Aniss El Hamouri | Come un brivido001 Edizioni, 2018


Libro del mese | Gennaio 2019

Renata è una scrittrice, ha quasi finito il suo libro, e vive una vita che le sta stretta, circondata da persone che sembrano non capire (o non capirla). Ha anche una strana abilità, come un brivido che la avverte in caso di pericolo imminente.

Ma tutto sta per precipitare. Renata perde il computer con dentro l’unica copia del suo libro e questo la spinge oltre il bordo, giù per una spirale che la allontanerà dalla vita medio borghese cui è abituata, sempre più a fondo in un mondo privo di convenzioni dove tutto è più forte, più vicino, più vero. Corvo e Beluga saranno la sua famiglia in una nuova vita fatta di risse, birrette del discount e proclami sul senso dell’esistenza gridati dal cavalcavia alle auto che sfrecciano sotto la pioggia. Tutta la tensione, la violenza e il rancore, così a lungo tenuti nel profondo di se stessa, dove la società può ignorarli, escono con veemenza, e per un breve istante tutto sembra riacquistare significato.

link e approfondimenti


se ti è piaciuto Come un brivido leggi anche…

Selezione a cura di Banana Oil


The end of the fucking world, di Charles Forsman
001 Edizioni, 2018

Se ti è piaciuto Come un brivido per il mood da “diamo fuoco al mondo!” dei suoi protagonisti e per la loro fuga dall’ordine costituito, allora leggi anche The end of the fucking world. James è un ragazzo al limite della sociopatia, Alyssa è la sua ragazza. Assieme scapperanno da una vita tutta ordine e facciata, lanciandosi in un viaggio che è al contempo fuga e ricerca disordinata di una direzione, allontanamento forsennato e tensione disperata verso qualcosa di ancora incognito.
Il loro è sia viaggio fisico che viaggio di formazione, durante il quale impareranno ad amarsi, forse anche a capirsi e accettarsi e capiranno cosa significa lasciarsi alle spalle i compromessi della società per accettarne altri, quelli che ognuno si impone per gli altri quando sono realmente importanti. In questo il lavoro di Charles Forsman e quello di Aniss El Hamouri hanno molto in comune, ma The end of the fucking world tinge il tutto di una tonalità più disperata, meno epica: è una successione di eventi rocambolesca, una corsa che non ti lascia mai prendere fiato in un mondo che ti colpisce in faccia anche e soprattutto quando meno te l’aspetti e pensi di essere al sicuro. Ed è lì, all’ennesima botta sui denti, quando tutto pare essere perduto, che finirà la fuga e arriverà, per un breve, fulgido momento, la consapevolezza di aver trovato il proprio posto. Perché quando i calci nello stomaco cominciano a essere troppi si può trovare la forza di rispondere a tono, capire che un senso c’era fin dall’inizio e che, in fondo, ne è valsa la pena. Anche se poi il mondo dovesse finire.

Ghost world, di Daniel Clowes
Coconino Press – Fandango, 2015

Per sintetizzare il non sintetizzabile, Ghost world racconta l’amicizia e lo spaccato di vita di due ragazze, Enid e Rebecca, alla fine dell’adolescenza. Una fase di transizione, quindi, nella quale il proprio posto nel mondo va cercato e ridefinito. E ci sono almeno due motivi per cui, se ti è piaciuto Come un brivido, allora dovresti leggere anche Ghost world, libro fondamentale nel percorso artistico e letterario di Daniel Clowes. Il primo è un certo approccio alla realtà: un sentimento di malessere e un senso di non appartenenza che si tramuta quasi in superiorità, in arroganza. C’è un’assonanza nel tono con cui Corvo attacca (solo verbalmente) il mondo – “Faremo esplodere tutto per non farlo in mano loro!!” – e il tono perennemente giudicante (solo verbalmente) con cui Enid e Rebecca apostrofano chiunque entri, anche solo di striscio, nella loro vita. C’è sempre una contrapposizione noi-loro, quelli che hanno capito e che vivono davvero e tutti gli altri, che ormai hanno ceduto e si sono omologati.
Il secondo motivo è l’amicizia. Entrambi i libri raccontano una storia d’amicizia fortissima, quasi simbiotica, nella quale l’io quasi si scioglie per creare un nuovo essere composto da più identità che vivono vicinissime, fisicamente e psicologicamente. I confini della persona si fanno labili e la psiche si rimodella di conseguenza, in un continuo processo di definizione di sé mediato sulla definizione di e sul rapporto con l’altro. Ma in entrambi i casi a un certo punto questa simbiosi non può che incrinarsi e rompersi, c’è un ritorno all’individualità che può essere accettato o rifiutato, parte naturale del percorso di crescita o trauma insanabile.

