Intervista a Fabio Sera, in mostra con “In un corpo differente”

Intervista a Fabio Sera, in mostra con “In un corpo differente”

Fabio Sera nasce in provincia di Brescia nel 1983. Dal 2002 vive a Bologna, dove ha frequentato l’Università e ha conseguito una laurea in Storia dell’Arte. Dal 2009 collabora come redattore a Flashfumetto, sito web del Progetto Giovani del Comune di Bologna dedicato all’universo del fumetto. Nel 2008 si classifica primo al concorso “Coop for Words” nella sezione dedicata alla nona arte. Ha collaborato con il gruppo pop Chewingum, disegnando copertine e manifesti. Per oltre un anno ha pubblicato un fumetto a puntate sul sito www.prufrock-spa.it. Le sue storie brevi raccontano di vite quotidiane in cui si celano elementi disturbanti.

Dopo aver presentato a BilBOlbul nel 2009 la mostra La memoria dei pesci rossi, Fabio Sera torna al festival con il fumetto In un corpo differente, vincitore nel 2010 del concorso promosso da Komikazen Festival di fumetto di realtà ed edito da Comma 22. Un’opera che affronta il tema dell’identità sessuale attraverso la storia di Romina, uno dei primi transessuali in Italia a cambiare sesso. Il racconto della quotidianità senza colore di una donna anziana e sola si sovrappone ai ricordi di una vita: il lavoro in un circo con un numero di cabaret, il difficile rapporto con la madre, la strada e la prostituzione, fino all’esperienza umiliante del carcere maschile. Un passato carico di cicatrici che la porta alla decisone di affrontare l’operazione per il cambio di sesso: una mattina d’estate prende un treno per la Svizzera, pronta ad iniziare una nuova vita. Questo racconto rappresenta uno snodo importante nella produzione artistica di Fabio Sera, che per la prima volta si confronta con un lavoro più lungo e articolato rispetto ai suoi precedenti fumetti.
Da qualche anno, il giovane autore bresciano ha iniziato a sperimentare una tecnica particolare, inizialmente utilizzata con disegni tratti da fotogrammi di film del cinema muto e poi applicata anche al fumetto. Il risultato è un segno morbido, sospeso, che avvolge e imprigiona figure, oggetti e paesaggi.

Quella di Romina Cecconi, una delle prime transessuali in Italia, mi sembra prima di tutto una storia di coraggio e solitudine. Cosa ti ha colpito delle sue vicende?
Forse proprio il contrasto tra coraggio e solitudine, come dici tu. Ho conosciuto Romina come una tranquilla signora che vive da sola con il proprio cane, in un piccolo appartamento della periferia di Bologna, e quando ho scoperto la sua storia sono rimasto – forse un po’ ingenuamente – colpito da quale straordinaria vita possa esserci dietro la quotidianità apparentemente ordinaria di una persona. Il coraggio di non nascondersi, ma anzi di vivere con orgoglio la propria sessualità nonostante la totale chiusura dell’epoca verso certi temi, le ha portato incredibili difficoltà (la prostituzione, il carcere, il coprifuoco, addirittura il confino!), ma anche la gioia di vivere appieno la sua vita e la soddisfazione di vedere infine i propri diritti riconosciuti: volevo raccontare, almeno in parte, queste cose, cercando però di tenere sempre presente che avevo davanti una donna con tutte le sue virtù e difetti; non volevo farne un’apologia, insomma.

Perché hai scelto di raccontarlo? Quando un autore decide di scrivere di un argomento penso che non sia semplice spirito cronachista, ma dietro ci sia la volontà di lasciare un messaggio, in maniera diretta o indiretta che sia…
È proprio così! Non ci sono (almeno non credo) messaggi diretti nel mio fumetto, ma è ovvio che la semplice scelta di raccontare una storia piuttosto che un’altra implica una presa di posizione. Rispetto agli anni ’60, ora si parla molto di più di transessualismo, la gente è più informata, ma spesso è informata male. Documentandomi per la realizzazione del fumetto mi sono accorto di quanto poco ne sapessi in realtà, di quante approssimazioni, semplificazioni ed errori si commettano. E la stampa generalista di certo non aiuta. Il mio fumetto non è certo un saggio critico, racconto solo una storia, però penso sia importante che certi temi escano dai circuiti ristretti in cui di solito se ne parla per arrivare anche ad altri media, magari anche solo per offrire un punto di partenza da cui approfondire.

