Giuda: tradire per scoprire la bellezza
Accademia di Belle Arti
“Giuda indaga il tradimento delle immagini, l’ambiguo rapporto tra segno e percezione.” Il fumetto pare ormai maturo (anzi lo è da tempo)per i “tradimenti”, per essere analizzato, scomposto, ricostruito. L’idea dietro a Giuda sembra ambiziosa, eppure necessaria. Come è nata questa idea, cosa comporta questo impegno?
Il fumetto è sempre stato per me il mezzo artistico più moderno e innovativo che il novecento avesse prodotto. Ma bisogna dirlo è arenato in una fossa di moralismo, accademismo e rigidità mentali di cui altre arti non hanno mai sofferto. Uscire da questa buca non era possibile, allora noi abbiamo iniziato a scavare per andare più in basso. Abbiamo aggirato la difensiva, attaccando.
Abbiamo disegnato una mappa della vita e delle persone.
Giuda non è un’idea, noi non commettiamo azioni, le storie delle persone sono il nostro disegno.
Biblioteca Renzo Renzi
Questa biblioteca è nata con lo scopo di documentare la storia, l’evoluzione teorica e tecnica del cinema e di favorirne la conoscenza come fenomeno artistico-culturale. Per decostruire qualcosa, in questo caso il fumetto, è necessario conoscerne la storia, gli autori; è pretestuoso pensare che un’operazione come Giuda possa diventare anche un percorso nella storia del fumetto?
Renzo Renzi fini davanti al tribunale militare per la sceneggiatura di un film che non realizzò mai “L’armata s’agapò”, che raccontava con toni critici l’occupazione italiana della Grecia. Una storia meravigliosa che il fumetto potrebbe spezzettare, ritagliare e rincollare. Si potrebbe raccontare un film mai visto e di una occupazione rimossa dall’Italia di brava gente.
Non penso sia pretenzioso, noi raccontiamo la storia, ma non facciamo biografie noiose ne elenchi di date da ricordare. Non intervistiamo profughi della Shoah perchè ci raccontino le verità. Noi raccontiamo la bellezza della storia, siamo degli esteti.
Facoltà di Lettere e filosofia
Giuda nasce come rivista completamente disegnata, fin dal sommario. Quasi a cercare uno “squilibrio”, un disequilibrio nel rapporto tra disegno e parola.
Il nostro obiettivo è che dovevamo raccontare il più possibile con l’immagine e quindi anche l’editoriale oppure il sommario dovevano essere disegni, oppure grafici, tutto quello che unisce la parola al disegno. Quindi cartine geografiche, disegni tecnici, disegni architettonici, simboli ecc… Il disegno doveva spiegare con l’aiuto della parola, non illustrare la parola.
Galleria Stefano Forni
In una recente intervista hai detto “Il rapporto fumetto e galleria d’arte, del resto, è complesso.” Vuoi approfondire questo concetto?
Per un disegnatore di fumetti è difficile rapportarsi con una Galleria d’Arte, quando il disegnatore e la galleria voglio esporre fumetti naturalmente. Solitamente le gallerie espongono illustrazioni dei disegnatori di fumetto, oppure gli fanno fare dei quadri. Esporre una tavola di Dylan Dog in una Galleria d’arte non funziona, perché nessuno se la vuol comprare, e le mostre nelle gallerie si fanno per questo. Quindi il fumetto in galleria deve essere un fumetto di un altro livello, come ricerca intendo.
Dietro ci deve essere un pensiero e una sperimentazione che spesso la pubblicazione non ti può dare, in una galleria si possono esporre anche fumetti che non sono mai stati pubblicati, fumetti nati per essere letti a muro, in piedi.
Una sequenza in cui il fruitore deve camminare.
La frase più famosa che senti dire a un disegnatore di fumetti è che lui non li vende perché ci è troppo affezionato… questo è il livello, spero di essermi spiegato.
Istituto Storico Parri (Ferruccio Parri)
In un’intervista a exibart.com (cit.) hai dichiarato che sui Giuda “non si può parlare di niente che sia accaduto oltre il 1999”. Questo impedisce però di creare mappe del presente attraverso il passato. Parlaci del ruolo di questo sottotesto storico dietro al progetti Giuda.
Nel progetto Giuda ci sono alcune regole, tra cui questa. All’inizio era stata data come sfida e un pò come scherzo. Però adesso incomincia ad avere la sua importanza. La rivista non fa reportage ne tanto meno parla di attualità. Il numero due parlerà di artisti di fine ‘800 i Preraffaelliti. Tutto quello che succede nei nostri giorni viene dal ‘900, sia politica che arte deve seguire l’eredità lasciata dal secolo scorso. Faccio un esempio, se vuoi parlare del 11 settembre 2001 su Giuda non lo puoi fare, ma puoi raccontare tutto ciò che ci ha portato all’11 settembre. Ci sono voluti secoli per creare quella tragedia…
Il nome Giuda ricorda una persona molto famosa, il fatto è accaduto 2000 anni fa…