Francesco Cattani, Luna del mattino, Coconino Press - Fandango 2017


Libro del mese | Marzo 2018

Siamo in una non meglio precisata periferia del nord Italia, e ci si prepara al Natale in maniche corte. Il clima è fuori controllo, ma la vita continua come sempre, tra precarietà e lavori alienanti, le famiglie disgregate, la scuola, la tensione latente, l’incertezza, la frustrazione e la solitudine. Tutto, escluso l’epilogo, avviene in ventiquattro ore, nel corso delle quali cinque personaggi fanno i conti con loro stessi e con il loro modo di stare con gli altri. Tra questi c’è Tommi, il più giovane, che nella torrida giornata invernale vive il suo traumatico, accelerato romanzo di formazione. Francesco Cattani, per anni assente dal fumetto, costruisce un’epica nuova a partire dal quotidiano aspro e conflittuale della provincia italiana. Più che ai singoli personaggi, è attento alle loro relazioni. E mentre si tiene alla larga da ogni tentazione consolatoria, gli basta disegnare il gesto di prestare una giacca – nel momento in cui, improvviso, arriva l’inverno – per evocare la possibilità di un contatto umano, il fantasma di una famiglia. Originale anche nell’uso minimale della distopia – quanto basta per provocare uno scarto nell’attenzione e quindi puntare al cuore delle cose –, Luna del mattino porta nel fumetto uno sguardo che mancava, complesso, diretto, quantomai necessario.

link e approfondimenti


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Selezione a cura di Banana Oil


Barcazza, di Francesco Cattani
Canicola, 2010

Sembra una mossa un po’ scontata quella di dire “se ti è piaciuto l’ultimo libro del tal autore, allora leggi anche il precedente”. E lo sarebbe per qualunque autore a parte Francesco Cattani.

Barcazza esce in volume nel 2010 per Canicola, dopo una prima apparizione con l’etichetta indipendente ernest, (cofondata da Cattani stesso). È una storia molto diversa da Luna del mattino: qui il tempo, quasi sospeso, pare venir rallentato e dilatato all’infinito dalla calura estiva e tutto è bianco e soleggiato. Nelle pagine che dipingono vari momenti di una giornata vacanziera fatta di tuffi, gommone e ozio, seguiamo mai da troppo vicino una famiglia apparentemente normale. Ma non ci entriamo mai veramente in contatto, non diventeranno nostri amici: siamo spettatori di uno spaccato di vita che, tra il non detto, l’urlato affannosamente e l’appena accennato, ci è concesso di capire solo fino a un certo punto.

Nonostante la successiva evidente evoluzione stilistica qui c’è già tutto il Cattani che conosciamo: pulitissimo, preciso nella costruzione della tavola e nella gestione del ritmo, perfetto nel creare atmosfere.

Se frequentate i circolini giusti avrete spesso sentito dire che l’attesa per il secondo libro di Cattani è stata lunga (e in effetti 7 anni non son pochi). Leggere Luna del mattino vi farà capire che ne è valsa la pena. Ripescare Barcazza vi farà intuire quanto sia stata dolorosa.

La terra dei figli, di Gipi
Coconino Press – Fandango, 2016

Se avete apprezzato Luna del mattino per il ritmo magistrale con il quale la vicenda viene presentata al lettore, incalzando sempre ma dando il giusto spazio ai momenti in cui si tira il fiato, allora dovreste leggere anche La terra dei figli di Gipi.
In una terra desolata, nella quale l’uomo non vive ma sopravvive e dove ogni barlume di bellezza, di dolcezza, forse anche d’amore, pare essere stato strappato via dall’esistenza, due ragazzi intraprendono il più classico dei viaggi di formazione e, tra allegorie e allusioni al mondo moderno e brutture da società post-radioattiva, perdono molto e guadagnano altrettanto, diventando un po’ più adulti.
Tuttavia tra le (tantissime, ma mai troppe) buone ragioni per leggere l’ultima fatica di Gipi, il ritmo è certamente una delle più interessanti. La terra dei figli è raccontato senza ellissi: ogni azione è una vignetta e ogni momento è rappresentato, senza salti né voci fuori campo a far correre la storia più velocemente (o più lentamente) della realtà. Il risultato è, come per Luna del mattino, un libro che incalza il lettore, con un senso e un gusto per il ritmo che tengono incollati alle pagine.

