Lorenzo Ghetti | Dove non sei tuCoconino Press - Fandango, 2018


Libro del mese | Dicembre 2018

Lido è un ragazzo normale con una vita normale: va al liceo, ha un migliore amico, Reno, con cui passa i pomeriggi giocando ai videogiochi, gli piacciono i libri di fantascienza e i giochi di ruolo. Nel mondo di Lido esistono le tute ScOut, che permettono a chi le indossa di trovarsi fisicamente in qualsiasi luogo della Terra, senza muoversi da casa. Ma a lui non interessa viaggiare, la vita gli basta così com’è. Fino a quando non arriva Mobi, una nuova compagna di classe che sta per trasferirsi nel suo liceo da un’altra città e che, per non perdere le prime settimane di scuola, frequenta le lezioni usando una tuta ScOut. Costretto a ospitare Mobi – o meglio, la sua tuta –, Lido si ritrova con una coinquilina che è contemporaneamente a casa sua e lontana migliaia di chilometri.

link e approfondimenti


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Selezione a cura di Banana Oil


Jimmy Corrigan. Il ragazzo più in gamba sulla terra, di Chris Ware
Coconino Press – Fandango, 2016

Condensare un commento su Chris Ware in uno spazio così ristretto è riduttivo, anche restringendo il campo a un solo titolo della sua produzione. Ma se ti è piaciuto Dove non sei tu per il suo modo di giocare con l’impostazione della tavola, con il senso di lettura, con l’interazione tra vignette incastonate in un formato atipico, allora leggi anche Chris Ware, autore senza il quale tutto questo non sarebbe possibile. Nemmeno pensabile, probabilmente.

Jimmy Corrigan è la storia di due Jimmy. Uno è un signore di mezz’età, incapace di relazionarsi in maniera sana con il prossimo e tormentato da un rapporto ossessivo con la madre e con un padre mai conosciuto. Il centro della sua vicenda è proprio la ricomparsa e il seguente primo contatto con questa figura genitoriale mai vista. Il secondo, bisnonno del primo, è un ragazzino senza madre nella Chicago della Grande Esposizione del 1893. Anche lui ha difficoltà a relazionarsi, mentre cerca di non soccombere a un rapporto con il padre fatto di abusi. Sono storie di solitudine e di mancanza, uno spaccato di storia americana e di dramma personale. Ma soprattutto sono storie raccontate attraverso un uso del linguaggio che riesce al contempo a essere strabordante ed estremamente misurato. L’uso di colori piatti, la geometrizzazione quasi tipografica del segno e soprattutto la destrutturazione della grammatica sequenziale della pagina rendono Jimmy Corrigan una sfida al lettore ma anche, in un certo senso, un meta-saggio sulle potenzialità del fumetto.

Video Girl Ai, di Masakazu Katsura
9 voll., Star Comics, 2015

Se ti è piaciuto Dove non sei tu per il suo essere una storia di e per adolescenti allora leggi anche Video Girl Ai. Che è al contempo la stessa cosa e l’esatto opposto: sono entrambi racconti di formazione la cui vocazione adolescenziale è non solo esplicita ma anche centrata (cosa quantomai rara), ma se nel libro di Ghetti la componente amorosa è lasciata all’immaginazione del lettore, nella serie di Katsura è il punto centrale.
Un misterioso videonoleggio (di vhs! Erano altri tempi) appare solo ai puri di cuore e permette loro di portarsi a casa filmini che possiamo immaginare abbastanza espliciti. Solo che –  sorpresa! – l’attrice esce dallo schermo ed è a disposizione del “malcapitato” fino a quando – di nuovo sorpresa! – questo non imparerà che l’amore non esiste e che l’essere umano è un animale. Ma il videoregistratore di Yota, il protagonista, funziona male e quindi Ai, la “sua” video girl, si materializza inaspettatamente provvista di sentimenti. Questo dà il via a una trama densa di intrighi amorosi, triangoli, rifiuti, passioni, drammi. L’abilità di Katsura sta nel mantenere tutto assieme con gran classe, rielaborando gli stilemi del manga “per giovani innamorati dell’amore” in maniera convincente e, a tratti, intensamente dolorosa. Il mangaka non si risparmia nel raccontare lo struggimento dei suoi personaggi, per i quali tutto è fortissimo e vicinissimo, ma non ne sminuisce la situazione rappresentandoli soltanto a scuola immersi in fantasticherie sulla persona amata. Il risultato è che vediamo questo manipolo di personaggi crescere davvero, affezionandoci a loro e condividendo le loro emozioni.

