“L’Intervista”: il futuro in toni di grigio visto da Manuele Fior
Siamo nel futuro e in cielo appaiono forme geometriche di origine extraterrestre. Sulla terra viaggiano automobili teleguidate ed è possibile cambiare l’immagine dei quadri alle pareti con un tic.
L’Italia è dis-unificata e i centri storici delle città blindati: un senso di insicurezza e di violenza diffusa serpeggia nell’aria.
Eppure, non è molto diverso dal nostro presente, il 2048 de L’intervista di Fior.
Persiste la difficoltà nelle relazioni umane, si accresce lo scontro tra le generazioni e il senso di solitudine che ne consegue. Un movimento di “giovani rivoluzionari”, la Nuova Convenzione, vuole rovesciare le regole e affermare l’amore libero.
A fare da sfondo a questa storia, immensi cieli notturni e la campagna intorno ad Udine.Il protagonista è Raniero, psicoterapeuta di mezza età, nostalgico del passato e refrattario al progresso tecnologico, che vive nella casa di campagna costruita da suo padre e guida una vecchia automobile.
A bordo di questa vettura, Raniero assiste ad una delle prime apparizioni dei messaggi nel cielo in una notte friulana di un aprile troppo caldo. Il conseguente incidente, la separazione dalla moglie, la rapina nella sua casa e infine l’incontro con una giovane paziente, sono gli eventi che segnano l’inizio del suo percorso.
Dora è presentata come affetta da allucinazioni, ma comprendiamo molto presto che la donna conosce e ha avuto lei stessa le “visioni” del suo medico. Raniero si mostra all’inizio diffidente, ma scopre lentamente di condividere con la ragazza non solo la vista dei segnali apparsi in cielo, ma anche un senso di frustrazione di fronte alla grettezza del mondo.
“E’ il mondo che è vecchio. E falso, stupido e senza senso. Piccolo, ottuso, povero, stanco. Finito.”
Tutto accade poi in pochi giorni: in quella “settimana degli avvistamenti” in cui i segnali extraterrestri diventano visibili a tutti.
Questi segnali, destinati a ripetersi e a sbloccare nuove facoltà mentali, non sono altro che triangoli. Non è un caso se Fior sceglie proprio questa figura: lo stesso Kandinskij, le cui composizioni sembrano intravedersi in alcune tavole de L’Intervista, vedeva nel vertice del triangolo una tensione verso l’alto, una spinta al dinamismo e al movimento.
E infatti, dopo questa settimana, ha inizio una serie di cambiamenti: si aprono dei “ponti telepatici”, che aiutano a stabilire nuove relazioni e legami tra i personaggi, a riallacciare quelli vecchi, ormai logori, nonché a fare chiarezza su situazioni irrisolte.
A livello grafico, questo gusto per i poligoni, che ritroviamo anche nella moda del 2048 (cappelli, occhiali, decorazioni degli abiti) sembra rimandare all’astrattismo del già citato Kandinskij o alle linee ortogonali e al bianco e nero delle prime composizioni di Mondrian.
Quest’essenzialità si contrappone alle tinte espressioniste del precedente lavoro di Fior, 5000 km al secondo (trionfatore al Festival d’Angouleme nel 2011). Qui l’autore utilizzava un’alternanza di colori caldi e freddi, sempre desaturati e quasi tendenti al monocromo, che ben si adattavano ai luoghi della storia.
Ne L’Intervista, Fior riparte dalla stessa Italia piovosa, dai toni cupi e dal taxi teleguidato che comparivano in uno degli ultimi episodi di 5000 km al secondo. Stavolta, però, predilige l’uso esclusivo del bianco e nero, ottenuto attraverso la china e il carboncino, sfruttando in modo pittorico una vasta gamma di grigi, che ci permettono di cogliere l’intensità degli sguardi, la sinuosità dei corpi, le trame dei vestiti nel buio della notte.
Il senso di disfacimento iniziale di Raniero lascia gradualmente spazio alla possibilità di aprirsi a nuove esperienze. La giovane Dora lo guida nella comprensione dei segnali e, da poco più che ragazzina innamorata, si evolve alla fine del volume in una narratrice onnisciente e consapevole dei cambiamenti accaduti.
Al festival
L’INTERVISTA.
STORIA DI UN FUMETTO
Come nasce un fumetto? Qual è il processo creativo che porta dalla prima idea alla graphic novel completa? Quanto tempo passa dal primo appunto all’opera finita? Di quali ispirazioni si nutre l’atto artistico di un fumettista, e quali digerisce senza che apparentemente trovino sbocco sulla pagina?
Per dare una risposta a queste domande – risposta che non può comunque far altro che rimanere sempre personalissima e unica, legata a filo strettissimo con la singola esperienza dell’autore – questa mostra ci apre le porte dello studio di Manuele Fior.
La mostra ricostruisce gli stimoli di cui si è nutrita l’immaginazione dell’autore durante la lavorazione, registrando le citazioni cinematografiche, fotografiche, architettoniche, letterarie e fumettistiche di cui è intessuta L’intervista e riportandole allo sguardo dello spettatore.
Contemporaneamente, in mostra sono esposti gli originali dell’opera, in modo che lo spettatore possa farsi un’idea dei passaggi metodologici e di natura tecnica che hanno portato dalla prima idea alla successione di tavole finite, ricostruendo il metodo di lavoro dell’artista, osservando gli appunti a bordo tavola e confrontando i materiali di lavorazione scartati con il risultato finale.