Daisuke Igarashi | Umwelt


Libro del mese | ottobre 2018

Nell’epoca del graphic novel, della ricerca spasmodica dell’ampio respiro, è rinfrescante leggere le storie di un autore così a suo agio con il racconto breve. Non che Daisuke Igarashi non abbia mai scritto cose più lunghe, e sarebbe una forzatura affermare che queste siano meno belle. Ma è lì, nel racconto breve, che trova la sua dimensione e colpisce con tutta la sua forza. Ogni manciata di pagine si propone al lettore partendo da un’idea di base apparentemente semplice, riassumibile in poco più di qualche parola. E su quell’idea, nonostante o forse proprio grazie allo spazio limitato, Igarashi costruisce un piccolo mondo, uno spaccato che non ha bisogno di campi lunghissimi e spiegazioni dettagliate per esser vivo, ma che è capace di trovare nell’attenzione al dettaglio e nello sguardo puntato sul giusto elemento la sua anima.


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Selezione a cura di Banana Oil


Atto di Dio, di Giacomo Nanni
2018, Rizzoli Lizard

Se ti è piaciuto Umwelt per il rapporto che delinea con il tempo e il mondo attorno, e la natura in particolare, Atto di Dio di Giacomo Nanni potrebbe rivelarsi una lettura adatta. Tra i romanzi a fumetti più rilevanti usciti quest’anno, il libro di Nanni può essere considerato un conte philosophique per il tentativo di riflettere, prima ancora che raccontare, sul fatto che la nostra esistenza sul pianeta è sempre anche una convivenza. La sua struttura narrativa, nel suo procedere per blocchi apparentemente separati, ma in realtà perfettamente coesi a disegnare una geometria che si rivela solo alla fine, sviluppa questo tema: un capriolo si trova a vivere in un parco accanto a una strada di grande viabilità e, semplicemente con il suo esserci, destabilizza i comportamenti e i discorsi degli uomini; due gemelli vanno a caccia con le loro carabine, oggetti capaci di esprimere il loro punto di vista; il terremoto che ha devastato il nostro Centro Italia racconta come fa il suo dovere, senza preoccuparsi delle rovine e dei cadaveri che semina. Nanni ci costringe – con la forza icastica delle immagini e una prosa fredda che con le figure instaura un andamento ora parallelo ora convergente – a uscire da noi, a cercare una visione dall’alto dove l’inevitabilità del tempo, i moti terrestri, la presenza di uomini, animali e oggetti compongono un mosaico eterogeneo e non riconducibile all’unità. Sembra infatti che la convivenza non si traduca mai in comunicazione, nella capacità di entrare nello sguardo e nelle parole dell’altro, che ognuno sia condannato a vivere solo la propria condizione. Non c’è un tono catastrofista: nonostante il racconto anche della catastrofe, siamo ben lontani dalle atmosfere apocalittiche ora così diffuse da diventare consolatorie. Piuttosto c’è una riflessione lucida che, dietro al tono raziocinante, nasconde un atto d’accusa (atto di Dio?) contro la nostra incapacità di conservare un certo grado di umiltà, di rassegnarci anche noi – come il resto del creato – a stare al nostro posto.

Nonnonbâ, di Shigeru Mizuki
2012, Rizzoli Lizard

Se dopo la lettura di Umwelt sentite già la mancanza di quelle presenze che abitano la natura e vi parlano abolendo le pareti tra il sogno e la veglia, dovreste raggiungere il bosco più vicino ed entrarci dentro. In alternativa, potete leggere NonNonBâ, che Shigeru Mizuki disegnò nella seconda metà degli anni Settanta basandosi sui suoi ricordi d’infanzia. È la storia di un bambino che cresce nel Giappone rurale, dove l’industrializzazione e il militarismo prebellico arrivano come un’eco ancora lontana. La sua formazione è affidata a NonNonBâ, un’anziana vedova vicina di casa, che non solo conosce le storie degli yokai (spiriti, demoni e folletti della tradizione popolare), ma è in grado di vederli e di comunicare con loro. Seguendo lo sguardo del bambino e della vecchia, il realismo si mescola con il fiabesco, il lirismo con la crudezza del quotidiano. Proprio perché nasce da questa attenzione, prima che dall’immaginazione, il fantastico qui è tutt’uno con il realismo e gli yokai sono il proseguimento della famiglia, della strada e della scuola, insomma del mondo, qualcosa che lo spiega e lo completa. Non solo un classico del fumetto, ma un libro da consigliare a tutti.