 

Scott Pilgrim, di Brian Lee O’Malley
6 voll., Rizzoli Lizard, 2018

Se ti è piaciuto Dove non sei tu per la capacità di integrare più linguaggi, simboli e iconografie (e farne elementi distintivi e connotanti, non mere decorazioni), allora leggi anche Scott Pilgrim.
La serie che ha reso celebre il suo autore, Brian Lee O’Malley, racconta la “vita niente male” dell’omonimo protagonista, uno scapestrato ventitreenne che vive a Toronto e suona il basso in una band, mentre cerca di capire cosa fare da grande. Tutta la storia ruota intorno al suo innamoramento per Ramona Flowers, una sorta di “fattorina spaziale”. Per conquistarla, il buon Scott dovrà sconfiggere, come in un videogioco a livelli, tutti gli ex della ragazza, fino ad arrivare al “boss finale”. L’opera di O’Malley riesce a mantenersi in equilibrio tra le componenti avventurose, comico-demenziali e soprattutto “romance”, in cui si raccontano l’evoluzione e i turbamenti della storia d’amore tra il protagonista e Ramona. Fra i tratti distintivi, oltre a un segno che rimpasta l’estetica manga con suggestioni provenienti dal fumetto indie statunitense (generando negli anni un sacco di epigoni), c’è l’utilizzo di numerosi elementi grafici del mondo dei videogiochi: vite extra, barre dell’energia, monete bonus e chi più ne ha più ne metta, in un gioco a carte scoperte che sfocia spesso nella meta-narrazione. Come in Dove non sei tu gli elementi si integrano perfettamente sulla pagina – nonostante il fumetto sia di base un linguaggio statico, mentre tutto ciò che viene sviluppato digitalmente e fruito attraverso uno schermo sembra troppo sfuggevole per essere bloccato su carta –, e concorrono in modo sostanziale a dare senso alla narrazione.

Diana e la lingua robotica, di Carolyn Nowak
Delebile Edizioni, 2017

Se invece ti è piaciuto Dove non sei tu per il suo elemento fantascientifico laterale, integrato nella narrazione come pretesto per parlare d’altro, allora leggi anche Diana e la lingua robotica.
Diana ha i capelli neri e la sua pelle è quasi rosa. Esce da una separazione con un (ormai ex-) fidanzato famoso. Riprendersi non è facile, così compra Harbor, un robot da compagnia. Anche da sesso, ma soprattutto da compagnia. Così come in Dove non sei tu le tute Scout sono un pretesto per parlare di lontananza e di assenza, anche qui l’ingresso del robot nella vita di Diana è un avvenimento centrale ma laterale. Non c’è interesse a esplorare scenari apocalittici o distopici, a indagare l’evoluzione (o nel peggiore dei casi la disgregazione) dei rapporti umani. È la storia di una ragazza e del suo nuovo ragazzo. Che sì, è un po’ atipico, ma non è quello il punto. Tutto questo è ben rappresentato dalla lingua robotica di Diana, protesi resasi necessaria dopo un incidente. Dettaglio che verrebbe da pensare centrale per definire la sua persona, eppure appena accennato, elemento fantascientifico che potrebbe aprire agli scenari più incredibili e che viene invece lasciato deliberatamente sullo sfondo. Carolyn Nowak e Lorenzo Ghetti fanno un uso intelligente di certo immaginario fantascientifico, muovendo da spunti “what if” alla Black Mirror ma sfruttando l’occasione per parlare di persone e sentimenti con naturalezza, senza farsi prendere dalla spirale del world building fine a se stesso.

Sabrina, di Nick Drnaso
Coconino Press – Fandango, 2018

In ultimo, se ti è piaciuto Dove non sei tu perché è una storia di assenza allora non puoi mancare Sabrina di Nick Drnaso, storia d’assenza per eccellenza e di certo tra i più importanti fumetti del 2018.
Sabrina scompare, forse è stata rapita. Teddy, il suo ragazzo, incapace di affrontare la situazione, si rifugia a casa di un vecchio amico in Colorado e qui, nel regolare incedere di pagine e vignette, si consumerà una tragedia mai veramente inquadrata. I personaggi sono isolati, soli, lasciati alla parte peggiore di se stessi anche quando cercano di dare il meglio. E tutto ruota attorno a un personaggio così grande e centrale da essere il protagonista del libro, ma di fatto assente fin quasi dal principio.
Questa è la prima metà del libro di Drnaso: le vite che rimangono ai margini di un vuoto incolmabile, il tentativo, perlopiù futile, di fare i conti con una violenza mai palpabile ma costantemente in attesa, latente, pronta a esplodere. Ma poco a poco in Sabrina si fa strada un secondo punto, anche questo sempre appena fuori dal campo d’azione dei protagonisti: un mondo di complotti, di accuse, di teorie cospirazioniste. E se fosse tutto falso? Se Sabrina stesse bene? Se addirittura non fosse mai esistita e tutti fossero nulla più che attori? Drnaso seziona il presente, il presente di Alex Jones e di Infowars, delle cospirazioni globali e dei movimenti antiscientisti, e lo ripropone con spietata freddezza. E nel farlo chiede al lettore un atto di fede: perché l’assenza di Sabrina non ha colpito solamente Teddy, ma esce dalle pagine e chiede di essere rispettata. Anche, e soprattutto, perché è un vuoto così grande e improvviso, anche narrativamente, da lasciare tutti un po’ spiazzati.