BilBolBul presenta: Lele Marcojanni
Lele Marcojanni è un collettivo (formato da Elena Mattioli, Flavio Perazzini e Roberto Mezzano) che si occupa di raccontare storie attraverso linguaggi differenti, dal video alla fotografia alle arti figurative, fino alla scrittura. Attivo dal 2010, il collettivo ha realizzato mostre a Bologna, Pesaro e Urbino.
La vostra mostra mette in luce il rapporto tra Bologna ed il fumetto. Quale pensate che sia l’elemento fondamentale che ha creato questa alchimia?
Non crediamo ci sia un unico elemento fondamentale, piuttosto l’insieme di molti fattori: sicuramente la città universitaria, abituata a essere attraversata da persone in formazione; il fatto che molte non siano di Bologna, che ha a che fare con il sentirsi liberati dal peso del posto di origine; l’incontro, più di tutto, con personalità simili, attirate da percorsi che finiscono per toccarsi; la voglia di confrontarsi con un ambiente professionale, il bisogno di esprimersi, le possibilità concrete che un posto offre, il fare. C’è un andamento lento e ritmico nel rapporto tra Bologna e il fumetto. Abbiamo visto che il percorso è in continua costruzione: ci sono momenti di stallo e di esplosione, di riconfigurazione, di passaggio di testimone, non si arriva mai a un punto concluso ma a un inizio. Al centro di questo rapporto ci sono le persone, è a loro la responsabilità di creare qualcosa di nuovo o far crescere quello che già c’è. Parliamo di autori, di fumetto come di altro.
Come collettivo, vi occupate di comunicazione attraverso diversi tipi di strumenti, dalla grafica ai videoclip, in una continua riflessione sul linguaggio. Quale linguaggio e quale linea guida avete scelto per la vostra mostra?
LeleMarcojanni si occupa di storie, di come raccontarle e in che contesto, attraverso il nostro strumento principale, che è il video. Le città hanno gli occhi è un’installazione, e una mostra. Chiediamo al pubblico di immergersi, per
quaranta minuti della sua giornata, in una sala dove scorrono sei proiezioni video che hanno la struttura di tavole a fumetti, immerse in un ambiente sonoro realizzato da Glauco Salvo, per leggere storie di autori che negli ultimi quaranta anni hanno legato la loro vicenda umana e professionale a Bologna; è un avvicendarsi di punti di vista che, insieme, restituiscono un’atmosfera comune di qualcosa in movimento, ma che è diversa per piglio e obiettivi in ciascuno di loro. La linea guida è stata cercare un racconto equilibrato, che tenesse insieme tutti gli elementi che volevamo ci fossero: l’esperienza professionale e umana degli autori, la forma tra il linguaggio del fumetto e quello del video, l’atmosfera quando entri nella stanza, l’idea di restituire una mappa; si tratta anche di una città e di come è stata vissuta. Per noi è stato un esperimento, di forma, di contenuto e soprattutto di linguaggio. Un progetto in costruzione, realizzato anche grazie alla fiducia degli autori in quello che abbiamo proposto loro: non avevamo riferimenti per chiarire la resa finale. Tavole – a – fumetti – in – video non è immediato, se non lo vedi.
Quest’anno il BBB compie dieci anni. Dal vostro punto di vista, qual è stato l’apporto che ha offerto nel panorama italiano delle sempre più numerose manifestazioni dedicate al fumetto?
La cosa che ci piace del BilBOlBul è lo spazio che dedica ad autori clamorosi che non troveresti mai altrove. O a esperienze editoriali particolari. Ci sono incontri su argomenti che non penseresti mai di sentir trattare insieme, e invece. C’è la cura giusta e il tempo giusto per far maturare discorsi sul fumetto non semplicistici, o riduttivi, dandogli tutto il respiro e le potenzialità che di fatto ha, e quando sei al festival te ne rendi conto.
Molto spazio nel programma del BBB è dedicato all’infanzia. In che modo vi siete approcciati al fumetto, e quale credete sia la formula più adatta per far avvicinare un bambino a questa forma espressiva?
Abbiamo scoperto il fumetto in modi diversi e improbabili; che c’è chi ha cominciato a leggere vignette prima ancora delle parole, chi invece ha letto riviste del passato con un cervello adolescente troppo malleabile e ne è rimasto
folgorato. Sicuro i nostri percorsi di lettori hanno incrociato le intenzioni di alcune riviste che ci sono rimaste addosso. Il fumetto mette insieme parole immagini e storie, la nostra invidia verso chi gli effetti speciali può farli con la matita è profonda. I nostri storyboard per questo progetto erano zeppi di omini fatti con il tondo e le linee, mostrati impunemente a disegnatori di professione. Come avvicinare un bambino a questa forma espressiva? regalagli un fumetto che ti piace (e prenditi il tempo di spiegargli perché).
Intervista realizzata via mail a novembre 2016.
La mostra Le città hanno gli occhi presso SPAZIO LABO’ continua fino al 16 dicembre con questi orari:
domenica 11 dicembre dalle 15 alle 19 (apertura straordinaria).
Da martedì 13 a venerdì 16 dicembre, negli orari 10-13 e 18 – 19.30.