La mostra si sviluppa intorno al concetto di casa, alla memoria di quel luogo e dei suoi oggetti. Dove anche l’inanimato (i giocattoli d’infanzia, i feticci appartenuti ai famigliari) acquista attributi propri di ciò che è organico, diventando soggetto della nostra vita, catalizzatore del nostro affetto.

La casa come museo invisibile di chi non conosce gli invisibili legami tra le cianfrusaglie che la abitano, come luogo del fantastico.

Le tavole in mostra riecheggiano il fantastico domestico di Alice e de Il mago di Oz, fatto di avventure tra carabattole e bestie impagliate, abiti dispettosi e collezioni improbabili.

Alle tavole, tratte dai due libri La stanza doppia e Il Feticista, editi da Bakemono Lab, si accompagna una selezione di feticci che guardano agli oggetti surrealisti descritti da Breton e alle Shadow boxes di Joseph Cornell. Laverve si racconta attraverso frammenti che hanno contribuito alla formazione del suo immaginario, nel tempo diventati amuleti, catalizzatori di sogni.

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