Vecchini e Sualzo, intervista su Fiato sospeso
Olivia, la protagonista del racconto, a causa di alcune allergie, cresce iperprotetta dai genitori, con continui divieti che la fanno sentire diversa. Solo in acqua, in piscina, si accorge di essere uguale a tutti gli altri e, allo stesso tempo, perfettamente al sicuro.
Olivia trova il modo per fuggire dal mondo protetto e isolato in cui fino ad allora aveva vissuto, buttandosi in un’impresa avventurosa per aiutare quella che, fino a poco tempo prima, era la sua rivale.
Attraverso uno stile grafico sospeso tra il realismo e l’onirico, i due autori raccontano una storia di crescita emozionante, in cui la solidarietà e l’amicizia emergono come forza indiscussa.
INTERVISTA A SILVIA VECCHINI
Hai una vasta produzione di libri per ragazzi: hai trovato difficoltà tecniche nello scrivere la sceneggiatura di un fumetto?
La storia era pronta, voleva essere un romanzo per ragazzi ma Antonio l’ha intercettata prima e mi ha chiesto di rivederla… Riconosco che il fumetto è un genere molto complesso e che richiede una conoscenza specifica. Per me è stato molto bello provare. Ho scritto liberamente sapendo che Antonio avrebbe capito l’intenzione profonda del testo, dei dialoghi, dell’ambientazione, il carattere dei personaggi e ho lasciato che lui “traducesse” la mia bozza in una vera e propria sceneggiatura.
Volevo che avesse libertà di muovere i personaggi, decidere le inquadrature, che si affezionasse alla storia avendo la possibilità di intervenire direttamente.
Vedevo le matite dei capitoli solo quando erano concluse.
Olivia è ispirata a una delle sue figlie: questo rapporto fra personaggio e persona reale ti ha creato difficoltà nello scrivere?
Sì, la storia di Olivia è nata guardando mia figlia nuotare in piscina in un momento in cui l’allergia iniziava a darle un po’ di tregua. Ma anch’io sono stata un soggetto allergico e dunque nel personaggio si mescolano diversi piani. Le mamme sono un bersaglio facilissimo per la paura ma allo stesso tempo riescono a trovare una spinta in più quando si tratta di dare motivi di speranza.
Ho cercato di mettere tutto questo nella storia di Olivia. Non sappiamo se l’allergia è definitivamente battuta, se Olivia vincerà la gara, se troverà modo di inserirsi appieno… ma almeno è ai blocchi di partenza e potrà provare.
Non è una questione di lieto fine ma di possibilità che credo non debbano essere negate a nessuno.
Alla fine è giusto dire che “Fiato Sospeso” è un elogio alla personalità, un abbattimento della massificazione che domina il contesto sociale dei nostri tempi?
Sì, assolutamente. Mi capita di incontrare ragazzi a scuola o in libreria. Sono originali, pieni di idee e di cose da raccontare ma faticano molto a venire allo scoperto perché temono di non essere all’altezza. E allora la cosa più facile è quella di confondersi e somigliare a qualcuno di questi modelli così finti ma così diffusi e potenti. Ho scelto di raccontare la storia di due ragazzi un po’ fuori posto per dire che a tutti capita di sentirsi così… Quello che conta è provare a trovare la propria strada, volersi bene e difendere la propria diversità, le proprie scelte.
INTERVISTA A SUALZO
Il tuo stile è non realistico: ha influenzato la scrittura del testo e la definizione dei personaggi, oppure hai lavorato sulla sceneggiatura già definita?
Come ha detto Silvia, non ho ricevuto una sceneggiatura ben definita, ma una via di mezzo tra un trattamento e un testo teatrale, e questo mi ha portato inevitabilmente a un confronto serrato con lei per costruire in accordo i personaggi. È stato quasi un lavoro di adattamento, una trasposizione a fumetti di un’opera letteraria. Questo però vale solo per la fase iniziale. Quando poi è stato chiaro che il suo romanzo non avrebbe visto la luce che sotto forma di fumetto, Silvia si è consegnata mani e piedi e ha scritto sicuramente pensando al mio stile, che tra l’altro conosce alla perfezione.
Mi ha molto colpito la sensibilità ritmica che emerge dalle pagine, la scansione dei tempi della vicenda e delle scene: era già nella sceneggiatura o è nata in fase di disegno?
È un mio pallino da sempre, ne ho fatto uno dei motivi di esistenza de “L’improvvisatore” e sicuramente anche in “Fiato sospeso” l’attenzione al ritmo della narrazione ha occupato gran parte della progettazione. La storia di Silvia aveva già una scansione ottima, non ho dovuto far altro che rispettarla più possibile. La vera sfida è stata cercare di tradurre le sue bellissime descrizioni di azioni e stati d’animo in sequenze visive che avessero lo stesso ritmo e pathos. Finché nessuno confronterà il suo testo con il fumetto… fatemi credere di esserci riuscito.
Potresti darci la tua analisi di quella che è la scena per me più importante della vicenda, dal punto di vista narrativo, cioè quella a pag. 71 (la riconciliazione fra Olivia e Micaela)?
La scena di pagina 71 è di sicuro la chiave di volta dell’intera storia. È un attimo che deve far capire che tutta la compressione delle pagine precedenti è pronta a distendersi. Che incomincia una “galoppata” che condurrà la storia fino in fondo.
C’è Olivia molto depressa, c’è un’azione concitata, violenta e poi… c’è un interruttore che scatta e che fa prendere a Olivia la decisione che cambierà tutta la (sua) storia. Ho cercato di congelare questi passaggi cruciali in dettagli, rallentamenti, silenzi, che facessero soffermare il lettore senza fargli perdere il passo che la storia stava prendendo.
Perché, nell’economia del racconto, tutta la sequenza doveva comunque stare in una decina di pagine. Ho smontato questa scena almeno un paio di volte prima di arrivare alla versione finale.
AL FESTIVAL:
La mostra, che riunisce stampe, tavole originali e le matite che hanno portato alla creazione del libro, permette di conoscere ed entrare nelle atmosfere del racconto.
Sualzo e Silvia Vecchini terranno un laboratorio per bambini sabato 3 marzo alla Libreria Irnerio. Domenica 4 marzo, in Biblioteca Salaborsa, Sualzo condurrà un laboratorio più focalizzato sul disegno.
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