Esaltazione del disegno: intervista a Squaz

Esaltazione del disegno: intervista a Squaz

Sei presente all’edizione 2009 di Bilbolbul con una mostra e un nuovo libro intitolato “Dimmi la verità”. Ci puoi sommariamente raccontare la genesi di questo nuovo libro e da cosa invece sarà composta l’esposizione?
Il libro è nato da una proposta della Galleria Miomao di Perugia, la quale mi ha chiesto di sviluppare un progetto di mostra da realizzare nella loro galleria. Siccome generalmente le loro esposizioni sono accompagnate da un catalogo cartaceo, pubblicato in tandem con altre case editrici, ho pensato di affidarmi alla Grrrzetic con la quale mi ero trovato molto bene con il libro precedente (“Minus Habens”).
L’idea quindi è stata quella di fare un lavoro che in primo luogo esaltasse il disegno, in modo da accontentare l’occhio di chi guarda le tavole originali senza doverle necessariamente mettere in relazione con il libro da cui sono tratte. E nello stesso tempo, organizzare tutti questi disegni, questi sketches o frammenti di storie, nel modo più organico possibile. Da qui al “flusso di coscienza” il passo è stato breve.
L’esposizione alla libreria Irnerio invece sarà un compendio degli ultimi tre miei libri, cioè questo, “Minus Habens” e “Pandemonio”.

Mi pare che graficamente in questo ultimo lavoro tu sia andato a briglia sciolta, anche mostrando un tratto, qui e là, abbastanza inedito, dall’inchiostrazione meno marcate. E’ forse una reazione a “Minus habens” in cui hai dovuto disciplinare e contenere il tuo disegno di solito più esplosivo?
Assolutamente sì: la disciplina è necessaria, ma quando è troppa poi l’inconscio torna a reclamare la sua parte. In questo caso, ho accontentato la mia metà oscura.

Mi avevi accennato che fonte d’spirazione per questo libro e per la sua lavorazione sono stati i Monty Python. Puoi spiegrami meglio in cosa ti sei ispirato a loro?
Come si sa, i Monty Python diventarono celebri negli anni ’60 con il loro programma umoristico “The Flying Circus” per la tv britannica.
Al di là dei contenuti dei loro sketches, colpiva anche il modo in cui questi venivano legati assieme in una sarabanda grottesca di nonsense e anarchia: ogni episodio sfumava in quello successivo, con pretesti il più delle volte labili, ma l’idea finale era innegabilmente quella di un insieme o, quantomeno, di un mondo con una coerenza tutta sua.
Inutile azzardare paragoni tra me e loro, ma certamente questo mi è servito come base concettuale.

In queste tavole vedo molta improvvisazione, un flusso di idee e immagini (poco) organizzato, ma estremamente vivo e divertito. Sbaglio?
Mi sono divertito parecchio a farlo, è vero. Di solito è un buon segno: se mi diverto io,  probabilmente si divertono anche gli altri. Quanto all’improvvisazione, non sapevo letteralmente cosa sarebbe successo da una pagina all’altra. D’altra parte, è quello che succede a tutti da quando ci alziamo la mattina fino all’ora di coricarsi.

Già dal titolo sembra chiaro che tutto si giochi sul filo del ribaltamento tra verità e burla, tra ciò che viene detto e quello che invece si vuole nascondere. E’ forse questa per te la vera essenza del fumetto o almeno dei tuoi fumetti?
Penso di sì. Penso alla finzione come al modo più efficace di evidenziare aspetti della realtà che altrimenti ci sfuggono.
E penso che fare fumetti sia uno dei modi più onesti di raccontare bugie.

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