Il nuovo Fantomax: intervista a Luigi Bernardi

Il nuovo Fantomax: intervista a Luigi Bernardi

Da dove è venuta l’idea di far rivivere in fumetto Fantomas?
È arrivata per caso, quando le edizioni BD avevano programmato un’antologia dedicata al capostipite di tutti gli eroi neri. Ne parlarono con Onofrio Catacchio, Catacchio ne parlò con me e insieme realizzammo un racconto di 18 tavole che ancora oggi, pur con qualche variazione, costituiscono le tavole iniziali di Non temerai alcun male. Una volta uscito il libro ci è venuta voglia di continuare, e l’abbiamo fatto.

Sarà una banalità, ma perché quella “x” che sostituisce la “s” finale del nome del celebre personaggio dei romanzi francesi?
Per una tristissima questione di diritti. Fantomas è ancora protetto da diritto d’autore anche se, curiosamente, da qualcuno che non si preoccupa di commercializzarlo. A ogni modo, nella nostra storia il Fantomas letterario non è altro che una delle innumerevoli malefatte dell’organizzazione Fantomax. Quindi il cambio ci stava ed è stato meno doloroso di quanto credessi.

Ho trovato i disegni di Onofrio Catacchio perfetti per questo tipo di fumetto. Un gran bel lavoro, in tutta sincerità. Com’è lavorare con lui? La divisione tra sceneggiatore e disegnatore è netta oppure Catacchio ha avuto un peso nell’ideare e strutturare le storie?
L’ideazione e la strutturazione delle storie è totalmente mia. Catacchio è intervenuto in fase di sceneggiatura, correggendo alcune mie imprecisioni e facendo diventare tavole quelli che per me erano poco più che dialoghi ambientati in location sempre diverse. Ho fatto un uso sfrenato di Google Earth e Catacchio doveva ritrovare ogni volta le tracce di dove mi ero andato a ficcare con la storia. È stato divertente, ho giocato con il mondo proprio come fa Fantomax: puntavo il dito e lì proseguiva la storia. Fantomax è stato il mio apprendistato alla sceneggiatura, in Carriera criminale di Clelia C. sono stato più professionale e preciso.

Hai preso questo personaggio nato all’inizio del novecento e lo hai trasportato in un futuro prossimo, trasformandolo in un’organizzazione criminale – che sembra quasi un culto – descrivendola come artefice di tutti i più grandi sconvolgimenti storici degli ultimi cent’anni. Un culto che persegue il male come fine, come un valore assoluto. Quanto di tutto questo c’era già nel Fantomas letterario?
Nel Fantomas letterario c’era pochissimo di questo. Per il Fantomas letterario i nemici sono la borghesia e il mondo che attorno a lei si raccoglie. Il nostro Fantomax ha una visione del mondo molto precisa, e per metterla in atto, semplicemente, lo deve conquistare. Ho voluto strabiliare il lettore, ma prima ancora me stesso, creando dei legami là dove legami non ci sono. E devo dire che tutto fila come se fosse andata davvero così, o così dovesse andare.

Leggendo il fumetto, e le varie schede che descrivono i misfatti di Fantomax, quasi mi è venuto un brivido nel pensare che tutta la storia dell’ultimo secolo potrebbe essere determinata da decisioni di un unico direttorio criminale. Poi, mi dico, è solo fiction e la realtà è molto più complessa. Mi sbaglio?
Ho giocato a quello che crede nei complotti. Non c’è nulla di più divertente che leggere le tesi complottiste, dagli Illuminati al Grande vecchio. Personalmente sono un devoto delle teorie del caos: tutti quello che avviene è perché le derive caotiche hanno fatto in modo che avvenisse. Il più grande complotto che puoi immaginare può essere vanificato da un cane che attraversa la strada nel momento sbagliato e costringe un’auto a frenare. In Fantomax non è così: tutto quello che avviene è perché doveva accadere, e doveva accadere perché il futuro richiede che accada.