Trama, di Ratigher
saldaPress, 2015

Se ti è piaciuto Come un brivido per il suo sottofondo da lotta di classe, per il suo scontro tra il mondo bene di una borghesia non meglio definita e l’apparente degrado dell’underground, allora leggi anche Trama – Il peso di una testa mozzata di Ratigher.
Giulio e Lavinia sono cugini e sono ricchi, anche se loro non lo direbbero. Aspettano che arrivi l’orario giusto per andare a una festa a casa di amici, ricchi pure loro. Ma dalla scogliera su cui sono seduti a parlare senza ascoltarsi emerge Bimbo Fango, un piccolo umanoide deforme, coperto di fango, mostruoso, munito di tridente. Chiede loro di portarlo alla festa dei ricchi. Di portarci pure lui, che è piccolo e brutto e sicuro l’affilatezza del suo tridente non è ricco per niente. I due rifiutano, cercano di corromperlo ma lui non cerca soldi, cerca risposte; sono costretti ad accettare, sono costretti a farsi di cocaina; ma scappano. Ce la fanno, aiutati da un camionista. Ma i camionisti sono un’altra storiaccia pronta a dipanarsi, così come lo sono i vecchi reclusi che collezionano roba in case dalla geometria assurda.
Tutto comincia con quella domanda lì – “siete ricchi?”: il punto di partenza è la fortissima contrapposizione sociale, appunto “di classe”, tra i due giovani-bene e Bimbo Fango, brutto e sporco. Ma il conflitto tra i tre, ai quali poi si aggiungono i suddetti vecchini e camionisti, ha un che di archetipico, ed è quindi di più universale dell’esperienza dei singoli protagonisti. È una lotta tra mondi, in cui i soldati figure totemiche, personaggi capaci di sublimare in simboli.

Special K, di Simon Hanselmann
Coconino Press – Fandango, 2017

Se ti è piaciuto Come un brivido leggi anche Special K – seconda parte delle (dis)avventure di Megg, Mogg e Gufo dopo Megahex. Il nesso tra i due fumetti potrebbe apparire fin troppo scontato, almeno a una prima analisi: entrambi raccontano la vita di personaggi che vivono fuori dagli schemi, in una condizione che molti chiamerebbero (probabilmente con spregio) di degrado. Ma sarebbe riduttivo legare i due libri solo per droghe, disagio sociale e una certa dose di cattiveria che a tratti soffoca la bontà e a tratti la esalta. E infatti il nesso tra le due storie è un altro, ed esce quasi più per contrasto che per affinità diretta.
Si può leggere il comportamento di entrambe le protagoniste, Renata e Mogg, come una reazione a una situazione di profonda infelicità, probabilmente oltre i limiti della depressione clinica. Per Renata la fuga dai costrutti sociali è come una sostanza psicotropa assunta per stordirsi e non pensare più a niente, una via di fuga che però, incidentalmente, le mostra che c’è un’altra via: magari non stabile, magari non percorribile all’infinito, magari non quella giusta, ma comunque una via alternativa. Special K è invece (oltre a tante altre cose: è pur sempre un racconto corale) la progressiva presa di coscienza, da parte di Mogg, della propria infelicità e al contempo della propria incapacità di uscirne, di quanto futile sia ogni tentativo di nascondere la testa sotto la sabbia. Per lei quel tipo di vita è effettivamente “solo” una toppa effimera, e non riesce mai a trasformarsi in alternativa sostenibile.

Black Hole, di Charles Burns
Coconino Press, 2007

Se ti è piaciuto Come un brivido perché ti piacciono i racconti di vite ai margini (che lo siano per scelta o no) allora leggi anche Black Hole di Charles Burns. Black Hole è una storia sull’adolescenza, sulla scoperta del sesso, delle droghe e dell’amore (non necessariamente in quest’ordine), sull’accettazione di sé come individui e come parte di una comunità, sul trovare il proprio posto nel mondo. Cioè su quello che passa ogni adolescente. Ma i protagonisti di questa (che, assieme alla trilogia di X’ed Out, è l’opera più importante di Burns) devono affrontare un problema aggiuntivo: una malattia sessualmente trasmissibile che, una volta contratta, provoca mutazioni fisiche progressive, più o meno evidenti ma inesorabili.
I personaggi reagiscono al contagio in maniera differente: chi scappa nei boschi, chi cerca di tenerlo nascosto, chi in qualche misura lo abbraccia. Ma per tutti la vita è cambiata irrevocabilmente, e ognuno si trova un po’ più lontano dalla società di quand’era “normale”. Vite ai margini, appunto, ognuna a modo suo. Le metafore e le riflessioni si sprecano – in senso positivo, beninteso – e il risultato è un libro denso, da leggere e rileggere per la sua capacità di raccontare senza giudicare, con grande intelligenza, un periodo della vita delicato e difficile da afferrare.