Emmanuel Guibert e Marc Boutavant | Ariol


Libro del mese | settembre 2018

A distanza di dieci anni dalla prima pubblicazione francese, BeccoGiallo riporta in Italia uno dei più bei fumetti per bambini e ragazzi del nuovo millennio. I primi due volumi di Ariol furono già stampati da Fabbri Editore nel 2009, in un periodo in cui l’attenzione per il graphic novel nel nostro Paese non era quella attuale, e l’esperimento venne interrotto.

Ariol racconta attraverso brevi episodi le vicende quotidiane dell’asinello omonimo e dei suoi amici (il maialino Ramono, la mucca Petula, la mosca Bisbiglia…), tra vita scolastica, pomeriggi di giochi, vacanze, passioni e letture, con un timbro comico e leggero che riesce a ricreare in maniera magistrale il punto di vista dei bambini, sia nel confronto tra pari età che nei riguardi degli adulti.
Lo sguardo degli autori è carico di affetto per i propri personaggi, li segue nelle loro fissazioni e idiosincrasie, sottolineandone la gestualità e riportandone i fulminanti dialoghi, perfettamente aderenti alla logica dell’infanzia. In Francia Ariol prosegue con successo, ed è arrivato ormai al quattordicesimo volume… Speriamo si possa dire lo stesso da noi.

leggi i “5 motivi per leggerlo” su Fumettologica

link e approfondimenti


se ti è piaciuto Ariol leggi anche…

Selezione a cura di Banana Oil


Smile, di Reina Telgemeier
Il castoro, 2015

Se ti è piaciuto Ariol per il modo genuino e mai superficiale in cui rappresenta l’infanzia, allora puoi procedere con l’età successiva e tuffarti nei fumetti di Reina Telgemeier, magari partendo dal suo primo lavoro autobiografico: Smile.
La giovane Reina va alle medie, ha le sue amiche e le prime cotte. Ma si deve mettere l’apparecchio per correggere una malocclusione, e si sa che tra i dodici/tredicenni l’apparecchio porta con sé un qualche (leggero ma non trascurabile) stigma sociale. In più, un piccolo incidente di gioco le fa perdere gli incisivi: si preannuncia una cosa lunga. Tra la vita scolastica che va avanti un po’ come sempre, balli di san Valentino, piccoli scherzi, prese in giro e il bisogno di sentirsi belli e accettati, Reina imparerà a convivere con fili metallici ed elastici in bocca. Il lettore invece verrà riportato a quell’età, rivivendo situazioni attraverso le quali è sicuramente passato (tutti hanno avuto l’apparecchio, o un amico o un familiare che lo portava), e si accorgerà che alla fine il punto non era avere o no l’apparecchio. Era essere alle medie. Smile è una buona lettura per bambini e ragazzi, capace però di confermare (ce ne fosse ancora bisogno) che un buon fumetto per ragazzi è anche un buon fumetto per adulti, che potranno leggerlo ai loro figli oppure sorridere ripensando a quando anche loro erano giovani e insicuri, ma carichi a molla per la vita che stava in quel momento cominciando.

Gli anni difficili, di Max de Radiguès
Banana Oil, 2017

Mi si perdoni l’autoreferenzialità, ma dopo Ariol e Smile, perché non fare un altro passo nel percorso di crescita e immergersi nel fantastico (più o meno) mondo delle superiori?
Gli anni difficili, che si può leggere tutto online su Banana Oil, è in realtà molto più simile ad Ariol che a Smile, nel quale la componente autobiografica è preponderante, anche in termini di struttura: sono tanti episodi che vanno a comporre uno spaccato di vita liceale di un eterogeneo gruppo di personaggi ai quali è impossibile non voler bene. Ma qui siamo in piena adolescenza e quindi tutto è a un volume più alto: le passioni si fanno più viscerali, i problemi più grandi, gli amori più forti e le delusioni più intense.

Max de Radiguès, dall’autore straordinario che è, riesce a rimanere sempre nel seminato, scegliendo di puntare la telecamera sui momenti giusti, con spontaneità e senza cadere nel tranello di una rappresentazione idealizzata (nei suoi lati più tormentati o bucolici). Quindi volano cazzotti, ci si allena con lo skate, si sbircia qualche capezzolo e si fuma di nascosto nel cortile della scuola, ma senza giudicare né sospirare sognanti: se è vero che c’è un certo distacco nello sguardo di chi scrive e di chi legge, questo non fa però l’effetto dell’esibita superiorità e del giudizio dell’adulto sul giovane; al contempo si riesce ad esser vicini e a sentire vive quelle storie e quei personaggi senza scivolare nella poetica del “non siamo mai veramente cresciuti”.

