Le magie dello sguardo di Mara Cerri (Michele Ginevra)
Mara Cerri è generosa e non si risparmia. Ma non cade nell’affanno e non perde mai la lucidità nell’approccio. Lo si vede da come “dipinge” i suoi lavori, sin dall’inizio del suo percorso di autrice d’immagini. Ogni illustrazione, ogni riquadro vede affermarsi figure dalla tessitura densa, pastosa, come se il rapporto fosse con una tela più che con un supporto cartaceo. Ma la costruzione non è strutturata o allegorica, non occorre un’iniziazione, non nasconde segreti da scoprire. O forse sì. La rappresentazione è immediata. Però ci sono dettagli che sembrano di contorno e che invece improvvisamente risaltano. Si possono anche seguire brevi sequenze interne alle illustrazioni, grazie all’utilizzo di minime prospettive.
Proprio la disponibilità al racconto per immagini, rende la Cerri un’artista completa, con più soluzioni da utilizzare, anche per il suo ampio bagaglio di tecniche. Se l’illustrazione ha il compito di accompagnare il racconto, nel caso dell’autrice marchigiana, troviamo una reinterpretazione personale dei temi che procede in parallelo, ma in sintonia, con il testo. Per esempio Fili, un libro che ho molto amato, dove i testi di Beatrice Masini hanno trovato un perfetto complemento nei disegni di Mara, consentendo incantate letture a voce alta.
Lo stile variegato si esprime nelle pose dei personaggi e degli oggetti. Sembrano tutti astrarsi dal racconto, pur interpretandolo, come se il tempo si fermasse per sempre. Ma poi arriva il disegno successivo. E ancora la stessa sensazione. E poi ancora un altro disegno.
Forse sono i contorni sfumati, forse sono le pennellate ampie degli sfondi. Talvolta si parla di “eleganza del segno”. Qui il concetto di eleganza è più concettuale ed è sviluppato attraverso un atteggiamento complessivo che punta a caratterizzare e distinguere.
E’ interessante notare la principale soluzione utilizzata, presente sin da uno dei primi fumetti, realizzato nel 2000 durante il workshop della manifestazione Territori, quasi un battesimo per le nascenti edizioni Coconino, ma anche quasi un commiato per la rivista Mano (poi pubblicato su Schizzo 11 “Immagini”): l’enfasi dello sguardo. Gli occhi dei protagonisti sono quasi sempre accentuati, con vari espedienti come la loro grandezza in proporzione, il bianco pronunciato attorno alle pupille, i volti che guardano direttamente il lettore, tra equilibrio e stupore. Questa idea di sguardo incarnato dal protagonismo degli occhi non penso sia casuale, visto il viso dell’autrice, che si caratterizza proprio anche grazie due grandi occhi (verdi se non sbaglio).
Ecco che il concetto, ma anche la pratica, dello sguardo diventa elemento distintivo di una poetica complessiva oltre che un percorso di ricerca nel tempo.
L’incontro con l’editore Orecchio Acerbo consente un salto di qualità nell’approccio autoriale e artistico perché l’editore ha impostato un progetto a più livelli, che non interessa solo la dimensione del racconto per l’infanzia ma anche la provocazione dialettica dei destinatari (libri per bambini un po’ adulti o per… adulti un po’ bambini?) e il libro stesso come oggetto.
Nel 2009 viene pubblicato Via Curiel 8, a mio avviso uno dei libri più riusciti dell’editore, ma anche suscitatore di diffidenze e incomprensioni. Nel parlarne con bibliotecari e addetti ai lavori mi sono sentito più volte dire, quasi con rimprovero, che non è non può essere un libro per bambini. E neanche per ragazzi. D’accordo, il mediatore dell’acquisto è necessariamente il genitore. Orecchio Acerbo, come Topipittori, è l’editore che senza dubbio strizza di più l’occhio agli adulti, che possono forse ritrovare una parte della propria infanzia, ma riletta, riscritta e reinterpretata attraverso l’arte, la letteratura e la grafica contemporanea e d’avanguardia. Ecco che il progetto di Orecchio Acerbo diventa un laboratorio di lettura e di approccio all’immagine per più generazioni.
