Intervista a Marino Neri
La prima cosa che mi ha colpito del tuo racconto è la sua densità, molti spunti in un numero tutto sommato esiguo di pagine. Il racconto è ispirato ad un racconto della Yourcenar ed è ricco di riferimenti culturali precisi, è stato facile condensare tutti questi elementi?
La densità del racconto è data, penso, dal mio metodo di lavoro. Se è vero che ne “La coda del lupo” mi sembra di poter dire di aver lavorato per sottrazione (asciugando al limite la struttura narrativa), il punto di partenza per ogni mia storia e sempre costituito da una serie di elementi, temi, spunti e citazioni, molto vari. Alla fine penso di poter sostenere che il lavoro che faccio sulla narrazione si limiti a cercare di condensare questi elementi. Non è un procedere molto metodico e spesso impiego molto tempo per strutturare una storia che mi soddisfi.
Che rapporto hai con la religione?
Nessuno, nel senso che non ho alcun legame “serio e rituale” con nessuna religione. Diciamo solo che trovo affascinante il modo in cui esprimono, attraverso simboli e miti, una spiegazione del mondo.
Perchéuna fiaba?
Non so bene perché. Forse è il mio modo di raccontare che in un certo senso si avvicina alla fiaba. Effettivamente nella fiaba c’è spesso tutto quello che mi piace: elementi fantastici, un forte valore simbolico, il superamento di una prova e un certo tipo di indeterminatezza.
L’impaginazione che hai scelto è particolare: il disegno occupa tutta la tavola tanto che sembra quasi voler allargare le dimensioni della pagina. Una scelta determinata dal formato del volume?
Si è stata sopratutto una scelta “grafica”. Il formato era molto piccolo e ho optato per una impaginazione più funzionale al formato. In più questa scelta è diventata anche il corrispondente stilistico della storia: con vignette molto grandi la storia rallenta e questo mi sembrava il ritmo ideale per il tipo di narrazione che volevo affrontare.
Una delle tematiche del tuo libro è il rapporto con l’immagine ed il suo grande potere di persuasione e suggestione; vuoi forse suggerire che non siamo cambiati molto, in termini di consapevolezza, rispetto ai nostri bisnonni?
In un certo senso penso possa essere una chiave di lettura. Comunque sia il potere delle immagini ha sempre a che fare con qualcosa di magico. Per quanto possiamo sostenere di essere una società basata su una tecnologia raziocinante e sullo sviluppo, il nostro rapporto con le immagini rimane “irrazionale”. Siamo costantemente stimolati e suggestionati dal fascino delle immagini e dell’aspetto esteriore con cui si manifestano le cose. In un certo senso nella contemporaneità, con l’innovazione tecnica, questo potere viene moltiplicato. La caratteristica principale delle immagini è che pur essendo persuasive e sensuali rimangono sempre ambigue. Una immagine sacra, una icona, il dipinto di una santa, ha un forte potere di suggestione. Ma essendo immagine ha anche un forte carattere ambiguo. E allora l’icona di Sant’Agnese può sovrapporsi a l’immagine di una donna “reietta” (la donna lupo). In questo penso stia il potere “incontrollabile” delle immagini.
Sarai uno dei protagonisti di Bil Bol Bul 2012 con una mostre delle tue tavole: c’è un criterio specifico che ti ha guidato nello sceglierle?
Non sono più in possesso di tutte le tavole del libro, perché, per fortuna, alcune sono andate vendute, per cui sceglierò fra quelle che mi sono rimaste e quelle più indicate per una mostra… Poi penso aggiungerò altri disegni che sto facendo in questo periodo. Ma lo spazio è piccolo!
AL FESTIVAL:
MARINO NERI
LA CODA DEL LUPO
2 • 24 MARZO
NAZARIO 32
inaugurazione con l’autore:
2 marzo • H 19
incontro con l’autore:
3 marzo • H 12.30
LIBRERIA FELTRINELLI RAVEGNANA