IN MOSTRA: La coda del Lupo di Marino Neri

IN MOSTRA: La coda del Lupo di Marino Neri

Agli inizi del Novecento, in un piccolo paese dell’Appenino Emiliano, due bambini si incontrano e fanno amicizia.
Fucsio dà una mano al padre nell’accudire il gregge e lavora nella miniera di rame come buona parte dei suoi compaesani, è spavaldo, sicuro di sé e custodisce una foto di Buffalo Bill, che spera di andare a vedere in America.
Elga invece è orfana, vive con il parroco e la perpetua e nei sogni immagina la madre morta da tempo. A sublimare la mancanza della figura materna ci sono le immagini sacre che la bambina trova attorno a sé, su tutte quella di Sant’Agata alla quale la bambina si ispira, inseguendo un ideale di santità che le permetta di riunirsi alla madre in Paradiso.

Con un disegno dal tratto così austero da sembrare quasi “inciso” sulla tavola e un’abbondanza di nero che avvolge luoghi e personaggi, l’autore narra una piccola fiaba densa di significati.
La coda del Lupo è il racconto del passaggio dall’infanzia all’età adulta: in mezzo ai grandi che non li considerano interlocutori, ai bambini non resta che scoprire da soli sé stessi ed il mondo che li circonda; anche attraverso il filtro della loro immaginazione.
Le immagini sacre per Elga e la foto di Buffalo Bill per Fucsio sono un viatico per ipotizzare un futuro di speranza, e proprio la distruzione di una di esse costituisce un passaggio cruciale del racconto, sancendo la fine della spensieratezza infantile e l’acquisizione di una nuova consapevolezza.
Il senso di distanza tra gli adulti e la protagonista è reso efficacemente dalla scelta dell’autore, che in alcuni dialoghi adotta un’inquadratura ad altezza bambino, “tagliando” quindi il volto degli adulti.

Lo scenario in cui il romanzo è ambientato è ben definito sia dal punto di vista temporale che spaziale: siamo vicini al Santuario di Boccadirio, nei pressi di Bologna, luoghi che l’autore conosce per esperienza diretta (sono le zone di provenienza del padre) e che sin dall’epoca romana sono stati caratterizzati da un’intensa religiosità, prima pagana poi cristiana.
Proprio questa miscellanea tra religione e superstizione costituisce l’altro tema del romanzo: ne è un esempio la sequenza in cui i minatori, davanti all’ipotesi d’esaurimento della miniera, ottengono dal parroco di portare la Madonna in processione allo scopo di riceverne l’intercessione.

Dichiarato intento dell’autore è quello di attingere ai racconti ed alle tradizionali locali, a suo avviso spesso trascurati, e rappresentare un contesto culturale che probabilmente non esiste più nel nostro paese, in cui sacro e profano si intrecciano e nel quale è del tutto naturale assimilare figure provenienti dai culti della tradizione pagana a quelle della dottrina cristiana.
Un sincretismo religioso che ha come sostrato una forte superstizione, per cui è possibile acquistare dai mercanti unguenti dagli effetti miracolosi o imbattersi, addentrandosi un po’ nel bosco, in creature semi-magiche. Come la donna lupo, ex paesana ormai reietta dal marito tradito e dalla comunità, vittima dell’emarginazione e simbolo di una sessualità istintiva e ribelle.

Il romanzo di Neri ha i toni della fiaba, della quale recupera gli stilemi, gli scenari ed anche la brevità. Tutto questo però senza impoverire il racconto, che offre in poco più di cento pagine una vasta quantità di spunti di riflessione. Le potenza suggestiva della tavole ed il ritmo veloce della narrazione rischiano forse di dominare il lettore, inducendolo a trascurare alcuni degli elementi del romanzo, apprezzabili appieno solo con una lettura attenta alle sfumature di cui il racconto è ricco.

AL FESTIVAL

MARINO NERI
LA CODA DEL LUPO
2 • 24 MARZO
NAZARIO 32
inaugurazione con l’autore:
2 marzo • H 19
incontro con l’autore
3 marzo • H 12.30
LIBRERIA FELTRINELLI RAVEGNANA
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