 

Peanuts, di Charles M. Schulz
Panini Comics, 2013-in corso,

Se ti è piaciuto Ariol per la sua rappresentazione dell’infanzia ma anche per la struttura con cui sceglie di raccontarla – una struttura che richiama, nella sua frammentazione, la lunga tradizione fumettistica delle strisce – allora non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Dall’amicizia (un po’ psicotica?) di Calvin & Hobbes all’umorismo caustico di Mafalda alla goffaggine brufolosa di Zits. Ma, per il suo essere uno spaccato (alle volte un po’ parafrasato) dell’infanzia, per il suo sottile esistenzialismo, ma anche per la sua anima talvolta fantastica, il consiglio non può che ricadere sui Peanuts di Charles Schulz. Va bene qualsiasi annata (forse a eccezione delle prime strisce degli anni ’50, nelle quali i personaggi sono molto diversi da quelli passati poi alla storia) e qualsiasi edizione (librini o libroni di Baldini e Castoldi, riedizioni annuali di Panini o anche la pubblicazione sull’attuale linus). Le avventure di Charlie Brown e compagni sono imperdibili, forse è addirittura superfluo ribadirlo: divertenti, genuine, mai superficiali, capaci tanto di ancorarsi alla realtà guardandola un po’ di sbieco, con fare divertito, quanto di trascinare il lettore nelle fantasie battagliere di Snoopy o nelle sue velleità da scrittore.

Quello dei Peanuts è un mondo bellissimo, a tratti un po’ triste, nel quale i personaggi adulti sono banditi e relegati al più a voci fuori campo: i protagonisti sono sempre e solo i bambini (più Snoopy e Woodstock) anche se dal loro universo giornaliero traspaiono spesso una riflessività e un esistenzialismo espressi con le parole dell’infanzia ma che ammiccano al lettore cresciuto. Un mondo da esplorare poco alla volta, da tenere sul comodino per tornare, di volta in volta, un po’ bambini.

La guerra di Alan, di Emmanuel Guibert
Coconino Press – Fandango, 2017

Uscendo dall’infanzia, se ti è piaciuto Ariol leggi uno degli altri fumetti di Emmanuel Guibert, completamente diversi. Per esempio La guerra di Alan, memoir bellico nato dall’amicizia e dalle lunghe chiacchierate tra il fumettista e il soldato americano Alan Ingram Cope, che racconta la sua avventura nell’Europa della Seconda Guerra Mondiale.

Siamo ben lontani dall’estetizzazione, spesso propagandistica, del conflitto, ma anche da una certa nostalgia esibita con la quale si può riguardare a eventi, anche tragici, del passato: quella di Alan è una guerra strana, fatta più di incontri, di musica, di marachelle e di esperienze di vita che di spari, esplosioni e morte. Forse è stato semplicemente fortunato, trovandosi in scenari comunque bellici, ma di relativa tranquillità. O più probabilmente è il lato umano, le amicizie e gli amori, la progressiva comprensione di sé, ad essere preponderante nelle memorie di Alan. Non è un caso se un terzo dell’opera è dedicato agli anni successivi alla guerra, quando Alan deve trovare la propria strada in un mondo post conflitto e riallacciare (o perdere) i rapporti con le tante vite che hanno toccato la sua nel lungo periodo dall’addestramento al congedo.

Ne esce un racconto personalissimo che, anche solo per il suo essere così diverso dal ritratto della guerra radicato nell’immaginario collettivo, merita di essere letto. Non tanto per “aggiustare” il tiro e correggere l’immagine che ognuno di noi ha in mente della Seconda Guerra Mondiale, ma perché attraverso il racconto di un’esperienza così personale si esce arricchiti, come da ogni incontro. Il fatto poi che Guibert riesca a passare, con tanta maestria e senza mai sembrare fuori posto, dalla rappresentazione dell’infanzia al memoir bellico è eccezionale di per sé.

 

La guardia dei topi, di David Petersen
Panini Comics, 3 voll., 2015

Infine, se ti è piaciuto Ariol perché ti piacciono gli animali antropomorfi allora leggi anche… Be’, tantissime altre cose (animali antropomorfi e pupazzettismo, declinati in mille modi diversi, non sono rari nel fumetto), magari cominciando da La guardia dei topi.

Lasciamo però le aule scolastiche e spostiamoci in un medioevo fantastico i cui protagonisti sono i piccoli roditori, umanizzati ma neanche troppo. È come guardare un mondo piccolo con la lente d’ingrandimento: qui gufi e altri medi predatori sono minacce capitali, una radice fuori posto è un ostacolo pericolosissimo, la guerra contro le donnole è storia antica (ma lo sarà davvero?), brevi distanze diventano viaggi di diversi giorni e l’inverno è dietro l’angolo. Quello dei topi è un mondo in costante pericolo, così la loro società è sparpagliata in isolate città ben nascoste e ben difese, ma per mantenere sicuro il viaggio tra l’una e l’altra e in vita i rapporti tra queste comunità, i topi più coraggiosi hanno fondato la Guardia d’Onore, una sorta di esercitino di scout, protagonisti della nostra avventura.
David Petersen dipinge un universo meraviglioso, pieno d’azione ma anche di quella nostalgia per mondi che non sono mai esistiti che forse solo il miglior fantasy sa regalare: il modo in cui l’autore piazza sulla pagina quel dettaglio di un sottoscala, o quella taverna, o quella casa sulla spiaggia ha un qualcosa di magico che ti resta dentro.

E poi c’è l’eroismo di questi esserini bistrattati. Un eroismo genuino, quasi naïve, che non è forza, non sono imprese planetarie o grandi macchinazioni da sventare: sono le piccole cose, il coraggio di affrontare minacce e mondi sconfinati, anche (e soprattutto) a scapito della propria minuzia, di fare la differenza una briciola alla volta.