“L’eredità”: Squaz, questioni di sangue e sugo
Come le vecchie edizioni dei libri di ricette che stazionavano sugli scaffali delle cucine anni ’70, “L’eredità” è un bel cartonato color fuoco fornelli e rosso amatriciano. Con un titolo da soap che preannuncia il tono melodrammatico, il libro di Squaz che GRRRz Comic Art Book presenterà domenica 23 con un evento ad hoc al mercato di Bologna durante il BilBolBul, è un pizzico di peperoncino nel già ben assortito catalogo della coppia di editori genovesi Ghersetti-Benei, che si distingue nel mercato editoriale della graphic novel e del libro illustrato per la ricercatezza della veste grafica e cartotecnica.
La storia de “L’eredità” corre all’inizio su un filo telefonico. Una madre anziana in una città del sud richiama al capezzale il proprio figlio che abita e lavora al nord. Tutto è intriso di quella bonaria esagerazione meridionale, tant’è che la mamma, che il protagonista pensava morente, non sta poi così male e fa notare al figlio che non vuole “schiattare” per poterlo rivedere. Non sembra neanche curarsi troppo delle difficoltà economiche da lui accennate, sebbene storca il naso di fronte ai suoi jeans strappati. Siamo proprio in una casa italiana, perché tutto quello che vuole la mamma, è riuscire a tramandare le ricette familiari al figlio, secondo quanto indicato dalla santina Natuzza, che fa annodare e snodare il suo rosario segnando il cammino da seguire. Attraverso l’espediente culinario, il filo diviene dunque quello della memoria che Squaz fa scivolare tra le pentole e i fuochi sotto forma di vere ricette: per ogni portata, una manciata di pietanze dividono in capitoli la storia. Si sa che l’appetito vien mangiando e la visita del figlio si trasforma in una movimentata fuga da un creditore ricca di colpi di scena e di equivoci.
Squaz, al secolo Pasquale Todisco, tarantino, ma trapiantato a Milano, ci regala una fetta della nostalgia più autentica: quella legata a odori e sapori della propria terra, che nella lontananza vengono sempre imbottigliati nei sentimenti contrastanti di chi se n’è andato e guarda con scetticismo alle tradizioni di casa. Tradizione e innovazione respirano anche nella scelta stilistica: sul suo usuale tratto potente e sulla tavolozza di colori smorzati risaltano in quest’occasione il rosso fuoco per niente casuale del personaggio della mamma e l’aggiunta di una gamma di baloon diversi per dare la giusta voce ai sussurri della santa, alle minacce del creditore e agli scongiuri urlati della mamma. Le maschere ispirate alla commedia dell’arte, che coprono il volto di ogni personaggio, ne diluiscono l’identità, quasi a ribadire quel tocco di tradizione che c’è in ogni fuga dal tetto materno, e riportano con sobrietà la storia all’esperienza familiare di ognuno, fatta di ingredienti come incomprensioni e bugie, ma anche di intese e affetto.
E come sempre più spesso accade nelle pubblicazioni targate GRRRz, l’esperienza non finisce quando si chiude l’ultima pagina; si possono cucinare le gustose ricette della mamma (quella vera dell’autore), e scambiarsi opinioni sulla riuscita del piatto sul blog di GRRRz.com.
Un libro squisito, ça va sans dire.