Beta: i robottoni sbarcano nel fumetto Made in Italy

Beta: i robottoni sbarcano nel fumetto Made in Italy

Tutti quelli come me cresciuti negli anni ’80 hanno probabilmente ricordi della loro infanzia scanditi dagli orari dei cartoni animati giapponesi, quando ancora qualcuno sosteneva fossero fatti al computer e veicolassero messaggi di eccessiva violenza. Erano anni in cui assistevamo a quelle storie incuranti dei doppiaggi sbagliati, dei tagli indiscriminati, degli adattamenti che tradivano l’originale, inconsapevoli di chi fossero autori e animatori: tanta era la potenza di quei cartoni da superare anche le sforbiciate (ora censorie, ora semplicemente goffe) dei responsabili della programmazione televisiva italiana e riuscire addirittura a imporsi come immaginario di una generazione che sarebbe poi cresciuta assieme alla propria consapevolezza sul Giappone, su manga e anime.

Tra le gesta di orfanelle, campioni sportivi, spadaccine e maghette, il genere dei “robottoni” è stato forse quello più sfruttato; da Mazinga a Jeeg Robot, da Daitarn 3 a Gundam, passando per una pletora di personaggi a volte incredibilmente maturi, altre volte banali e stereotipati, ma comunque capaci di far affezionare e di esaltare i propri spettatori, complici tra gli altri i primi esempi di merchandising (che, per noi, erano semplicemente giocattoli).

Beta è certamente un omaggio a quell’immaginario giapponese fatto di alabarde spaziali, raggi laser, pugni rotanti e lanci di componenti.
È uno dei  suoi elementi distintivi e probabilmente la prima e più importante scintilla che ha spinto Vanzella e Genovese a creare questo fumetto. È il motivo per cui questo volume è disseminato di strizzate d’occhio ai suoi ispiratori, ai robottoni componibili, alle armi speciali, ai “mostri lanciati da Vega”. Tutti elementi che faranno riaffiorare piacevoli ricordi ai lettori e agli spettatori, allora innocenti e inconsapevoli, oggi magari informati e appassionati.

Ma sarebbe sbagliato pensare che l’aspetto della nostalgia e dell’omaggio sia l’unico motivo di interesse di quest’opera. Così come farebbe un buco nell’acqua chi pensasse a uno scimmiottamento di storie, stile di narrazione, o disegno.
Beta è un fumetto scritto e disegnato in maniera impeccabile.

Luca Vanzella crea una storia classicheggiante, da manuale del genere, ma che tiene incollato il lettore con una sceneggiatura tesa e incalzante, con colpi di scena ben inseriti e misteri da svelare quanto basta; i protagonisti si rifanno a topos classici dell’avventura moderna, ma senza rinunciare a dare loro uno spessore e a farli recitare, dando a ognuno il giusto spazio e il giusto peso all’interno della vicenda.

La trama vede al centro della storia Dennis, figlio di uno dei creatori dei primi robot, chiamato a diventare il pilota di Spartacus, arma fondamentale nella lotta dell’umanità contro dei mostri biomeccanici creati da uno scienziato malvagio. La storia è lineare ma i tasselli che si svelano mano a mano suggeriscono ci sia molto di più oltre a quello che appare in superficie, qualcosa che nemmeno Dennis sa e che qualcuno non vuole fargli scoprire.
Sullo sfondo un’ambientazione assimilabile a quella ucronica degli stessi cartoni animati citati, collocabile tra gli anni ’70 e ’80 ma dove l’evoluzione tecnologica ha raggiunto livelli superiori a quelli attuali. Una fantascienza dai toni quasi nostalgici, sospesa tra innovazione e rivisitazione del passato.

