David B. nella terra di nessuno
«La malattia di mio fratello (l’epilessia, n.d.r.) è stato il motivo per cui abbiamo vissuto ai margini della società», dice David B. (Nimes, 1959, al secolo Pierre-Francois Beauchard) in un’intervista del 2004 pubblicato nel n. 11 della rivista «9e Art», «ed è per questo che mi interesso agli autori che stanno ai margini della scena letteraria, a testi che raccontano i confini della società (…) una corrente che parte da Francois Villon e che si sviluppa soprattutto nel XIX secolo grazie a scrittori come Marcel Schwob e Pierre Mac Orlan, autori molto suggestivi, molto evocativi…».
David ha solo 5 anni quando nel 1964 suo fratello Jean-Christophe, di due anni più grande di lui, ha la prima crisi epilettica, la malattia raccontata in quello che è considerato il suo capolavoro: Il grande Male (2 voll., Coconino press), ossia il romanzo di trent’anni di storia familiare e di Francia attraverso il modo in cui l’epilessia, il grande Male del titolo, ha cambiato la vita della famiglia Beauchard, e anche l’immaginario del piccolo Pierre-Francois.
La rabbia del bambino per l’emarginazione della famiglia costretta a trasferirsi in una villa isolata fuori la città di Orleans, dove i genitori insegnano entrambi disegno, dovuta alla malattia del fratello, esplode nei disegni di furibonde battaglie modellate sulle illustrazioni di storia trovate nei libri dei genitori. L’impotenza della medicina tradizionale fa scoprire alla famiglia Beauchard la medicina orientale, propagandata dalla rivista «Planete» diretta da Louis Pauwels e fautrice di una rilettura della storia del mondo e dei suoi protagonisti attraverso l’esoterismo, la teoria del complotto, il mito e il simbolismo: teorie inconsistenti dal punto di vista scientifico ma affascinanti dal punto di vista narrativo, di cui replicano le strutture del genere nella descrizione degli improbabili complotti planetari che «svelano» e che riprendono dagli scrittori pubblicati (come Borges, Brown, Keyes, Clarke).
Sono parole e immagini che permettono al piccolo Pierre-Francois di dominare e rappresentare quel mondo misterioso in cui è precipitato: un mondo dove le leggi naturali non funzionano e che la scienza e la letteratura «normale» descrivono in termini anti-intuitivi e distanti dall’esperienza comune come invece accade con le teorie del «realismo fantastico» di Pauwels e soci; diventato adulto e assunto il nom de plume di David B., queste stesse teorie diventano gli strumenti con cui costruire le proprie storie (oltre a il grande Male, tra quelle edite in Italia ci sono Les incidents de la nuit, Complotti notturni, Guerra di demoni, Urani – la città dei brutti sogni con Joann Sfar), scandagliando quella terra di nessuno tra reale e immaginario dove sogni in forma di caratteri tipografici, spari nel buio, morti che camminano e profeti velati sublimano in trame e personaggi che interagiscono con la nostra vita quotidiana.
Un esempio è la sua ultima fatica, Par les chemins noirs, che si svolge nella Fiume del 1919 che Gabriele d’Annunzio proclamò repubblica indipendente: guidati dal sogno del poeta avventuriero, un plotone di banditi, soldati reduci dalla Grande guerra, agenti segreti ed esperti di occultismo comincerà nella città istriana il «cammino nero» verso l’abisso della Seconda guerra mondiale.
Scheda di David B. dal sito di Bilbolbul
La mostra Diario Italiano