Tiziano Angri e le suggestioni del suono

Tiziano Angri e le suggestioni del suono

Che tipo di esperienza o di studi hai fatto rispetto al suono?
Le mie esperienze musicali sono esclusivamente da fruitore.
Ho un debole per la ricerca sonora dei gruppi rock tedeschi degli anni settanta come i Faust, Neu!, Amon Duul II e Popol Vuh. Ma anche per la drone music e il suo minimalismo ipnotico. Queste correnti sonore sono tra quelle che più hanno contaminato emotivamente la gestazione del mio libro.

Come mai hai scelto di occuparti della suggestione del suono come tema principale del tuo libro?
L’ispirazione principale viene dallo sciamanesimo e dalle pratiche terapeutiche attraverso l’uso del suono. All’interno del racconto questo elemento è palesato a più riprese: dal rituale di Yuri fino alle rappresentazioni degli sciamani ricavate dalle pitture rupestri delle grotte di Trois-Frères.
Di grande ispirazione è stato anche un piccolo saggio di Marius Schneider (La musica primitiva) che indaga il rapporto tra suono e creazione del mondo nelle credenze delle culture arcaiche.

81iT+5AP2JLIn senso più lato, L’unica voce si occupa della solitudine, del rapporto con le sfide del diventare adulti e trovare un’identità all’interno della nostra società. In quale chiave hai scelto di occupartene?
La chiave principale sta nel disequilibrio che anima la mente e i corpi dei due protagonisti.
La malattia li isola costringendoli ad una vita ai margini e i loro corpi finiscono per subire ogni genere di vessazione, quasi che quel dolore faccia parte di quel rito di passaggio verso il mondo adulto (sebbene entrambi i personaggi hanno varcato anagraficamente da tempo quella soglia).

Il tuo tratto è diventato sempre più personale ed efficace. Hai trovato un equilibrio riuscito tra grottesco e iper-realismo. Che tipo di ricerca visiva stai facendo? Si tratta solo di “istinto” o stai studiando autori, movimenti o stili che ti stanno ispirando in qualche modo?
Negli ultimi due anni ho lavorato alla ricerca di una sintesi che mi rendesse più fluido il rapporto tra disegno e narrazione e che mi consentisse di archiviare certi manierismi che mi portavo dietro. Questo passaggio è fisiologico per chi come me passa la maggior parte del suo tempo al tavolo da disegno.

Come lavori nel trovare il giusto equilibrio tra testo e disegno? Come “pensi” quando realizzi una storia? Ti guida prima l’estro grafico o la parola?
L’estro grafico è senza dubbio alcuno la mia guida principale. In fase di storyboard produco moltissimi disegni legandoli alle prime ipotesi di testo. Da lì in poi cerco di “asciugare” il tutto da orpelli e manierismi vari in modo da non appesantire troppo la narrazione con inutili didascalismi.

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Con L’unica voce ti approcci per la prima volta alla storia lunga. Quali scoperte hai fatto nella sua realizzazione? Quali difficoltà hai incontrato?
L’unica voce ha avuto una gestazione molto lineare, non eccessivamente lunga (un anno e mezzo circa) ma impegnativa (più di trecento pagine tra schizzi, scene tagliate e storyboard). Prima di affrontare il racconto ho raccolto molta documentazione tecnica sulla disforia di genere e su tutto quello che comporta questo tipo di disturbo, così come per i problemi acustici di Yuri. Di quel materiale poco o niente è entrato direttamente nel racconto ma è stato comunque fondamentale per lo sviluppo dei personaggi.

ANGRI-Lunica-voce-ink-pdf-completo-4Alla conclusione del libro ho avuto la sensazione di un finale troppo anticipato. Ho proprio esclamato “diavolo, si chiude così?!” Immagino sia una considerazione che hai già sentito. Cosa ha guidato questa scelta?
Fin dalla prima stesura il racconto doveva rappresentare un frammento della vita dei protagonisti inquadrato nella loro condizione di perenne sospensione se non di immobilità.
Prendiamo Irene: non mi ha mai sfiorato l’idea di mostrarla compiuta nel suo progetto di trasformazione, per me restava importante che apparisse fino alla fine come una persona in transizione.
Uno stato che nella sua anomalia diventa quasi un valore se paragonato ai processi di normalizzazione alla quale lei aspira.
Non è un caso che nell’ultima pagina se ne sta lì, immobile nel vuoto, in attesa (l’ennesima all’interno del racconto) che quel flusso ciclico si interrompa per diventare qualcos’altro. Proprio come la nota di un drone.

Come hai intenzione di portare in giro il tuo libro? Di farlo conoscere?
A parte i canonici percorsi librari mi piacerebbe discuterne anche in circuiti come quelli musicali o dei diritti Lgbt. L’Italia sul tema del passaggio di genere ha una buona legislazione ma nonostante questo molte persone sono costrette a intraprendere costose operazioni all’estero per non incorrere nella lunga ed estenuante macchina burocratica nostrana. Da questo spunto è nato il personaggio di Irene.

Al Festival

Domenica  22
H 15

INCONTRO
SOCAL E ANGRI IN CONVERSAZIONE
MODO INFOSHOP
con TIZIANO ANGRI, ALICE SOCAL
interviene NICOLA GALLI LAFOREST
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