Watersnakes, di Tony Sandoval
Tunué, 2014

Se invece avete apprezzato Luna del mattino per le sue sequenze oniriche, che qua e là si fanno spazio nel caldo inverno e nelle vicende altrimenti eccezionalmente materiali del libro, allora potreste andare all-in e leggere Watersnakes di Tony Sandoval.
Come spesso accade nelle opere del fumettista messicano, anche qui quotidianità sonnolente e vite ordinarie si tingono di mistero, di sogni che sbordano nella realtà, di metafore che rendono sfocato il confine con la fantasia. Ma alla fine Watersnakes non è altro che un viaggio di formazione alla ricerca del proprio ruolo e verso l’accettazione della propria unicità. Insomma, un viaggio attraverso l’adolescenza. E, soprattutto, è un viaggio splendido a vedersi, nel quale Sandoval riversa tutta la sua potenza visiva e il suo gusto per un character design lezioso ma mai sporcaccione. Tony Sandoval è un ottimo narratore, e qui ne dà ampia prova. La sequenza sulla morte dell’estate, che apre il secondo capitolo, è tra gli esempi più alti (e ingiustamente dimenticati) di poesia a fumetti che si siano visti negli ultimi tempi, e da sola è un valore aggiunto sufficiente a giustificare tutto l’interesse possibile per il volume.

 

L’estate scorsa, di Paolo Cattaneo
Canicola, 2015

Ma se viceversa vi è piaciuto Luna del mattino per la sua quotidianità molto reale, fatta di ragazzini veri che vivono vite vere, allora non potete non leggere L’estate scorsa di Paolo Cattaneo.

Pochi fumettisti riescono a dipingere l’adolescenza con la stessa brufolosa precisione di Cattaneo, capace al contempo di rievocare l’energia onnidirezionale di quell’età ma anche tutta la sua incertezza intrinseca. I protagonisti di questo fumetto sono tutti quindicenni, in quell’epoca ormai dimenticata nella quale ancora i telefonini avevano i tasti, e condividono una piccola e tragica avventura estiva. Timori, spavalderia, desiderio e sentimenti più o meno nascosti si fanno strada tra loro in un racconto onesto, sfacciato ma non spaccone, permeato da tutta la materica sporcizia che solo le migliori rappresentazioni della realtà sanno dare, rimanendo comunque a loro modo limpide.

 

Una sorella, di Bastien Vivès
Bao Publishing, 2018

Se Luna del mattino, con tutto quel caldo invernale irreale, vi ha fatto guardare fuori dalla finestra e desiderare la calura estiva, e se i suoi personaggi vi hanno fatto un po’ tornare a un’età diversa, dove ci si innamora ma si ha anche voglia di scopare e dove tutto sembra un’avventura (e magari lo è), allora leggete anche Una sorella, l’ultimo libro di Bastien Vivès pubblicato in Italia.
Una vacanza estiva in famiglia, due fratelli a caccia di granchi sulla spiaggia disegnano Pokémon su un quaderno litigandosi un piccolo gruzzoletto trovato per terra. È allora che si aggiunge “l’elemento disturbante”: un’amica di famiglia con la figlia sedicenne Helene. È un po’ più grande di Antoine, il protagonista tredicenne, ma quella è un’età di passaggio, in cui i confini sono un po’ sfumati e stanno venendo giù, assieme a tutte le voglie e le insicurezze del caso.
Bastien Vivès è tra gli autori a più alta dose di piacioneria dell’attuale mercato francese e questo libro non fa eccezione: c’è tutto quello che il lettore con un po’ di malizia spera di trovarci, e anche qualcosina in più. E straordinariamente risulta tutto molto leggero e, appunto, piacevole, ma fatto con molto gusto. Senza mai scadere eccessivamente nel già visto già sentito Vivès usa a proprio vantaggio la confortevolezza di una storia che un po’ già sai dove andrà a parare per costruire una vicenda comunque credibile e con un finale azzeccato e, a suo modo, pure abbastanza forte. Ché saper fare le piacionate con gusto non è cosa da tutti.