Un “Caffè” con Laura: Intervista a Laura Scarpa
“Caffè a Colazione”: già il nome del blog sembra rievocare un’abitudine necessaria.
In base a cosa hai deciso di condividerla con il mondo?
Un paio d’anni prima di “caffè” avevo scritto una poesia al giorno, per me, per me sola, visto che non sono una poetessa. Era un modo di fermarmi a pensare, più che un diario. In genere amo la sintesi, amo leggere i racconti brevi… nella vita è utile focalizzare qualcosa di piccolo e fermarsi. Ispirata da alcuni blogger e da certi disegnatori (uno scoperto su «Internazionale», per esempio, postava delle piccole note scritte-disegnate su un blocco di appunti), ho deciso di fare una cosa del genere, disegnata e con parole, se necessarie. Un disegno al giorno (leva il medico di torno?), mi serviva fermarmi a pensare, ma anche disegnare sempre (e poco), cosa che da tempo facevo, per motivi “di vita”, in modo opposto: periodi di nulla e fumetti fatti in pochi giorni… i risultati non mi piacevano.
Il disegno lo rubavo al tempo del mattino, un caffè a colazione, quando la mente è ancora un poco sgombra.
Dal blog alla carta: in cosa, secondo te, il disegno perde di effetto? E in cosa guadagna?
Temevo perdesse parecchio. Essendo disegni nati su carta, ma pensati per vederli uno dopo l’altro temevo non per i singoli disegni ma per il loro insieme. Tecnicamente soprattutto perché me ne ero sempre fregata, mentre li postavo, di misure, moduli. Ognuno ha forme diverse, ho lavorato in assoluta libertà. Invece posso dirlo, sono soddisfattissima del risultato su carta e me lo hanno confermato amici credibili e lettori. Per certi versi la carta ridona la carta che era all’origine (anche se spesso rielaborata al computer), e poi si va avanti e indietro, le cose convivono. Il tumblr è altro, è il passare del tempo. Si srotola, scorre…
Ogni scena, anche la figura più schizzata, pare rappresentare uno scorcio di giornata, uno sguardo sul mondo.
Emerge però una specie di ambiguità: gli sketch servono a interiorizzare, introiettare, la realtà o invece a esternare le tue opinioni, o il tuo mood di quel momento?
Non lo so. Sono di volta in volta diversi. Molti sono intimissimi, ma che certo capirai a modo tuo, con tuoi riferimenti. Spesso dico cose che saranno lette in un modo, ma che per me, SOLO per me, hanno anche altri significati. Mi piacciono i significati molteplici, le simbologie, i rimandi, i sottintesi… le immagini in questo sono perfette, ma anche le parole… comunque i miei amici lontani seguono i miei umori attraverso il tlog, loro mi conoscono e spesso capiscono quello a cui alludo.
Spesso certi disegni mi sono serviti psicanaliticamente come espressione di dolore, paura, altre volte sono comunicazione, gioco, messaggio. La cosa strana è la sorpresa che hai nel vederli ritumblati, certi che pensavi fossero piccoli, molto privati, sono condivisi con passione, evidentemente universali. Alcuni lettori/lettrici mi hanno detto che si sono identificati nel mio diario. Siamo molto simili noi umani… e mi piace questa cosa.
In alcuni disegni, elementi classici della fiaba (Peter Pan, i conigli, Alice) si proiettano o vengono sovrapposti alla “realtà”. Come mai? E’ possibile, ricorrendo alle fiabe, affrontare la propria quotidianità?
Tutto è cominciato con una frase di Alice, ritrovata a una mostra (lo dico nel libro), quel disegno piacque molto e mi fece soffermare su Alice, ne feci un altro, che sento molto e cito spesso, quello che riguarda i libri illustrati e la sorella di Alice. È iniziato così, poi Alice rispecchiò per qualche tempo i miei pessimi rapporti con un mio amico piuttosto bipolare e certe mie inquietudini, alla fine mi ritrovai a rileggere Lewis Carroll, entrai dentro e interpretai Alice come quasi diario dei nostri tempi, o dei miei. Compresa la caccia alle streghe dei pedofili, che nessuno cerca di interpretare, ma che sono il demonio che mette tutti d’accordo, senza alcuna pietas.
Alla morte di mia sorella, due anni fa, Peter Pan, che pure non ho amato molto da piccola, mi venne in aiuto, per parlare della morte, ma anche dell’infanzia.
Aprire un blog, metterci giorno dopo giorno i propri primi pensieri, disegnati o no.
Pensi sia un modo per metterli in risalto, come in una vetrina, o per partecipare con il proprio punto di vista ad una collettività?
Sicuramente può essere un modo di mettersi in risalto e magari oggi lo faccio con Fumi e Fumetti (mentre con Cook & (comic)book mi diverto a raccontare ricette). Caffè a colazione però non è nato per niente in questo modo, è nato come sforzo intimo, però mettendosi in gioco con la collettività, facendone parte. Questo sì. E quando hai risposte poi il gioco si fa complesso, affascinante e rischioso. Noi e gli altri, sempre. Ma prima resta il mio diario, anche se oggi so che altri guarderanno e giudicheranno, che amici invisibili aspettano la vignetta assieme al caffè.
