Tra Alda Merini e Silvia Rocchi. Un incontro a Bologna
Bologna Sabato 23 Febbraio. Muovendomi tra pozze d’acqua e vicoli innevati raggiungo la libreria Le Moline, locale piccolo e accogliente sotto i portici. Alle 16.30 è previsto un incontro con Silvia Rocchi, la giovane disegnatrice di Ci sono notti che non accadono mai. Canto a fumetti per Alda Merini, BeccoGiallo editore. Introduce e interviene Fabio Donalisio.
Quando l’incontro ha inizio la saletta è già piena. Fa piacere verificare come, nonostante le avverse condizioni metereologiche, anche gli eventi apparentemente “minori” del festival facciano il pieno di pubblico.
L’introduzione si focalizza da subito sulla particolarità e difficoltà di questa biografia disegnata.
Alda Merini è stata infatti l’ultima poetessa “visibile”, pubblicamente esposta e sovraesposta, anche per via della vita travagliata (alcuni anni in manicomio) e dei controversi giudizi critici.
Coraggiosa la scelta dunque dei tipi della BeccoGiallo di affidare questa biografia fuori dagli schemi a un’autrice così giovane, alla sua prima prova.
Il soggetto è stato proposto dalla casa editrice che ha scelto Silvia sulla base dei lavori che aveva sottoposto loro. Non sapendo scrivere, ci dice (evidentemente scherzando), ha lasciato che il racconto della vita della poetessa fosse affidato al disegno. Nel libro scorrono due storie parallele, il quotidiano, da cui traspare la fatica del vivere, dai colori scuri, urbani, e la poesia, giovane, tinta spesso di rosso, ricca di metafore.
Nel libro questo parallelo si traduce in una divisione della pagina in due riquadri, in quello superiore, contornato di blu, scorre il quotidiano, fatto principalmente di interni, in quello inferiore, bordato di rosso, si libera la tensione poetica, la passione, accompagnata da una selezione di versi della poetessa. Questo schema è abbandonato solo nel racconto degli anni del manicomio per lasciare spazio a disegni a tutta pagina, cupi, grigi, senza parole ad indicare un tempo sospeso, senza memoria.
Nel disegno, oltre al rosso che è il colore della passione e della violenza, ricorrono alcuni temi cari ad Alda Merini, quali l’acqua e le pareti, rappresentazione dello spazio domestico ma anche del manicomio. I volti sono sempre appena accennati se non del tutto assenti, parla la poesia.
Per Silvia è importante raccontare cose vere, che attingano dal reale. Alda Merini e la sua opera l’ha conosciuta in occasione del racconto, leggendo le sue poesie, visitando i luoghi in cui è vissuta.
Questo Canto a fumetti è uno scorcio soggettivo, una lettura personale della vita e dell’opera della poetessa, filtrata attraverso l’esperienza e la sensibilità della disegnatrice, che rinuncia a qualunque pretesa di oggettività, rischiosa e forse impossibile quando si racconta un’artista e la sua opera.
A chiusura del dialogo Fabio chiede a Silvia come sia “uscita” da questa esperienza, visto il confronto con un personaggio così forte e travagliato.
L’incontro con Alda Merini e la sua poesia l’ha portata a un cambio di prospettiva su alcuni argomenti. In particolare, è rimasta colpita dalla sua capacità di esternare, esteriorizzare l’amore, mentre è stata messa in imbarazzo dal suo misticismo che non riuscendo, Silvia, a comprendere, per formazione e sensibilità, è rimasto fuori dal racconto.
Al termine dell’incontro Silvia ci svela il suo prossimo impegno. BeccoGiallo le ha infatti proposto di disegnare la biografia di Tiziano Terzani.
Sarà interessante vedere se lo stile così particolare di Silvia saprà adattarsi altrettanto bene alla vita di un personaggio così diverso dalla poetessa milanese.