Jim Woodring, Il congresso degli animali, Coconino Press/Fandango, 2017
Libro del mese | Ottobre 2017
Frank è un buffo animale antropomorfo, creato da Jim Woodring negli anni Novanta, che vive in un universo dominato da imperscrutabili leggi naturali chiamato Unifactor. Per quanto al personaggio siano state dedicate negli anni numerose storie brevi, Il congresso degli animali è il primo graphic novel a presentare un’avventura completa e indipendente nella quale Frank è costretto ad abbandonare la propria casa e a esplorare una sorta di terra allucinante e desolata, popolata da esseri inquietanti e fantastici. Non si può dire nulla di più sulla trama, a meno di non descrivere il succedersi degli eventi tavola dopo tavola: la catena di avvenimenti si snoda senza sosta, in un percorso circolare incessantemente dinamico, dominato da azioni e reazioni logiche e coerenti, all’interno però di un contesto onirico e allucinatorio. Non c’è una sola parola in tutto il fumetto, ma anche una sola parola sarebbe di troppo: il potere evocativo delle immagini generate dal tratto vibrante di Woodring prorompe in tutta la sua lisergica forza in ogni vignetta, lasciando che pensieri ed emozioni dei personaggi trapelino direttamente dal loro corpo.
link e approfondimenti
- Il suo sito
- Il suo blog
- Recensione de “Il congresso degli animali” su The Comics Journal
- Trailer del documentario su di lui
- Come disegnare “Frank”, tutorial dell’autore
- Woodring disegna con un pennino gigante
- Intervista su The Believer
- Intervista su The Comics Journal
- Intervista su The Guardian
se ti è piaciuto Il congresso degli animali leggi anche…
Selezione a cura di Banana Oil
Safari Honeymoon, di Jesse Jacobs
Eris Edizioni, 2015
Se ad avervi colpito de Il congresso degli animali è stato il suo immaginario allucinatorio e i suoi animaletti buffi, non potete farvi scappare le altrettanto lisergiche opere del canadese Jesse Jacobs.
In Safari Honeymoon seguiamo una coppia di novelli sposi durante il loro viaggio di nozze in una giungla aliena e mortale, ma al contempo magnetica e affascinante. Accompagnati da una guida esperta, capace di tenere i due lontano da morte certa (e preparando nel frattempo gustose pietanze locali: è pur sempre un viaggio di piacere), i nostri turisti si avventureranno in un mondo folle, popolato da creature impossibili da definire.
Jesse Jacobs ci racconta tutto ciò in un’acida bicromia nei toni del verde, il suo tratto preciso ma morbido descrive mondi lontani dove geometrie in trip da stupefacenti si scontrano dando vita a un caos strutturato brulicante di vite assurde.
Gatto Mondadory e il telefonino fatato, di Dr. Pira
Grrrz, 2011
Se invece avete apprezzato Il congresso degli animali per la potenza del suo tratto, vicino stilisticamente all’incisione, potreste ritrovare quel gusto anche nei deliranti fumetti del Dr. Pira e, in particolare, nella trilogia di Gatto Mondadory.
In questa sbilenca epopea, Pira racconta le vicende di un eroe riluttante e opportunista, e lo fa con una sintesi stilistica che ha dell’incredibile. Spesso si sente dire che il nostro “disegna come un bambino”. Raramente si sentono cose più insensate: i disegni del Dr. Pira sottintendono una consapevolezza, sia estetica che di linguaggio, che altro che bambini!
In questo racconto d’ampio respiro Pira sembra lasciar andare la sceneggiatura a briglia sciolta. In realtà non è vero. Come il disegno è ben più ricercato di quanto potrebbe apparire, anche narrativamente c’è una gran consapevolezza degli stilemi classici legati al viaggio dell’eroe, ma rimpastati in un fascinoso nonsense. Il risultato è un’avventura assurda, beffarda, a tratti surreale e sardonica.
Match, di Grégory Panaccione
Renoir Comics, 2015
Match è un fumetto completamente muto che racconta l’improbabile partita di tennis tra un giocatore professionista e un protagonista che pare esser finito lì per caso. Punto dopo punto, rappresentando ogni scambio senza ellissi, Panaccione mantiene alto il ritmo riuscendo a non annoiare mai e anzi a divertire il lettore coinvolgendolo con una comicità che non scade nel ridicolo.
Sembra un fumetto completamente differente dal Congresso degli animali, ma si percepisce una risonanza che va al di là della mera assenza delle parole, soprattutto nelle sezioni più facete dell’opera di Woodring. Narrare senza dialoghi delega tutto alle espressioni facciali e alla teatralità dei movimenti in un gusto che, in entrambi i casi, ricorda gli esordi dell’animazione muta.
Plutonium, di Gabriel Delmas
Hollow Press, 2016
Rimanendo su fumetti muti sarebbe imperdonabile non citare almeno un albo dell’etichetta underground Hollow Press. In particolar modo mi sembra quantomeno doveroso considerare la produzione del francese Gabriel Delmas, che sulla narrazione senza parole basa tutta la sua poetica: dal breve Fobo al titanico Largemouths, passando per il lisergico e ancestrale Xuuwwu. Ma su tutti il consiglio ricade su Plutonium, un brevissimo picture book lirico e grottesco allo stesso tempo.
Plutonium è l’opera di Delams che più si avvicina al concetto di breve componimento poetico. Senza consequenzialità negli eventi dipinti, ma comunque infuso della poetica del viaggio, il lettore viene trascinato in uno strano mondo micotico esplorato da una buffa e tragica creaturina. Se in Woodring la componente narrativa era comunque molto forte, qui l’intento è più quello di ricreare lo spaccato emozionale di un mondo alieno, nel quale perdersi tra visioni febbrili attraversate da animaletti sempre più strani.
Krazy Kat 1933-34, di George Herriman
Nova Express, 2013
E per finire in bellezza, se avete apprezzato Il congresso degli animali potreste voler avventurarvi nel passato per scoprire la nascita di questo tipo di narrazione: pupazzettosa, sardonica, dolceamara. E arrivereste di certo a Krazy Kat, la striscia giornaliera e domenicale pubblicata da George Herriman, a partire dal 1913, per oltre trent’anni.
Krazy è un gatto (o una gatta?), perdutamente innamorato del topo Ignatz. Ignatz lo odia e non può fare a meno di scrollarselo di dosso prendendolo a mattonate. Ma l’amore di Krazy è così profondo, ammirato e inamovibile, che il povero gatto è felice dei mattoni che l’amato gli lancia costantemente in testa: se non amore, almeno attenzione.
Sono strisce di lunghezza compresa tra le 3 e le 6 vignette di una bellezza e un umorismo grezzi, primordiali, completamente irresistibili. Oscillando continuamente tra poesia e ilarità, tra dolcezza e genuina cattiveria, tra la battuta e la riflessione linguistica, le vicende del gatto innamorato dell’odiante topo sono una pietra miliare imprescindibile.