Fumetti dal nord Europa: kuš! e Bendik Kaltenborn (Elena Orlandi)
Tra i fumetti più interessanti e sperimentali europei, molti vengono da esperienze tradizionalmente periferiche come l’Europa del nord; quest’anno a BilBOlbul si va molto a nord con il norvegese Bendik Kaltenborn e la rivista lettone kuš!
Bendik Kaltenborn, David Schilter e Anete Melece (rispettivamente curatore e fumettista di kuš!) hanno conversato con Matteo Stefanelli sabato scorso alla libreria Modo Infoshop di Bologna.
In quali condizioni storico culturali sono nati i vostri progetti?
David Schilter Mi sono trasferito a Riga dopo anni che a Lucerna collaboravo con il Fumetto Festival, lì mi sono reso conto che il panorama del fumetto era completamente vergine: in Lettonia infatti non esistono fumetti tranne qualche traduzione di Asterix e Topolino. È così che nel 2007 è nato Kuš! e il primo numero non presentava nemmeno artisti lettoni, c’era solo la copertina di Anete.
Bendik Kaltenborn Negli ultimi dieci anni in Norvergia c’è stato il boom delle striscie commerciali e la maggior parte dei norvegesi associano i fumetti con questa parte commerciale o con i fumetti per bambini. Mentre con il mio gruppo Dongery volevamo muoverci sul fronte della stupidità infinita.
Che tipo di pubblicazioni producete?
Schilter La nostra è una rivista, il primo numero di kuš! è uscito in 8000 copie a Riga. Puntavamo ad avere pubblicità, ma già sul secondo numero avevamo perso ogni possibilità di averne perché veniva considerata una rivista troppo strana, al limite della pornografia, violenta. Nelle edicole veniva proprio messa tra le riviste pornografiche, e infatti del primo numero abbiamo venduto solo 700 copie. Poi abbiamo ricevuto aiuto economico da un amico che ci ha consentito di andare avanti a pubblicare. E qualche tempo dopo siamo passati al formato più piccolo A6, chiamandolo š.
Kaltenborn All’inizio autoproducevamo una fanzine, piena di nonsense e personaggi carini. Poi col passare del tempo il gruppo si è ingrandito e siamo passati anche noi a temi più pornografici. Il nostro obiettivo era quello di diventare editori ma non avremmo potuto concentrarci sulla parte artistica e non avremmo disegnato più, per questo è stata una fortuna che un editore vero, la No Comprendo Press, si sia interessata al nostro lavoro.
Quand’è che avete capito che potevate farcela, qual è stato il punto di svolta?
Schilter Il punto di svolta è stato nel 2009, quando abbiamo presentato una mostra di quindici artisti internazionali. Da lì la rivista ha cominciato a risvegliare più interesse e noi abbiamo iniziato a ricevere con più facilità i fondi istituzionali.
Kaltenborn Probabilmente è stato un festival a Washington Dc nel 2004 dova abbiamo iniziato a vendere molte copie.
Quali sono i vostri modelli per il fumetto?
Schilter Avendo collaborato per tanti anni con il Fumetto Festival di Lucerna, direi tutto quello che è passato di lì e in vent’anni sono passate molte cose.
Kaltenborn Per me sicuramente alcuni fumettisti americani come Jim Woodring, mentre a livello europeo direi che non c’è niente di meglio di quello che stanno facendo i finlandesi al momento.
Anete Melece Nel 2006 sono andata in Erasmus a Lucerna e lì ho conosciuto la scena svizzera e ho capito che potevo concentrarmi sul fumetto anche io.
E conoscete qualche fumettista italiano?
Schilter Be’ sicuramente quello che pubblica Canicola, poi Gipi e Mattotti.
Kaltenborn A me piace molto il lavoro del mio amico Manuele Fior.
È interessante pensare che la Lettonia fosse un territorio vergine per il fumetto… qual era il vostro background artistico, a cosa vi ispiravate?
Melece In Lettonia c’è una solida accademia pittorica classica, dove ho studiato anche io. L’impostazione è fortemente realista, ci fanno copiare per giorni e giorni la stessa cosa finché non diventa perfetta. Alla fine disegni solo quello che vedi e non più quello che immagini.
In cosa riconoscete la vostra identità?
Melece La nostra è difficile da riconoscere perché siamo dei pionieri e poi forse è troppo presto, magari si capirà tra qualche anno. Dobbiamo fondare una nostra tradizione.
Mi sembra che comunque siate molto distanti dal trend attuale del graphic novel, l’autobiografia…
Melece Be’ noi lettoni siamo molto timidi e poi forse è proprio una reazione a questa forte formazione realista.
Mentre tu Bendik, perché disegni uomini d’affari?
Kaltenborn Il feticismo per gli uomini d’affari è iniziato quando vivevo in Svezia. Vedevo che sembravano sempre controllati e padroni della situazione e volevo capire come si sarebbero comportati in una situazione di disagio, mettendoli in contatto con ragni e serpenti.
Parlateci della vostra mostra da Elastico.
Schilter Tutto è nato dalla crisi in Lettonia, è stato chiesto a una serie di artisti di preparare una mostra sul tema del kit di sopravvivenza. Però avevamo solo 70 euro di budget e quindi ci è venuta l’idea delle scatole di fiammiferi… ogni artista disegna su un formato pari a quello di una scatolina. La mostra è in crescita, ovunque la portiamo prendiamo dentro qualche altro disegnatore e siamo ormai a 304 artisti.
Le mostre sono ancora aperte:
[…] il blog di Bilbolbul: Cena con Gramsci di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini Blexbolex Atak Bendik Kaltenborn e kuš! 45.463689 9.188141 Share this:Like this:LikeBe the first to like this post. da → festival, […]