Non sono d’accordo che Via Curiel 8 sia solo per un pubblico adulto. L’ho comprato e l’ho proposto ai bambini in casa. Il più piccolo non lo accetta, è logico. Ma la più grande ne sente il fascino. Non c’è una storia con personaggi di fantasia e non c’è lo schema della fiaba. Però c’è un percorso fantastico di scoperta e di meraviglia, attraverso più dualismi: luce e buio, donna e uomo, bambino e adulto, colore e bianconero, piccolo e grande, su e giù. Può essere amore, ma è comunque un incontro. Poi c’è il libro, le cui pagine si possono maneggiare, riunire e creare accostamenti tra pagine che letteralmente di guardano tra loro, come in un gioco di specchi. Un libro che consente un certo grado di interazione.
Teniamo presente che le scuole materne (nonostante tutto tra le migliori al mondo) e molte scuole elementari (che rimangono tra il dignitoso e l’eccellente, grazie anche ad insegnanti che sono veri e propri eroi del quotidiano) prevedono momenti laboratoriali di espressione del sé e di approccio all’arte. Per cui, proposte come queste non cadono nel vuoto, ma sono recepibili, certamente sempre meglio con il crescere dell’età e delle esperienze di vita e di lettura dei bambini.
I colori pastosi, non digitali (anche se potrebbero esserlo), comunque non tecnologici, rimandano ad un talento, ad un estro artistico e quindi umano. Già questo elemento ha un valore educativo e costruttivamente alternativo rispetto ai processi in corso. E anche complementare. Infatti il progetto di libro nasce insieme a quello del cortometraggio. Cito dal comunicato stampa: “Questo progetto filmico ha vinto nel 2008 il Premio della Giuria e il Premio Arte France presso il Festival Internazionale di Annecy: e’ una co-produzione franco-italiana di Sacrebleu Productions, Les Fims du Cygne, Mara Cerri e Magda Guidi, con la partecipazione di Arte France, la regione francese Rhône Alpes ed il Centre National de la Cinématographie et de l’Image Animée.”
Dunque, l’opera narrativa, con la sua magia dello sguardo, viene ad essere anche il prototipo per un ulteriore progetto di sviluppo. E qui è stata fondamentale la collaborazione dell’autrice e amica Magda Guidi. Insieme hanno realizzato “nell’arco di quasi due anni più di 4000 disegni dipinti a mano, in acrilico su carta: in mostra una selezione dei . disegni originali che compongono il film, disposti in sequenze progressive che svelano e raccontano il movimento dei personaggi nelle sbavature e nella stratificazione del colore.”
Anche la mostra diventa un’ulteriore sviluppo artistico del progetto in quanto attraverso la selezione delle immagini, il loro nuovo “montaggio” in termini di allestimento e la fruizione del pubblico, avremo ottenuto una terza opera, per sua natura rimodulabile e itinerante.
Quando uscì Via Curiel 8, ritenni il libro un’opera da inserire nella “Top Ten” fumetti indetta annualmente da LoSpazioBianco. D’accordo, non è un fumetto come gli altri. E d’altronde, i fumetti “come gli altri”, così come li abbiamo vissuti e conosciuti nel secolo scorso, si stanno trasformando in altro. Il complesso e articolato progetto di Via Curiel 8 rappresenta un momento di ricerca suggestivo e affascinante: un nuovo modo di raccontare per immagini. O forse non è nuovo il modo (è sempre stato “questo” il modo) ma è entusiasmante la possibilità di raccontare una stessa storia in questo modo.
Mara Cerri, in questa occasione assieme a Magda Guidi, ci sta dando tanto e con generosità.
AL FESTIVAL:
MARA CERRI-MAGDA GUIDI
VIA CURIEL 8
2 • 25 MARZO
RESTARTE-CONTEMPORARY CONCEPT
inaugurazione con le autrici:
4 marzo • H 13.30
incontro e proiezione con le autrici:
3 marzo • H 16.30
CINEMA LUMIÈRE
Michele Ginevra: sonoioche.blogspot.com
segnalo anche questa bella intervista a Mara Cerri e Magda Guidi sul blog dei Topi Pittori
http://topipittori.blogspot.com/2012/02/disegnavamo-senza-risparmiarci.html