Tutti quelli come me cresciuti negli anni ’80 hanno probabilmente ricordi della loro infanzia scanditi dagli orari dei cartoni animati giapponesi, quando ancora qualcuno sosteneva fossero fatti al computer e veicolassero messaggi di eccessiva violenza. Erano anni in cui assistevamo a quelle storie incuranti dei doppiaggi sbagliati, dei tagli indiscriminati, degli adattamenti che tradivano l’originale, inconsapevoli di chi fossero autori e animatori: tanta era la potenza di quei cartoni da superare anche le sforbiciate (ora censorie, ora semplicemente goffe) dei responsabili della programmazione televisiva italiana e riuscire addirittura a imporsi come immaginario di una generazione che sarebbe poi cresciuta assieme…