e Dave McKean
RW Lion, 2017

Se ti è piaciuto La saga di Grimr per la storia del suo eroe, non esaltato dal mondo che lo circonda ma temuto e odiato, allora leggi anche Arkham Asylum, in cui al cavaliere oscuro tocca più o meno la stessa sorte.
In questa buia storia, che di certo fa parte assieme ai vari Anno Uno e Il lungo Halloween della luminosa costellazione di graphic novel imprescindibili dedicati al personaggio, l’uomo pipistrello si trova intrappolato nel manicomio di Gotham City dopo che i matti hanno preso il controllo della struttura, guidati dal più matto di tutti: il Joker. Il pagliaccio tiene in ostaggio un po’ tutti e la sua lucida follia costringerà un Batman dal quale ogni traccia dell’alter ego Bruce Wayne è ormai scomparsa ad affrontare l’idea che, in fin dei conti, il suo posto è lì: tra i pazzi e i disadattati.
Arkham Asylum guida allo stesso modo protagonista e lettore a ripercorrere le diverse anime che hanno infestato nel corso del tempo la scena supercriminale di Gotham, inframmezzando flashback sulla costruzione del manicomio a intelligenti riletture dei villain più famosi. La migliore, oltre a quella di un Joker che si fa depravato Virglilio, è certamente quella di Due Facce: abbandonata la binarietà della moneta in un percorso “terapeutico” per introdurre sfumature morali più sfaccettate, Harvey Dent è ora paralizzato persino di fronte alle scelte più banali, affidate alle infinite combinazioni di un mazzo di tarocchi.
La scrittura di Grant Morrison si piega e si deforma, dando a ogni paziente la sua personalità (caratteristica purtroppo parzialmente persa nel processo di traduzione), mentre Dave McKean, con il suo particolarissimo stile, ribadisce l’anima più vera dell’uomo pipistrello decentrandolo e facendolo comparire come poco più di un’ombra, un mostro sotto al letto da temere come tutti gli altri.

 

Atto di Dio, di Giacomo Nanni
Rizzoli Lizard, 2018

Se ti è piaciuto La saga di Grimr per la sua rappresentazione di una natura bellissima e terribile, sempre in procinto di esplodere travolgendo impietosa l’umanità che la abita, allora leggi anche Atto di Dio, nel quale il rapporto uomo-natura è il centro della riflessione.
Atto di Dio racconta tre storie che si muovono a prima vista parallele ma che presto convergono a dare forma a un disegno ampio e coeso che indaga, senza moralismo, il nostro rapporto con il mondo e viceversa. Un capriolo si trova a vivere in un parco accanto a una strada molto trafficata, la sua sola presenza destabilizza la comunità di automobilisti e curiosi che passa di lì; due fratelli vanno a caccia, con la forza distruttiva di fucili il cui mirino telescopico mantiene a quella distanza che rende tutto facile; il monte Subasio osserva e al contempo non vede le nostre piccole esistenze, come se esistesse su un piano temporale diverso, il terremoto non è un atto di crudeltà né di divertimento. È e basta.
Sono tre modi di leggere, a seconda degli attori coinvolti, la relazione difficile – quando non problematica – tra l’essere umano e ciò che lo circonda: l’intrusione della natura nella civiltà e, di contro, la volontà violenta della caccia; e a sovrastare tutto la montagna indifferente, scevra da qualsiasi concetto morale.
Atto di Dio non pone al centro una visione antropocentrica del mondo, e anzi decentra la figura umana suggerendo di recuperare un certo grado di umiltà perché, qui come nell’Islanda di Grimr, la Terra si muove e non si cura della nostra presunta superiorità.

 

Peplum, di Blutch
001 Edizione, 2017

Se ti è piaciuto La saga di Grimr per l’imperscrutabile imprevedibilità del suo protagonista, per il dipanarsi di una vicenda guidata dall’ossessione, allora leggi anche Peplum di Blutch.
Ispirato al Satyricon di Petronio, Peplum è la storia di un incontro con il sublime, con la bellezza più assoluta e destabilizzante, e della perdita della ragione che ne consegue. La storia inizia al confine settentrionale dell’Impero Romano, dove una banda di esiliati recupera da una grotta una bellissima donna imprigionata in un blocco di ghiaccio. Tentare di riportarla alla civiltà li porterà uno a uno alla malattia e alla morte, fino a quando il nostro protagonista uccide l’ultimo dei suoi compagni e ne assume l’identità: Publio Cimbro, nobile cavaliere caduto in disgrazia.
Qui comincia a manifestarsi la sua ossessione per la ragazza racchiusa in un ghiaccio che pare non sciogliersi mai, custode di un tesoro da desiderare ardentemente con pazienza infinita. Publio, questo è ora il nome del protagonista, è scaltro e di bell’aspetto, apparentemente pronto a tutto, spinto dall’incrollabile bisogno di vicinanza alla sua amata eppure al contempo volubile, capace di infilarsi nelle peggiori situazioni e di uscirne piroettando con il fervore dell’adolescenza.
Peplum è una storia densa, pregna di follia, dove un’insicurezza che trasuda dalle crepe della determinazione muta lentamente l’amore in qualcos’altro. Il tono è al contempo lirico e comico, così come la vicenda è tragica e leggera.

 

L’immortale, di Hiroaki Samura
30 volumi, Panini Comics, 2005-2013

Infine, se ti è piaciuto La saga di Grimr per la sua ambientazione che, partendo dalla realtà storica, viene infusa d’immaginazione per creare una storia fantastica, allora leggi anche L’immortale, di Hiroaki Samura.
Ambientato verso la fine del 1700, durante lo shogunato Tokugawa, un periodo e di spade, L’immortale è la storia di vendetta di Rin, unica sopravvissuta alla strage del dojo della sua famiglia. Da sola non può nulla contro l’Ittoryu, la scuola di spada responsabile del crimine, e soprattutto contro il suo carismatico capo, ma magari con la giusta guardia del corpo… È così che la giovane ragazza incontra Manji, ex samurai dalla coscienza torbida ribellatosi allo shogunato. Segni particolari: immortale.
Sullo sfondo di Giappone accurato nella ricostruzione storica si dipana la lunga epopea dei due, fatta di duelli mortali tra spadaccini quasi soprannaturali (alcuni davvero soprannaturali). Samura si prende tutto lo spazio necessario e costruisce un affresco vasto e variegato, aprendo una finestra su un universo che non c’è più. Se tratto e composizione sono all’inizio incerti, prestissimo l’autore dimostra tutto il suo talento tratteggiando con uguale efficacia la placida vita delle campagne e l’efferata violenza del combattimento. Ma è nel character design che L’immortale si distingue, oltre che per una narrazione che esplora a fondo psicologia e motivazione anche dell’ultima delle comparse, dando l’idea di un mondo vivo in cui ognuno ha la propria vita.
Come nei migliori shonen, ma con un taglio più maturo, anche nell’estetica, ogni personaggio è studiato per essere incisivo tanto narrativamente quanto visivamente. Il risultato è che si ha l’impressione di avere sempre a che fare con grandi eroi oppure con antagonisti talmente stravaganti o carismatici da far colpo sul lettore, presentandosi sistematicamente come esseri eccezionali, fuori dall’ordinario. Ed è così che una piccola, laterale storia di vendetta personale assume il sapore dell’epica che scuote le fondamenta del mondo in cui si svolge.