Le stagioni di BlexBolex (Anna Castagnoli)

Le stagioni di BlexBolex (Anna Castagnoli)

Se qualcuno gli chiede se è l’erede del lavoro di destrutturazione della linea chiara iniziato da Joost Swarte (www.joostswarte.com), risponde: “la linea? Cos’è? E’ qualcosa di esterno alla forma o interno?

Nel dubbio Bernard Granger, in arte BlexBolex, ha deciso di farne a meno il più possibile. Nato nel 1966 a Douai, una cittadina a cavallo tra Francia e Belgio, entrato all’École européenne supérieure de l’image di Angoulême con il sogno di diventare pittore e uscito con la certezza di votare la sua vita alla serigrafia, BlexBolex è oggi uno dei più raffinati ricercatori della forma e del colore puri. Ha iniziato la sua carriera autoproducendosi e in breve tempo ha conquistato un numero sempre più grande di editori: Albim Michel, Thierry Magnier, Seuil, solo per citarne alcuni.

La vera fonte di ispirazione della sua ricerca bisogna cercarla fuori dal mondo del fumetto, direttamente in quella grande rivoluzione artistica che sono state le avanguardie di inizio novecento. Ma interrogato non nega la sua passione per Herge, per le copertine dei gialli degli anni ’50, e le affiches dei films di Jacques Tati.

Le forme pure e i colori brillanti delle sue tavole sembrano sempre tesi a trovare un equilibrio tra il lato oscuro delle cose: gli istinti più bassi dell’uomo, lo straniamento, la malinconia, il macabro – e quello più luminoso: la grazia dell’infanzia, la delicatezza delle forme della natura, la meraviglia per l’accadere delle cose, l’incanto. Il risultato di questo sforzo di equilibrio è sempre uno strano senso di sospensione. La sospensione, impalpabile e indefinibile tensione narrativa, è senza dubbio la caratteristica dominante di tutta l’opera di BlexBolex.

Nel 2009 il suo “Imagier des gens”, pubblicato in Italia da Orecchio acerbo col titolo “Immaginario”, vince il premio come “Miglior libro del mondo” alla Fiera del libro di Lipsia.

Fumettista, illustratore per bambini, direttore di collezione presso Cornelius, alla fine degli anni ’90, oggi BlexBolex vive in Germania e insegna alla School of Art and Design di Berlin-Wessensee.

In Italia Orecchio acerbo ha pubblicato anche “Stagioni”, libro che BlexBolex considera come la seconda parte di “immaginario”. 

 

Analisi di Stagioni
Orecchio Acerbo 2010
www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=catalogo&id=205

A prima vista, Stagioni di BlexBolex sembra essere un semplice e gigantesco imagier di stagioni, un catalogo di più di 90 pagine di immagini associate a nomi.

L’inizio del libro, infatti, sembra voler prendere per mano il lettore dolcemente, senza spaventarlo. Una sequenza di oggetti rassicuranti come semi, foglie, bulbi di fiore, una rondine, una prugna, un pallone da spiaggia… chiudono il primo ciclo di stagioni (stagione dopo stagione il libro dura tre anni e una primavera). Ma stagione dopo stagione le associazioni tra figure e nomi slittano su piani più complessi, proprio come per un bambino, che crescendo passa dall’imparare i nomi delle cose, all’imparare che le cose possono avere più nomi, e che  i nomi possono addirittura inventare le cose, e trasformarle. Nascono metafore, metonimie, sineddoche. Sopra un albero d’autunno, che sembra un fuoco d’artificio di colori, troviamo la parola: festa. Sopra l’immagine desolata di un bosco incendiato, la parola: tristezza. E siamo solo all’inizio.

Se quello che ci interessa in un album illustrato sono i rapporti tra testo e immagini, questo libro è la nostra enciclopedia. Di volta in volta il testo che accompagna l’immagine può indicare:

a) direttamente un’immagine (anguria/illustrazione di un’anguria)
b) un’azione (una siesta/un uomo che dorme in un bosco)
c) l’emozione scaturita da un’immagine (tristezza/bosco bruciato)
d) il significato di una scena (inquietudine/un uomo che guarda le nuvole addensarsi oppure amore/due cervi in un bosco)

Nel caso “c” (l’emozione scaturita da un’immagine ) ci può essere tutta una sinfonia di varianti. Da suoni più nitidi, cristallini, come tristezza/ bosco bruciato (facili da comprendere), ad accordi più complessi: la parola ubriacatura la troviamo associata a un meraviglioso ciliegio in fiore che occupa due pagine, fino ad arrivare a dodecafonie, non sensi: la parola débâcle (disfatta, rovina) la troviamo associata a un paesaggio di montagna innevato (quale è la sconfitta?)

Idem per il caso “d” dove il testo sembra chiarificare (o creare ex-novo) il significato di una scena. Si va da significati semplici come un amore/immagine di cervo e cerbiatta, a rapporti più complessi: nell’immagine qui sotto alla parola testardaggine è associato un albero che al momento del cambio di stagione non ha perduto le foglie (la parola contiene un giudizio).

