Squaz, “L’eredità”: dalla cucina alla società

Squaz, “L’eredità”: dalla cucina alla società

Squaz, nome d’arte di Pasquale Todisco, è un fumettista e illustratore che ha alle spalle collaborazioni con riviste come «Linus»[1], «Internazionale»[2], «Rolling Stone» e «XL», oltre ad avere pubblicato libri a fumetti con Fernandel (Pandemonio su testi di Gianluca Morozzi, 2006), Edizioni BD (Le cinque fasi, realizzato assieme ad Akab, Tiziano Angri, Ausonia, Alberto Ponticelli e Officina Infernale, 2011), Grrrzetic e altri editori. L’eredità, un libro che nasce da un’originale fusione fra fumetto e ricettario di cucina, è la terza opera realizzata da Squaz per la casa editrice di Silvana Ghersetti (un tempo Grrrzetic, ora rifondata con il nome di Grrrz Comic Art Books) dopo Minus Habens (2009) e Dimmi la verità (2010).

Protagonista del fumetto è un meridionale trapiantato nel nord Italia che accorre al capezzale della madre malata. L’eredità che lo attende, tramandatagli dalla madre ancora in vita (e ben più vispa di quanto gli avevano fatto credere i famigliari, che quando lo avevano informato a proposito delle sue precarie condizioni di salute l’avevano data quasi per spacciata), è composta da una serie di ricette culinarie che la donna ha intenzione di dettare al figlio. Il fumetto è incentrato proprio sul rapporto fra madre e figlio, sul quale aleggiano i problemi che nascono dalla separazione forzata provocata dall’emigrazione.

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L’opera è costituita da un lungo fumetto all’interno del quale sono collocati alcuni gruppi di ricette (suddivise in antipasti, primi piatti, secondi & contorni e così via). Pur essendoci dei naturali stacchi nei punti del libro in cui si verificano i passaggi dal fumetto al ricettario, le ricette non sono dei corpi estranei rispetto alla storia per due motivi: innanzitutto, come già detto, si tratta delle ricette dettate dalla madre al figlio; e in secondo luogo l’autore ha cura di sottolineare con enfasi il passaggio dal fumetto al ricettario, rendendo così armoniosa la compresenza di entrambi.

Una peculiarità del fumetto è la presenza di molti riferimenti ai problemi della società contemporanea e ai cambiamenti a cui essa va incontro.

È interessante citare la contrapposizione fra la fede religiosa della madre, una donna all’antica devota a Fortunata Evolo detta Natuzza (mistica calabrese scomparsa nel 2009 che nel corso della sua vita ebbe apparizioni di Gesù, della Madonna, degli angeli e di persone defunte e ricevette le stigmate), e lo scetticismo del figlio, smaliziato e poco incline a dare retta alle credenze popolari.

Inoltre hanno un peso enorme all’interno dell’opera i problemi economici del protagonista, che deve del denaro a un usuraio e spera di essere aiutato dalla famiglia. Il personaggio è un giovane adulto contemporaneo che, allo stesso modo di tante altre persone della sua generazione, non riesce a raggiungere una vera indipendenza economica che gli permetta di fare a meno dell’appoggio della famiglia.

Un altro riferimento alla società contemporanea riguarda le discussioni di politica sui social network. Nella casa materna ci sono alcuni oggetti come una statuina della Madonna, un telefonino, uno scrigno e una radiosveglia che chiacchierano tra di loro, non sentiti dagli esseri umani. Il telefonino è un contestatore dei grillini e dei cospirazionisti da Facebook, mentre la radiosveglia grillina esclama « Sveglia! » e segna le ore 11:11 (su Facebook i grillini vengono derisi per l’utilizzo eccessivo dell’esclamazione “Sveglia!” accompagnata da innumerevoli punti esclamativi intervallati da numeri uno).

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Una particolarità del fumetto è il fatto che tutti i membri della famiglia indossano delle maschere. La madre e il protagonista portano una maschera nera da Pulcinella, mentre il fratello e la sorella del protagonista hanno delle maschere bianche che coprono interamente i volti.

