In visita alla camera delle meraviglie di Atak (Giada Peterle)

In visita alla camera delle meraviglie di Atak (Giada Peterle)

Un uomo cammina per le strade di Bologna, nella mano una valigia di legno e pelle, logora: sono più di quindici anni che viaggia per il mondo, nelle orecchie (lo immagino perchè non posso sentirlo) suona My Generation dei The Who. A vederlo così, chi potrebbe immaginare che, con quella valigia, sta andando a inaugurare una mostra al Museo Civico Archeologico, ma a guardarlo meglio quell’uomo è proprio lui, Atak. Non stupisce allora che la sua mostra s’intitoli proprio Mirabilia; forse proprio perchè a detta dell’autore il fumetto non è un’arte che si presta all’esposizione e alla fissità di una parete, la sua mostra si propone di scardinare i canoni e le aspettative di un comune visitatore. La valigia, aperta al centro della sala, ha sprigionato come una Wondertüte (le buste delle sorprese di quando eravamo bambini) un insieme di elementi apparentemente estranei tra loro, ma che in realtà, se osservati con attenzione, ricostruiscono il personalissimo cammino artistico di Atak, i viaggi onirici di quella stessa valigia.

Il percorso dell’artista berlinese, di cui già abbiamo parlato sul blog, passa attraverso la sperimentazione di codici artistici differenti, mischiando fumetto e poesia, scultura e pittura, illustrazione per bambini e tematiche che appartengono invece al cinico mondo degli adulti e che sulle pareti del Museo Civico Archeologico, creano l’effetto a volte straniante di un’armonia dissonante. Mirabilia è dunque in rapporto dialettico con i grandi classici del fumetto americano e europeo, da Milton Caniff, Chester Gould e Jack Kirby, fino ad Asterix e Tin Tin, la cui scultura, simile alla marionetta di un teatrino di bambole di pezza a grandezza umana, campeggia insieme a quella del fedele cagnolino Milou al centro della sala intitolata, appunto, Old School. Poco prima, con Alice küß den Mond bevor er schläft, Atak aveva già rivisto in chiave ironica un grande classico della letteratura per infanzia, trasformando l’innocente bambina di Lewis Carroll in un’amante sensuale che divora la testa dei suoi uomini.

Dissacrante è in Atak anche il rapporto verso la realtà di tutti i giorni, quella della cronaca locale e quella dei programmi TV spazzatura. Da questo spirito nasce il racconto a fumetti Hunde über Berlin, in cui l’autore tedesco propone una rivisitazione del romanzo Il maestro e Margherita di Bulgakov ambientata nella Berlino contemporanea invasa da orde di cani che si ribellano alla supremazia umana, sotto la guida del diavolo che già in Bulgakov aveva sconvolto le strade di Mosca.
Da questo stesso spirito nasce però anche un lavoro meno canonico, un tragicomico gioco di carte, 32 Stufen zum Erfolg, in cui si ironizza sulla volontà degli uomini di inseguire verità e successo, attraverso la citazione, come fossero massime di una vita fittizia, di frasi e battute dei personaggi della televisione.

Il viaggio in Mirabilia si trova dunque davanti a uno snodo, proseguendo attraverso la sezione dedicata a Toy Box e Targets in cui l’estetica della distruzione, che gli deriva senza dubbio dalle profonde influenze punk del suo immaginario, si esprime più liberamente. La fisicità della collezione di giocattoli “raccolti negli anni vagando qua e là per i mercatini dell’usato”,
Idea che si ritrova, ancora, nei bersagli di varie dimensioni e materiali, che altro non sono che opere che lo stesso Atak ha invitato i propri visitatori a distruggere, alle inaugurazioni delle mostre o, una volta acquistati a un prezzo che lui stesso definisce irrisorio, a casa dopo una giornata particolarmente stressante.

È un mondo alla rovescia quello di Atak, un mondo in cui si crea per distruggere, proprio come fanno i bambini con le costruzioni o i castelli di sabbia, e sono proprio i due elementi dell’infanzia e del ribaltamento ironico, le costanti che ritroviamo in tutto il percorso di Mirabilia e che, non a caso, diventano il nucleo centrale delle opere più recenti dell’autore: la rivisitazione di Struwwelpeter, una serie di racconti educativi per bambini che dalla pubblicazione nell’Ottocento sono alla base dell’immaginario infantile tedesco, e le tavole ironico-espressioniste di Mondo Matto (unica opera dell’autore che, per adesso, ha visto una pubblicazione italiana). La spietata crudeltà delle favole tedesche e il mondo ribaltato di Mondo Matto, hanno in comune la rappresentazione grottesca del reale, la crudezza spietata che regola un mondo i cui cardini sono stati rimossi, in cui un uomo in giacca e cravatta siede agli angoli delle strade mentre un punk gli fa l’elemosina, in cui un gruppo di pompieri spegne una fontana con getti infuocati e gli aerei volano nelle acque di uno stagno e le macchine circolano tra le nuvole di un cielo di un mondo di colori saturi e personaggi in bilico tra realtà e finzione.

Questo è lo stupore, questa è la meraviglia e a volte la cinica incoerenza del mondo di Atak, questa è Mirabilia una valigia che, aperta ieri all’inaugurazione delle 19.00, resterà presso il Museo Civico di Bologna fino all’8 aprile, quando raccoglierà tutti i suoi pupazzi, i giocattoli e le tavole e partirà alla volta del Brasile dove forse, a detta dell’autore, verrà definitivamente abbandonata. Ormai, come lui stesso ha detto nell’incontro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia ad Ilaria Tontardini ieri pomeriggio, gli oggetti sono molto rovinati e si perde troppo tempo ad assemblarli: la sua valigia è per lui come la custodia di una chitarra e per tutte le band arriva il momento di smettere di suonare le vecchie canzoni o semplicemente, come facevano i The Who, di spaccare la chitarra sul palco, abbandonarla e iniziare a suonarne una nuova.

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