A volte è l’immagine che dà senso a una parola, a volte è la parola che dà senso a un’immagine. A volte l’immagine ci sembra chiara ma la parola la offusca, la devia verso un nuovo significato. A volte la parola ci sembra chiara ma l’immagine la offusca, la devia verso un nuovo significato (come nel caso visto di ubriacatura). Il libro ci costringe con sottili meccanismi di ripetizioni, segrete associazioni, suggerimenti, a liberare le immagini dalle parole e le parole dalle immagini, per poi rilegarle di nuovo, in un gioco infinito che tratta di significati e significanti, ma anche del nostro rapporto alle cose, e della sua qualità.

 

Con un po’ di pazienza avrei potuto esaurire i giochi di combinazioni possibili (almeno nella forma, perché nella sostanza dobbiamo aggiungere un terzo fattore imperscrutabile, che è l’interpretazione del lettore delle metafore presenti. Il lettore si intrufola tra parola e immagine e crea a sua volta un’interferenza, un suono).

Ma tutto si complica ulteriormente quando ci accorgiamo che non solo ci sono diversi rapporti tra testo e immagini, ma anche tra immagini attigue nella doppia pagina, immagini perdute nel libro che si ritrovano mutate dalle stagioni, immagini di oggetti simili in contesti diversi, etc. Le pagine sono, (ma non sempre!), in relazione tra loro, con relazioni di diverso tipo:
–  relazioni di causa effetto: bambino che salta nella pozzanghera (un divertimento)/mamma che stende i panni (unlavaggio)
– relazioni di familiarità: una foglia (una foglia)/un bruco su una foglia (un bruco)
– relazioni temporali: un’esclamazione di stupore davanti alla neve che cade (un grido)/una casa sepolta dalla neve (la neve)
– relazioni di luogo: un campeggio/ un bambino che è stato punto da una zanzara (una zanzara)
– relazioni di forme o colori
– relazioni metonimiche (contenitore/contenuto)
– relazioni di sinonimi: potete vedere in basso la coppia storia/fiaba, illustrati da una mamma che legge una fiaba a sinistra e da una scena della piccola fiammiferaia a destra. Le due immagini hanno lo stesso peso, ma è bellissimo che la parola storia a sinistra nasca dall’’immagine (è l’immagine che dà senso alla parola storia), mentre l’altra discenda dalla parola (è la parola fiaba che chiarisce il senso dell’immagine della piccola fiammiferaia).

L’albero che in autunno chiariva la parola una testardaggine (perché non aveva perso le foglie, vedi immagine sopra) diventa in primavera un ritardo perché non ha ancora messo le foglie. E’ sempre lo stesso bambino che assiste alle due scene. Da notare che queste relazioni si scoprono solo dopo più letture, per caso, perdute dentro altre decine di relazioni più immediate e semplici.

Nessuna relazione è mai scontata e sfogliando questo gigantesco imagier siamo continuamente costretti a rallentare, tornare indietro, scontrarci contro, scorrere veloci, in uno stato di piacevolissimo straniamento quale solo può darci davvero un anno che passa, con quel ritmo del tempo mai uguale, che può rallentare dietro a vetri da cui si guarda scorrere la neve o andare più veloce in una settimana di scuola. Temporali, giochi, partenze e ritorni… pensavo, scorrendo incantata il libro, che c’è solo un’epoca della vita in cui tutto è così denso di significati, così presente a se stesso, così ricco di scoperte e nuove associazioni, in cui le immagini e le cose non sono solo strumenti, utensili del quotidiano vivere, ma pozzi di senso, culle del meraviglioso. Nell’ultima pagina ci aspetta infatti la chiave di lettura di tutto l’album, un germoglio che nasce ha questa parola associata: un’infanzia.

E’ questa cosa qui, l’infanzia. Questa meraviglia del guardare. Questo senso che nasce dalle cose, dalle figure, dalla natura che muta e si trasfigura nel pozzo del nostro sentire.

AL FESTIVAL:
BLEXBOLEX
HORS-ZONE
2 • 31 MARZO
SQUADRO STAMPERIA GALLERIA D’ARTE
inaugurazione con l’autore:
2 marzo • H 19

incontro con l’autore:
3 marzo • H 15
BIBLIOTECA SALA BORSA – AUDITORIUM

laboratorio con bambini con l’autore:
3 marzo • H 10
BIBLIOTECA SALA BORSA RAGAZZI

4 marzo • H 19.30
HOTEL AL CAPPELLO ROSSO

in collaborazione con:
Ambasciata di Francia – Institut Français Italia

a cura di:
Squadro stamperia galleria d’arte


 

Anna Castagnoli, autrice, illustratrice e redattrice del blog Lefiguredeilibri.com.
L’analisi di Stagioni è riadattato da www.lefiguredeilibri.com/2009/12/07/saisons-di-blexbolex-albin-michel-2009

 

 

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