Su aNobii, c’è chi ha commentato dicendo di aver “riletto questo libro anzichè guardare la tv”.
Cosa ne pensi? Questione di profondità dei significati, di immediatezza-chiarezza del messaggio?
Non avevo letto questa frase su aNobii. Mi piace! Anche perché io da molti anni non ho la TV! 🙂 So che perdo molte cose, ma altre ne guadagno. Se mi capita mi piace coglierne stralci, ma ho una vita piena e stancante, amo i rapporti umani, lavoro tanto, leggo… la tv non ha spazio, mi ci addormenterei davanti.
Io se risfoglio il mio libro rivivo i miei momenti, ma ci sono anche riferimenti collettivi, sociali, le proteste, le morti, i fatti di politica. Non molti però… o sempre interpretati in un senso più ampio, meno istantaneo.
Alcuni sketch sono colorati, altri sono in b/n, in altri il carboncino ricopre l’intera pagina, creando un “effetto buio”.
La loro resa grafica è interamente dovuta agli strumenti di cui disponevi (colori, carboncino etc) o c’è stata una fase ulteriore?
Niente carboncino. A parte pochissimi solo a matita e poi acquerellati, da tempo ho due mezzi soltanto: penna a biro e pennarello con punta a pennello (per praticità, altrimenti il pennello), di solito li scelgo rispetto alla sensazione, al disegno, altre volte è stato perché quello avevo sottomano. I colori sono acquerelli, all’inizio li mescolavo con gli ecoline, oggi per comodità o pigrizia, uso solo gli acquerelli. Poi ci sono ritocchi, i bianchi, per esempio), ma anche intere colorazioni (quelle piatte o bicromie) con il computer, tanto devo scansionarli per inserirli…
Sarebbe interessante sapere se, stile a parte, ci siano anche connotazioni inconsce, emotive; quali sensazioni, ricordi, episodi particolari, vengono riportati “alla luce”.
Non capisco la domanda, ogni disegno ha una sua storia, inconsci che agiscono ecc ecc. Ricordi di altre immagini poco, talvolta osservazione e rappresentazione di quello che vedo, altre volte quasi scrittura automatica, un segno che mi esprime più ancora che raccontare…
Per esempio, nelle pagine con Alice, il colore, pennellato, sfumato, è molto presente.
C’è stato un lavoro maggiore, o comunque differente, rispetto agli schizzi mattinieri?
Tutto uguale, Alice semplicemente ha un clima più intimo e vago, di ombre, così è andata delineandosi nel tempo, nelle prime lo vedi chiaramente, non è sempre così…
Nelle pagine di Alice, si avverte una forte identificazione tra disegnatore/disegnato.
Attraverso il blog, anche Laura sente di poter scegliere di fare “quel che le piace e pare”?
Io cerco sempre di fare quel che mi pare e piace! 🙂 Lo so che poi faccio un sacco di cose noiose o sgradevoli, ma quello che voglio fare lo faccio, da quando sono piccola. Lotto. In Alice mi sono identificata più ora che prima. E ho amato di più quella aldilà dello specchio.
L’edizione in volume di “Caffè a Colazione” era già in programma fin dall’inizio, o è stata un idea scaturita dal successo del blog in termini di contatti?
Che sensazione da essere seguiti in una cosa di connotazione comunque così personale?
No, assolutamente! Io sono partita pensando di fare una ricerca per me. Ha funzionato. Ho imparato a disegnare meglio a 50 anni suonati! Di questo sono orgogliosa. Ne ho conferme da me, ma anche dai soliti amici critici e fidati.
L’essere seguita però poi influisce, a volte diventi un po’ “puttana” vorresti fare contenti i lettori. Ma dura poco. Il disegno non viene se non ne sono contenta (e non sempre lo sono, e poi, anche se non cancello mai, ne ho tracce a matita, non sempre è buona la prima, qualche disegno sbagliato lo butto e basta) e se non mi rappresenta. Comunque dalle risposte del pubblico è venuta la voglia di fare una piccolissima mostra già qualche mese dopo gli inizi, alla Galleria Tricromia. Andò bene. Le risposte di lettori nella rete, essere ritumblati da persone del Giappone… sono emozioni strane.
Le mie pagine sono personali, è vero, ma solo io so che cosa significano davvero, per gli altri sono specchi anche della loro vita. Dunque poi pensare a un libro è venuto spontaneo all’editore e amico Francesco Coniglio. Ho tentennato, ma ora ne sono contenta, sperando di ripagarsi la stampa… di questi tempi…
DURANTE IL FESTIVAL:
Laura Scarpa – Caffé a colazione. Un diario disegnato – Camera a sud -16 febbraio/15 marzo