La galaverna, di Marco Corona
2018, 001 Edizioni

Quanto è lontano il Giappone rurale dalle pendici delle Alpi occidentali? Meno di quanto si potrebbe pensare, e se di Umwelt avete amato l’animismo meraviglioso e crudele della natura, la predilezione per le protagoniste femminili, la tensione irrisolvibile tra il reale e l’onirico, allora le pagine innevate de La Galaverna, ultimo libro di Marco Corona, fanno al caso vostro. Ci sono tre streghe – Valeriana, Gramigna e Domenica – che preparano una pozione nel bosco dove le ha confinate il pregiudizio della gente; c’è un’eroina, Margherita, che attraversa il bosco con un’ascia tra le mani per vendicare il marito e ritrovare il figlio che le streghe le hanno portato via; ci sono storie di esclusione e follia che s’intrecciano l’una con l’altra in una provincia incantata, traboccante di presenze, ma spietata come quella del nostro presente. Per Corona tra l’arcaico e l’attuale non c’è confine, e il suo raccontare ha l’incedere della fiaba e della leggenda, più che quello del romanzo. Così di ogni tema che tocca – la religione, la condizione delle donne, la migrazione… – coglie l’eco e la fa risuonare nel mito, e inventa un tempo e uno spazio assoluti, nei quali possiamo specchiarci. Infine – nella cifra plurale di un autore che ad ogni libro inventa un nuovo stile – ne La Galaverna c’è un tratteggio fitto e ossessivo che dona una strana consistenza ai personaggi come alle cose. Anche qui, come in Igarashi, è prima di tutto il segno che anima il mondo nella sua interezza, che gli infonde la vita e, inevitabilmente, la possibilità della morte.

La voce delle stelle, di Makoto Shinkai e Sahara Mizu
2015, Star Comics

Se ti è piaciuto Umwelt per la sua sottile, ma persistente, riflessione sul tempo allora La voce delle stelle è un altro manga che fa per te. Ma se nella raccolta di racconti di Igarashi il focus è tutto sul cambiamento della percezione del tempo, sul molto grande e molto piccolo, sull’incomunicabilità tra esseri che vivono a diverse velocità, nell’adattamento a fumetti di Sahara Mizu del mediometraggio di Makoto Shinkai la questione è un’altra. Ci sono gli alieni, e Mikako entra a far parte della missione spaziale per andare a studiarli. Noboru, il suo ragazzo, rimane sulla Terra a frequentare il liceo. Ma man mano che la ragazza si allontana, per poi abbandonare il sistema solare, le comunicazioni tra i due si fanno sempre più difficili: la velocità della luce, alla quale viaggiano le onde elettromagnetiche che trasportano le mail tra l’uno e l’altra, è finita, vale a dire impiega un certo tempo per fare avanti e indietro. Così il ritardo tra l’invio di un messaggio e la ricezione della risposta si fa sempre più grande: prima qualche minuto, poi mezz’ora, poi qualche ora, poi anni. Con il tratto delicatissimo di Sahara Mizu e una dolcezza narrativa che, nei suoi lavori seguenti, Makoto Shinkai ha un po’, perso La voce delle stelle racconta le difficoltà di un amore a distanza concentrandosi sulle emozioni e sul sentimento senza incastrarsi in dettagli tecnici senza valore. Il risultato è una storia che sembra vicinissima, viva, capace di catapultare il lettore in una dinamica di coppia e in un malessere solo apparentemente lontani dal nostro mondo.

 

Hotel, di Boichi
2012, Panini Comics

Se invece a piacerti di Umwelt è il suo essere una collezione di racconti brevi, allora non c’è che l’imbarazzo della scelta. Da Hiroaki Samura a Kenji Tsuruta, da Mohiro Kitoh ad Atsushi Kaneko sono tantissimi i mangaka capaci di grandi racconti in pochissime pagine che vengono ormai stabilmente pubblicati in Italia. Ma tra tutti il consiglio cade su un titolo un po’ sottovalutato, forse anche per via del resto della produzione (qualitativamente discutibile) del suo autore: Hotel di Boichi.
Due delle storie di Hotel in particolare sono talmente belle da offuscare tutte le altre. Nella prima, che dà il titolo all’albo, seguiamo le vicende di un robottino il cui scopo è sorvegliare “l’Hotel”, una megastruttura costruita per contenere il dna di tutte le specie viventi e preservarlo di fronte al collasso dell’ecosistema Terra fino a quando l’umanità non tornerà dallo spazio con una nuova casa. Passano gli anni, i secoli, i millenni e gli eoni (ed ecco, nuovamente, la riflessione sul tempo) e questo robottino, tutto solo, osserva e aspetta. Un’attesa snervante e al contempo bellissima, a suo modo eroica. La seconda storia, deliberatamente umoristica, si intitola Tutto questo è stato fatto per il tonno. I cambiamenti climatici hanno portato all’estinzione del tonno. Ma come fare senza quel buonissimo sushi? Così uno scienziato, ossessionato dal pregiato pesce, cerca il modo di riportarne in vita la specie. Questo, tra esperimenti falliti, effetti collaterali e sviste varie, innescherà una reazione a catena che modificherà per sempre il pianeta. Che non è poco.