La poesia per affrontare la violenza: intervista ad Akab su Monarch
Akab o Aka B (al secolo Gabriele di Benedetto) spazia tra pittura, cinema, animazione, ma tutto lo riporta inevitabilmente al fumetto. E’ stato uno dei fondatori dello Shok Studio per il quale ha pubblicato la serie Morgue; ha lavorato per le principali case editrici statunitensi. Con il collettivo Dummy ha scritto e disegnato Le 5 fasi (Edizioni BD). Il suo ultimo lavoro è Monarch (edizioni Logos) Il suo blog è mattatoio23.blogspot.com.
Monarch (#logosedizioni) è il nome di una farfalla che compie lunghe migrazioni attraverso diverse generazioni, ma è anche un metodo per lo studio del comportamento mentale utilizzato dai servizi segreti per esercitare controllo psicologico. Attraverso terribili visioni di orrore e tortura fisica e psicologica AkaB ci svela alcune profonde dinamiche umane, accompagnandoci in un viaggio dal quale non si può che uscire cambiati. Un libro palindromo, con due versi di lettura, che indaga attraverso parole e disegni il rapporto opposto e complementare tra vittima e carnefice.
30 metodi per diventare schiavi.
30 metodi per tornare liberi.
Fumetto o libro illustrato, come consideri Monarch e, soprattutto, ti interessa trovargli una definizione?
Akab:Ovviamente no, non mi interessa. Ma visto che siamo qui a parlarne… L’essenza è raccontare una storia attraverso parole e immagini e questo è quello che faccio cercando di avere uno sguardo il meno possibile condizionato. È un modo per far si che sia la storia stessa a suggerirmi la forma. In Monarch è successo esattamente questo, più ragionavo su quelle tematiche più emergeva uno schema, una struttura, elementi che sembravano da soli trovare il loro esatto posto.
Come scegli il formato delle storie che vuoi narrare, come decidi se riversarle in fumetto o in altre forme?
Akab: Ho risposto sopra. In una parola direi abbandonandosi.
Monarch è nato in maniera organica, già con testo e disegni accoppiati? Quale è stato il processo creativo di quest’opera?
Akab: Mi sono imbattuto nel progetto MK Ultra moti anni fa è mi è subito risuonato come qualcosa che potesse contenere elementi universali. L’idea stessa di identità, cosa fa di una persona proprio quella persona e come sia possibile condizionarla, deformala a proprio piacere. Per molto tempo ho tenuto questa idea in testa arricchendola di volta in volta di vari pezzi come un delirante mosaico sulla dicotomia schiavo\padrone. Come ti dicevo poco a poco è emersa la struttura e una volta definita questa sono partito a scrivere il “primo libro” che poi ho illustrato; dopo di che sono passato al “secondo libro” trattandoli di fatto come due libri distinti ma complementari.
I disegni evocano ma non mostrano, al contrario di un testo più diretto eppure dotato di una sua “poetica”. Un equilibrio che è pure contrasto. Cosa volevi trasmettere con questa scelta narrativa?
Akab: Anche qui mi sembra di cogliere la risposta nella tua domanda. Monarch è sopratutto un libro sulla dualità. Meglio ancora sulla sua illusione. Questa cosa che ci spinge sempre a semplificare tutto facendoci schierare da una parte o da un altra, attratti dal conflitto in un giochino semplice quanto inesorabile. Ecco quindi che l’equilibrio emerge proprio in virtù di quel contrasto a cui fai riferimento.
Leggere ha una componente fisica, lo sfogliare le pagine. Monarch si compone di coppie di tavole, una di testo e una illustrata, e leggerlo crea come una cadenza, un ritmo musicale. Avevi una colonna sonora ideale in testa durante la realizzazione?
Akab: Musica poca, soprattutto conferenze assurde. Da i mentalisti a gli ipnotizzatori, da presunti torturatori a effettivi torturati, massoni e massaie, alieni e alienati ecc ecc. In ogni caso ti posso consigliare una colonna sonora per chi lo legge:
Oltre allo sfogliare le pagine, il flip book obbliga a un altro gesto, quello di voltare il libro alla rovescia. Un gesto che non mi sembra gratuito ma con una sua componente narrativa forte. Ci racconti come hai pensato a questo formato? È nata prima la storia o prima l’idea del volume costruito così?
Akab: Man mano che ci lavoravo il tema del doppio, della simmetria, della specularità si è fatto talmente forte da suggerirmi la struttura palindroma. Capovolgere il punto di vista, anche fisicamente, mi è sembrato il modo migliore per esprimere questo concetto.
La violenza e l’orrore che esprimi sono molto reali e, per questo, annichilenti, difficili da sopportare. Richiamano la cronaca quotidiana tanto quanto casi ancor più estremi, eppure reali. Se da lettore sono testi e illustrazioni disturbanti, cosa significa scriverli, doverli domare, “guardare nell’abisso”?
Akab: Gente più intelligente di me che ho la fortuna di frequentare dice che ho una natura fortemente solare e potrei dire persino di essere una persona a mio modo leggera. Credo che sia proprio per questo che sono interessato ai lati così detti oscuri. Insomma vado a investigare le zone che conosco meno proprio per contrasto. È anche vero che quando ho scritto Monarch mi sono confrontato in prima persona con ognuno dei disumani 30 metodi e senza entrare nel dettaglio ti posso dire che non è stato affatto semplice né leggero. Alcune questioni erano talmente pesanti che l’unico modo che ho trovato per affrontarle è stato la poesia, e ho detto tutto.
Al festival
Nel buio inquietante della cantina di un vecchio palazzo del centro di Bologna, AkaB apre le porte alle pagine di Monarch (#logosedizioni) ricreandone l’atmosfera narrativo-psicologica. Voci, immagini, buio e umidità saranno le componenti di questa esperienza non consigliata a claustrofobici e acluofobici.
“Somewhere over the rainbow
way up high
there’s a land that I heard of
once in a lullaby” (E.Y. Harburg)
MONARCH
21 E 22 NOVEMBRE ~ h 19-21
28 E 29 NOVEMBRE ~ h 19-21 (REPLICA)
Maison 22
Durata 10 minuti circa
Gruppi di max 7 persone per ordine di arrivo
A cura di
#logosedizioni
Con la collaborazione di
Maison 22