Fabio Sera

Hai fatto molte ricerche sugli anni ’60 come periodo storico e sociale dell’Italia di quegli anni? Quanto di questo è riportato nel fumetto e come?
Prima di iniziare a scrivere e disegnare, ho fatto parecchie ricerche, ma soprattutto sulla storia del movimento trans in Italia: i suoi protagonisti, le associazioni, i momenti più importanti. Credo che poco o nulla di tutto questo sia poi finito nel fumetto, ma mi ha aiutato a orientarmi. Poi durante la lavorazione, ho fatto ricerche soprattutto per aiutarmi nella costruzione delle scene: foto d’epoca, ma soprattutto ho guardato, o riguardato (su consiglio di Daniele Brolli di Comma 22), molti film degli anni ’50 e ’60; sia per rispondere a dubbi ben precisi (ad esempio: com’era fatto il parlatorio di una prigione italiana degli anni ’60?), sia per cercare di rendere una certa atmosfera.

Vedendola alla luce di oggi, cosa pensi della società di allora e dei cambiamenti che l’hanno portata a quella attuale? In cosa è mutata e in cosa appare ancora ferma ad allora?
Non credo di aver studiato abbastanza per dare una risposta non banale a questa domanda! Mi vien solo da pensare che, come dicevo prima, oggi è molto più facile essere informati, ma spesso l’informazione è piuttosto superficiale, se non dannosa. Ma è appunto una risposta un po’ banale…

Il tuo stile di disegno mi sembra debitore dei tuoi studi artistici legati alla pittura ancor prima che del fumetto. Ci parli un poco di come hai maturato il tuo segno e di come lo hai usato per raccontare questa storia?
Ho iniziato a utilizzare il pastello bianco su carta nera ormai parecchi anni fa, prima per alcune illustrazioni, poi per storie a fumetti. Nel passaggio al fumetto la difficoltà maggiore per me è sempre stata quella di accordare il ritmo delle immagini (necessariamente lento, visto il segno “pastoso”) con il ritmo della narrazione, non riuscivo a farli coincidere. Mi sono trascinato questo problema senza risolverlo per molto tempo, ma quando ho iniziato a lavorare a In un corpo differente ho dovuto per forza affrontarlo. Ho lavorato molto sullo storyboard, come non avevo mai fatto prima, e sulla costruzione della tavola cercando di trovare il giusto ritmo. Spero di esserci riuscito!

Perché la scelta di questa bicromia? Che effetto vuoi ricreare?
Era la prima volta che usavo la bicromia. O meglio, l’avevo già utilizzata ma servendomi del secondo colore semplicemente per colorare alcuni elementi piuttosto che altri. È stato Brolli a spingermi a usarla per ricreare invece un effetto di chiaroscuro, per far “uscire” il disegno. Non so se ho raggiunto l’intento, ma devo dire che è stata una delle parti più divertenti nella lavorazione del fumetto.

Questa è la tua seconda vittoria a un concorso dopo quello di Coopforwords. Quanto sono importanti questi concorsi? Per Coopforwords che premio hai ricevuto?
Coopforwords metteva in palio la pubblicazione in un catalogo, ma soprattutto la possibilità di avere una propria mostra all’interno di BilBOlbul, che per me è stata un’esperienza importantissima. Ti dico solo che all’inaugurazione della mia mostra, che coincideva con l’apertura del festival, c’erano alcuni degli autori che amo di più: Lorenzo Mattotti, Gabriella Giandelli, David B… poi in realtà io mi vergognavo come un ladro quindi non ho osato più di tanto chiedere pareri e consigli: temevo stroncature inappellabili. Tra l’altro in quell’occasione ho conosciuto anche Marino Neri, che esponeva le tavole del suo Il re dei fiumi, vincitore di Komikazen 2008. È stato lui a parlarmi per la prima volta di questo concorso. Questo per dire che prima o poi tutto torna utile, e che i concorsi servono (anche se bisogna sceglierli bene).

Komikazen e Comma 22 ti permettono di pubblicare il tuo primo volume a fumetti. Cosa provi per questa opportunità?
È un’opportunità, come dici tu, ma anche una responsabilità: un’occasione del genere non va sprecata. Per questo, al momento, ci sono vari sentimenti: la soddisfazione per tutte le cose che ho imparato in quest’ultimo anno, la consapevolezza che ce ne sono altrettante su cui ora dovrò riflettere e da cui ripartire, e ovviamente, la curiosità e il timore di scoprire quali saranno le reazioni dei lettori.

 

A BILBOLBUL 2012

FABIO SERA
IN UN CORPO DIFFERENTE
2 MARZO • 1 APRILE
LIBRERIA FELTRINELLI RAVEGNANA

incontro con l’autore: 3 marzo • H 15
LIBRERIA FELTRINELLI RAVEGNANA

in collaborazione con: Komikazen Festival

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