Ed Piskor, Hip Hop Family Tree, Panini 9L, 2016/18 (4 volumi)


BBB Consiglia | Luglio 2018

Al giorno d’oggi il rap è forse il più influente tra i generi musicali, pur essendo tra gli ultimi a essersi affermato. Nato a New York nella seconda metà degli anni Settanta, ha ormai un impatto globale, tanto che ogni nazione ha la propria scena e i propri artisti di riferimento. Non c’è dubbio però che gli Stati Uniti rivestano ancora un ruolo predominante nella diffusione di tutta la cultura hip hop, di cui il rap rappresenta appunto l’aspetto musicale. Ed Piskor indaga, con approccio tanto enciclopedico quanto ludico, le origini di questa cultura, ricostruendo le storie dei suoi fondatori e di tutti gli artisti che via via si sono affacciati alla ribalta. Siamo in presenza di un ambizioso fumetto dal taglio storico-saggistico, articolato in annate e tuttora in corso, assolutamente New York-centrico, che cerca di compilare un albero genealogico il più possibile completo, intrecciando in maniera divertita le vicende umane e professionali di un piccolo esercito di inconsapevoli pionieri della musica (spesso un po’ disadattati o al contrario consumati dalla brama di successo).

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Selezione a cura di Banana Oil


La vera storia dell’Hip Hop, di Dr. Pira
Rizzoli Lizard, 2017

Se ti è piaciuto Hip Hop Family Tree perché di hip hop e di storie vere non ne hai mai abbastanza, allora non puoi perderti La vera storia dell’Hip Hop del Dottor Pira.
E se l’Hip hop fosse un dono degli alieni? Una via posta a preparare l’umanità all’arrivo di una benevola civiltà extraterrestre? Sembra umorismo (e nei toni lo è), ma in realtà tutto si basa su fonti reali: vero è l’interesse di molti grandi dell’hip hop per le civiltà extraterrestri, serissimo il modo in cui l’hip hop viene presentato come una forma di processo di crescita interiore, oltre che sociale.
Pira fa sul serio e gioca allo stesso tempo, proponendo una saggistica narrativa che ha molto a che spartire sia con il manualismo (tutto è documentato, c’è molto testo e tante immagini, e anche un po’ di fumetto) che con l’approccio che accosta fiction e argomentazione di Chester Brown.
C’è la storia, ma soprattutto c’è qualcosa da dimostrare, idee da esporre. E lo stile sghembo di Pira, assimilato l’immaginario Hip hop di che intende esplorare, è un veicolo perfetto per farlo.

Beck, di Harold Sakuishi
Dynit, 2000-2008 (34 volumi)

Se invece ti è piaciuto Hip Hop Family Tree perché ti piace qualunque cosa parli di musica, ma ora vorresti più un romanzo che un libro di storia, allora Beck di Harold Sakuishi è il manga che fa per te.
Nei (molti) volumi che compongono questa serie seguiamo le vicende di Koyuki, ragazzino affascinato dall’idea di entrare in una band. O, per dirla alla giapponese, ragazzino con un sogno! Comincia a strimpellare la chitarra, salta fuori che ha una voce incredibile, e finisce in uno strambo ma formidabile gruppo a metà tra Rage against the machine, Pearl Jam e Red hot chili peppers. Da qui, dai primi concerti, ci affezioneremo ai cinque musicisti e al loro sogno, li seguiremo in tour dalle bettole ai primi festival estivi, li vedremo affrontare produttori corrotti e malavitosi vari, fino al finale coi fiocchi.
Si potrebbe dire che Beck sia un manga shonen come tanti altri: segui i tuoi sogni e conquista il mondo. E in parte è forse vero. Ma la musica è talmente protagonista, e rappresentata in modo talmente efficace, da far fare all’opera di Harold Sakuishi il salto di qualità: le sequenze che narrano le esibizioni dal vivo del gruppo sono non meno che fenomenali. Nessun altro fumetto ti fa sentire dentro un concerto, con la pelle d’oca e l’accendino alzato al cielo, come Beck.