Non sono sicuro di quale sia l’interpretazione corretta da dare alla presenza delle maschere. È possibile che le maschere servano ad annullare la singolarità dei personaggi. Privi di volto, i personaggi smettono di essere “quei particolari personaggi” e diventano delle figure generiche che rappresentano un’intera categoria (come detto sopra, i molti immigrati che si riconoscono nella situazione famigliare descritta nel fumetto). A questo proposito si può notare che nel fumetto non viene mai detto il nome del protagonista (in un’occasione la madre lo chiama con il soprannome), rendendolo così una persona che potrebbe essere chiunque.

Le maschere potrebbero rappresentare anche la parte in cui entrano i quattro personaggi quando hanno a che fare gli uni con gli altri all’interno della famiglia. Bisogna infatti precisare che non tutti i personaggi del fumetto indossano la maschera (per esempio la moglie del protagonista è senza maschera). La maschera potrebbe simboleggiare un regresso dalla personalità maturata in modo autonomo nella vita al di fuori della famiglia al cliché che gli altri famigliari si aspettano gli uni dagli altri.

La terza spiegazione, probabilmente quella corretta, è che i personaggi siano in maschera perché “recitano” la commedia dell’arte in un fumetto marcatamente ironico e grottesco.

squaz eredità 8Proprio l’ironia che sconfina nel grottesco, utilizzata con intelligenza e tatto dall’autore, è la peculiarità de L’eredità. È un’ironia che non ha mai lo scopo di svilire (che non dà mai l’impressione di sconfinare nel sarcasmo, o anche solo di avvicinarvisi), bensì di coprire con un velo (e quindi esorcizzare) situazioni dal potenziale drammatico dirompente. Coprire con un velo non significa nascondere, dal momento che quello stesso velo può essere facilmente scostato per comprendere la drammaticità di una storia raccontata con il tono della commedia. Del resto nel leggere l’epilogo del fumetto si sorride (senza cattiveria) nonostante il protagonista ritorni al Nord dove lo attende un usuraio che vuole spezzargli le gambe.

[1] Q(u)asi umani (http://hotel-tarantula.blogspot.it/search/label/Q%28u%29ASI%20UMANI) e alcuni fumetti scritti da Ivan Tresoldi (https://www.facebook.com/media/set/?set=a.294578743919655.75369.197306990313498&type=3).

[2] Alcune Cartoline (http://hotel-tarantula.blogspot.it/search/label/INTERNAZIONALE).

 

AL FESTIVAL

Domenica 23 Novembre

L’EREDITÀ
INCONTRO
MERCATO DI MEZZO
con SQUAZ
interviene l’editore

1 Comment

  1. mario · 27 febbraio 2015

    Questa graphic novel e’ molto bella,l’autore secondo me vuole mettere in evidenza le contraddizioni di una cultura, quella meridionale in cui esiste una forte componente religiosa e superstiziosa e dove
    spesso la cultura e’ fatta di luoghi comuni,di incapacita’ ad adattarsi ad un mondo che si rinnova,una cultura popolare intrisa di condizionamenti e che nasconde in profondita’ un grosso vuoto esistenziale causato dalle mille problematiche economiche,culturali e dalla mancanza di un maturo confronto con le altre realta’ culturali esterne; Da qui credo scaturisca la tendenza figlia di un atteggiamento difensivo di arroccarsi dietro delle maschere,di aver paura del cambiamento e di voler imporre delle ricette esistenziali anche alle generazioni piu’ nuove; La donna protagonista con la maschera probabilmente e’ il simbolo di questa tendenza a volersi creare un “ruolo” di madre dispensatrice di consigli eterni,di saggezza ereditata dalla famiglia e dal proprio paese di nascita; credo che l’autore utilizzi la maschera proprio per sottolineare questo sottile istrionismo che soggiace in queste persone, che vivono sulla scia del sentito dire e del luogo comune; La figura di Natuzza Evolo invece secondo me incarna la saggezza vera,l’autenticita’,la fede vera vissuta sulla propria pelle e non quella “ereditata” da qualcuno;non a caso e’ senza maschera per sottolineare il suo essere autentica e di non recitare una parte, una donna conosciuta in tutto il mondo per il suo grande spessore umano ,una donna vera che ha messo realmente la sua vita al servizio dei bisognosi e il cui profondo senso di solidarieta’ umana e’ indiscutibile .

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