Il reparto grafico presenta un Luca Genovese in gran forma, che mutua dal fumetto giapponese l’irregolarità nella forma delle vignette a pieno servizio dell’azione e della leggibilità; a questo proposito, c’è da segnalare come in alcune tavole non sia semplicissimo seguire i combattimenti tra robot in maniera chiara e intuitiva, ma che questo sia anche interpretabile come un modo per sottolineare la freneticità dell’azione, la cacofonia del metallo che si contorce e stride. Nella costruzione della tavole mostra di aver appreso la lezione fondamentale del manga, senza per questo snaturare il suo tratto che, pur lasciando intuire tra le ispirazioni senz’altro fumetti e autori del Sol Levante, per esempio nel mecha design o nell’uso massiccio dei retini, è distante dall’essere inquadrabile in definizioni di scuole o generi.
Degna di nota la soluzione,  peculiare e sintomatica di come poter sopperire alle mancanze tecniche del fumetto (il sonoro in questo caso), utilizzata per identificare a chi appartengano le nuvolette nei dialoghi fuori campo nelle scene corali, inserendo nei ballon stessi il profilo del loro “proprietario”.

Bella l’edizione curata da Bao Publishing, in un formato che ricalca quello dei tankoban giapponesi di formato più grande, con sovra copertina con “effetto speciale”, che riproduce il simbolo di Spartacus ritagliato  (ma occhio, a rischio rottura), e carta spessa e pesante.

Un’ultima considerazione personale relativa alla scelta di pubblicare la storia in due volumi a distanza di un anno l’uno dall’altro, con la conseguenza di proporli a 16 euro l’uno.
Un prezzo e una periodicità che secondo me rischiano di essere un ostacolo alla diffusione di Beta a fronte di un parco lettori che è potenzialmente maggiore rispetto a una qualche graphic novel, cui nel formato e nel prezzo si avvicina quando invece il suo collocamento a livello commerciale appare più prossimo a quello dei manga seriali.
Se i nomi di Vanzella e Genovese non sono di primo richiamo (e in un mondo perfetto lo sarebbero), si può comunque ipotizzare che Beta avesse elementi per garantirsi una base potenzialmente più ampia rispetto a molti volumi da fumetteria tra cui cercare lettori e curiosi. L’effetto nostalgia, su cui gli stessi editori di manga puntano con certe riproposte d’antan; l’aderenza al formato e allo spirito tipici del manga, che buon seguito hanno non solo tra ragazzini; l’esistenza di un pubblico di spettatori a fronte della programmazione di anime a tema robotico, proposti anche in prima serata sui canali digitali; infine, in prospettiva, la considerazione che i robot, trainati dal successo dei tre Transformer, saranno probabilmente uno dei temi caldi dei prossimi colossal hollywoodiani.

In questa ottica, il costo, che sfora sia il riferimento dei 9,90 – prezzo dei volumi Panini con sovraccoperta e diverso formato –  sia il confine mentale dei 15€ e si assesta assai lontano dai prezzi dei manga popolari, anche di quelli in edizione da libreria, oltre alla diluizione delle uscite, potrebbero giocare a suo sfavore. Forse pubblicare volumi con metà foliazione, per mantenersi sotto le suddette soglie, garantendo una periodicità così trimestrale fino alla prossima Lucca Comics, avrebbe permesso di arrivare a più persone, senza per questo sminuire il lavoro degli autori e facendo pesare meno l’attesa tra una uscita e l’altra, che in un fumetto incentrato su azione, misteri e doppi giochi ha il suo peso.

Beta è in conclusione un volume atipico, di non immediato collocamento nel settoriale panorama delle uscite fumettistiche, e in quanto tale forse necessita di un lavoro più complesso di promozione per evitare che sfugga ai propri lettori potenziali di riferimento. Questo sarebbe un peccato, vista la cura e la qualità del lavoro svolto dai suoi autori.

 

 

 

DURANTE IL FESTIVAL:

Luca Vanzella, Luca Genovese – Beta – Rizoma Architetture – 22 febbraio/22 marzo

inaugurazione con gli autori: 23 febbraio – H 19.30
incontro con gli autori: 23 febbraio – H 17.30 – BIBLIOTECA SALABORSA – AUDITORIUM

 

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