Sarà anche solo fiction, però è indubbio che, solo per stare agli ultimi anni, traumi finanziari come il fallimento di Lehman Brothers oppure la speculazione su vaccini di pandemie che poi non ci sono state – due fatti che contestualizzi nel fumetto – ci fanno pensare che esistono dei centri di potere capaci di far fallire una nazione, o perlomeno di condizionarne le politiche economiche. Il che mi fa pensare, che più che un fumetto di genere, come può apparire in superficie, Fantomax non nasconda neanche più di tanto una forte critica al sistema politico ed economico occidentale.
Fantomax conosce il mondo come nessun altro, perché lo vuole conquistare. Sa come agiscono i centri di potere, li infiltra e li porta a giocare a suo vantaggio. È come le multinazionali che creano i bisogni per poi poterli vendere. O gli stessi centri finanziari che, attraverso i futures, vendono un futuro che in qualche modo si impegnano a costruire, a far diventare un giorno presente. Lehman Brothers è una delle tante impossibilità della storia che ogni tot di anni di verificano. Io stesso ci ho perduto dei quattrini: ma chi poteva immaginare che una banca così potente potesse essere lasciata fallire dalla sera alla mattina. In Fantomax c’è una risposta. Nella realtà probabilmente è un’altra: una notte dei lunghi coltelli fra la finanza ebraica che ha lasciato un cadavere sul campo.

Citi nelle schede come Fantomax abbia influenzato la nascita del fumetto nero italiano, Diabolik in primis, accennando come quella stagione editoriale abbia in qualche modo contribuito a dare un piccolo scossone per un cambiamento sociale, probabilmente già in atto. La cosa che mi ha sempre incuriosito è che quei fumetti avevano sì una carica sovversiva, ma partendo da dei concetti tutto sommato reazionari. Cosa ne pensi?
La carica sovversiva nasce quando si mettono in campo valori profondamente diversi da quelli accettati. È ovvio che gli editori di fumetti neri pensassero solo a far soldi, ma l’impatto sulla morale comune che proposero fu strabiliante. Mercificavano il male, ma nello stesso tempo lo facevano conoscere. Ed erano tempi in cui il male era rappresentato anche soltanto dalla spallina di un reggiseno.

E, sempre parlando di fumetto di genere, facendo la tara su un Diabolik che con gli anni si è decisamente imbolsito, pensi che possa avere ancora un impatto così forte nella società oppure abbia abdicato completamente ad altri media e linguaggi?
Il fumetto, come l’intera società del resto ha ormai sposato la causa della legge, dell’ordine, della tradizione. Ogni tanto emerge qualcosa che va in senso contrario, ma si tratta di episodi. Il prolificare poi di graphic novel di stampo intimistico fa sì che, anche dove potrebbe, il fumetto abbia perduto il coraggio di intervenire nel dibattito filosofico e scientifico che riguarda il futuro di tutti quanti noi.

Tra le tante citazioni di cui hai disseminato il volume, una delle più evidenti è quella dell’utilizzo dello Zanardi di Andrea Pazienza, a impersonificare un Fantomax. È vero che un cattivo come Zanardi nella storia del fumetto italiano è difficile da trovare, ma perché questa scelta?
Mi serviva un “cattivo” che potesse esprimere la cialtroneria italiana. La storia comincia con la morte di Zanardi/Fantomax e l’elezione del suo successore. Pian piano si scoprirà che, nelle vesti di Fantomax, Zanardi lasciava un po’ a desiderare: era irascibile, pasticcione, più adepto a se stesso che alla causa del Male. Insomma, un italiano a tutti gli effetti.

Ho avuto le traveggole oppure il custode del Fantomax/Zanardi è disegnato con le sembianze dello Sconosciuto di Magnus, uno degli autori a cui dedicate il volume?
Niente traveggole. Questa anzi è stata un’idea di Catacchio che io ho accolto con entusiasmo. I dialoghi in flashback fra Zanardi/Fantomax e Lo Sconosciuto/Custode credo siano quelli che mi sono riusciti meglio all’interno di tutta la storia. Zanardi e Lo Sconosciuto sono due personaggi che porto nel sangue, mi piacerebbe scriverne altre storie, magari con entrambi insieme.

Habemus Fantomax era già stato proposto dalla Edizioni BD – come del resto il primo volume di Clelia C. – e con la stessa casa editrice era previsto che uscisse il seguito. Cosa non ha funzionato e perché questo cambio di editore?
Non ha funzionato che non ci siamo trovati a livello editoriale e umano. Per questo abbiamo rescisso i contratti e ci siamo proposti ad altri editori. Igort e la Coconino press sono stati entusiasti di Non temerai altro male, la storia di Fantomax, così come Omar Martini, Sergio Rossi e la nuova Black Velvet targata Giunti lo sono stati di Carriera Criminale di Clelia C.


Luigi Bernardi e Onofrio Catacchio incontreranno il pubblico per presentare Fantomax
sabato 5 marzo alle ore 11,30 alla Libreria Coop. Ambasciatori.
Interverrà Monica Dall’Asta

 

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