Cosmicomic: gli uomini che scoprirono il Big Bang, di Amedeo Balbi e Rossano Piccioni
Codice Edizioni, 2013

Infine, può essere che ti sia piaciuto Hip Hop FamilyTtree non tanto per quello che racconta, ma per come lo racconta, per il suo essere un documentario a fumetti. Se quello che cerchi dalla lettura di un fumetto è imparare qualcosa, ed in questo il lavoro di Piskor non può che averti soddisfatto appieno, allora prova anche Cosmicomic, di Balbi e Piccioni.
Amedeo Balbi è un divulgatore scientifico (oltre che un astrofisico, ma in questa sede ci interessa meno quest’aspetto), e ormai da qualche tempo sta cercando di superare quel modello di comunicazione della scienza “alla SuperQuark” tanto radicato nel nostro Paese. In Cosmicomic ci racconta la storia degli uomini che, quasi per caso, scoprirono la radiazione cosmica di fondo e di lì il Big Bang.
L’intuizione alla base di Cosmicomic è la stessa di Hip Hop Family Tree: non si racconta la scienza (o la musica) senza raccontare la storia delle persone che fanno la scienza (o che compongono la musica). Le scoperte non cadono dal cielo, sono frutto del lavoro, della genialità, della fortuna e di mille altre cose, tutte che vengono dagli esseri umani.
L’altro aspetto interessante di Cosmicomic sono i suoi disegni, di un Rossano Piccioni quasi irriconoscibile. Lontano anni luce dal tratto aggressivo di The cannibal family, qui Piccioni mostra un segno alla Ruppert e Mulot che ben si presta ad accompagnare il didascalismo leggero della cronistoria della nascita della cosmologia moderna.

La saga di Fenice Nera, di Chris Claremont e John Byrne
Panini Comics, 2018

Ma magari ti è piaciuto Hip Hop Family Tree proprio per il suo gusto estetico vintage, e ora che Ed Piskor sta facendo sostanzialmente la stessa operazione ma con gli X-men al posto delle star dell’hip hop non stai più nella pelle. Allora dovresti di certi leggere qualcuna delle storie classiche dei mutanti. E La saga di fenice nera di Claremont e Byrne è senza fallo un must read.
Dal punto di vista visivo Byrne (e molti altri con lui) è un mostro sacro. Ai giovani non piace perché lo trovano poco esaltante, ma noi lasciamoli dire. Narrativamente, invece, la gestione di Chris Claremont delle vicende mutanti è probabilmente il punto più alto che Ciclope e compagni abbiano toccato nella loro lunga vita: trame lunghe e intricate, quella sensazione di star assistendo alla complessa vita, anche quotidiana, degli eroi di cui di solito si vedono solo le mazzate, momenti di gran pathos e drammaticità e soprattutto storie belle, che sarebbero rimaste nella storia per sempre.
E di questa gestione, La saga di Fenice Nera è l’apice, un punto fisso nella cosmologia mutante che ne rimarrà, da qui in poi, indelebilmente segnata. È impossibile leggere le storie odierne degli X-men senza aver in mente gli eventi narrati in questa drammatica saga, che è anche un buon punto di partenza per prepararsi all’ormai imminente X-men grand design di Piskor.

Horses, di Nicolò Pellizzon
Canicola Edizioni, 2016

Rimanendo in tema musicale, ma parlando di fumetti in cui la musica non è protagonista ma una sorta di onnipresente comprimario, se vuoi vedere una faccia differente di New York, spostandoti dal Bronx di Hip Hop Family Tree, allora potresti leggere Horses di Nicolò Pellizzon.
Due giovani in fuga perenne da inseguitori ignoti in un mondo crepuscolare dove i volti si deformano per diventare maschere grottesche. L’onirismo esoterico del miglior Pellizzon, qui declinato in una deliziosa bicromia sui toni del rosa, sembra trovare in Horses la quadratura bilanciando atmosfera e narrazione, allucinazione estatica e ritmo.
Il riferimento musicale, fin dal titolo, è a Patti Smith e all’omonimo disco, che i due protagonisti ascoltano ininterrottamente e che fa da colonna sonora alla loro avventura nella città sospesa nella luce radente. E se Hip Hop Family Tree è la ricostruzione storiografica, quasi archivistica, della nascita di un genere, Horses è la parafrasi poetica della vita di due artisti, Patti Smith e Robert Mapplethorpe, una narrazione tesa a ricreare sensazioni ed emozioni.