Passaggio troppo veloce a Bilbolbul
Passaggio …. troppo veloce a BilBOlbul
Ammetto, non era mia intenzione passare da Bologna al BilBolbul, mi sono iscritta al gruppo su facebook, il festival è cominciato, hanno un sito, un blog ed io comincio a curiosare a leggere ciò che succedeva e la curiosità cresceva.
Ho libera solo la domenica e un po’ titubante decido di andarci con figlia adolescente (15 anni) e preadolescente (10 anni) al seguito, una follia mi sono detta.
Arriviamo in piazza Nettuno, piena di gente in cerca di svago domenicale, Bologna è una città molto viva e offre molto ai suoi avventori.
A Bologna non c’è Cosplay ma ci sono molti giovani “Al centro del Festival gli autori e il dialogo tra fumetto e le altre arti. Protagonisti della scena i numerosi autori nazionali e internazionali presenti al Festival con le loro opere, molte delle quali inedite in Italia” così ne parla il comunicato stampa di Hamelin Associazione Culturale che organizza il festival. Le mostre e i dibattiti vengono organizzati nelle pinacoteche e nei musei, il luogo adatto per celebrale l’arte del fumetto. I totem con i disegni degli ospiti di fronte all’ingresso della sala Borsa ci indicano l’info point del festival,
BilBOlbul quest’anno dedica la mostra antologica all’opera di un grande maestro Sergio Toppi e noi decidiamo che non possiamo mancare.
“Sergio Toppi. Il segno della Storia”è allestita al museo Civico Archeologico sono più di duecento opere, tra fumetti e illustrazioni, ciò che ci colpisce ancora prima di entrare sono le gigantografie delle copertine di sgt. Kirk noi ci passiamo nel mezzo per entrare nel vivo della mostra, il tratto di Toppi non perde la sua efficacia ingrandendosi, i suoi fitti tratteggi le texture ci spingono a soffermarci più a lungo su queste figure così abilmente decorate.
La mostra è descritta in alcuni pannelli in maniera semplice ma efficace a volte sono riportate le parole dell’artista stesso, ci spiegano il percorso artistico di Toppi il suo uscire dalle gabbie strutturate delle strisce, queste figure a piena pagina che ti fissano immobili, il susseguirsi delle storie al di fuori dello schema convenzionale.
Ci mostrano l’avventura, la storia il fantastico e come i tre elementi s’incontrano e a volte si fondono in un’unica narrazione, i colori delle sue tavole, “è fantastico il suo modo di giocare con i colori, mamma” sostiene la mia quindicenne profondamente ammirata di fronte a tanta bellezza. Gli animali che Toppi ama disegnare attirano invece l’attenzione e la curiosità della mia Rebecca, così come la cura dell’abbigliamento dei samurai.
E mi viene in mente quanto letto il giorno prima nel blog di Fabrizio Lo Bianco a proposito delle tavole di Toppi:” … solletica più sensi. Uno di questi è l’udito. Come farebbe il professor Keating de “L’attimo fuggente”, anch’io …. v’invito ad accostare l’orecchio a una tavola qualsiasi di Sergio Toppi e ascoltare: non sentirete forse “Carpe diem”, ma di sicuro percepirete dei suoni spesso cupi, rumori di battaglia, di obici in azione, di armature che cozzano”
La mostra utilizza le sale a disposizione rispettando lo spazio vitale delle opere esposte, dandole ampio respiro, anche il visitatore, difficilmente si ritroverà a dar fastidio a chi contempla come lui il lavoro di un Maestro.
La mostra si conclude con la parte dedicata al Collezionista le tavole di Toppi sono poste al piano superiore del museo proprio all’interno dei vani e delle teche che custodiscono veri reperti archeologici, e come evitare poi di soffermarsi a curiosare all’interno del museo?
Il tutto con mia grande meraviglia senza annoiare le ragazze anzi tutt’altro, si distraggono solo al passaggio di un signore “Stilosissimo e con uno splendito cappello” (come sostiene Lucrezia) che gentilmente ci consiglia la prossima tappa la mostra su Altan.
Percorriamo i portici di Strada Maggiore e raggiungiamo il museo della musica il titolo della mostra è “Il mar delle blatte” ed io anticipo alle ragazze che troveranno il pavimento ricoperto di pezzi di carta sparsi a rappresentare il disordine, il voluto disordine in cui le stesse tavole di Francesco Tullio Altan ci saranno presentate. Ciò che neanche io m’aspetto è di scorgere all’approssimarsi dell’ingresso uno strano movimento fra quei pezzi di carta, più ci avviciniamo e più il dubbio si fa certezza sul pavimento fra le carte sparse si muovono delle blatte! Che orrore!
Una gentile signora assistente al museo cerca di rassicurarci dicendoci che è un effetto di luci, ci racconta che fino al giorno prima l’effetto era tale che le blatte camminavano anche sul corpo di coloro che entravano nella sala, sorrido pensando che “Napoleone di Carlo” si troverebbe perfettamente a suo agio in una simile atmosfera, le blatte sono pur sempre i parenti poveri dei coleotteri, racconto alle ragazze d’aver visto la ninfetta Lucrezia cavalcare un cervo volante in un albo e le incoraggio a oltrepassare la soglia, camminando attraverso le blatte. La mostra dedicata a Altan è piccola ma ben articolata e rappresentativa dell’opera dell’artista che con suoi romanzi a fumetti si può definire un precursore delle attuali graphic novel.Troviamo tavole originali tratte da Franz la storia di San Francesco, Colombo, Casanova, Macao, Sandokan. In ambiente a se stante realizzato all’interno della camera stessa noto le tavole di “Cuori pazzi”, qui più che altrove mi sembra di percepire lo spirito della narrazione dell’artista. Come abilmente spiegato nelle didascalie, l’autore aspira ad una presa di posizione degli individui, e forse sogna un moto di ribellione al senso comune d’appiattimento e di mediocrità (e non trovandone invece traccia), ci mostra questi esseri vestiti di rovina fisica e morale, rappresentandoli con una “deformazione grottesca degli stessi personaggi”. La mostra prosegue poi proprio nelle sale interne al museo della musica, fra clavicembali, arpe flauti spartiti troviamo le tavole disegnate da Altan per il disco Noir di Enrico Rava uscito in Francia nel 1996.
So di essermi persa molto, avrei voluto partecipare all’incontro in Feltrinelli col Gipi, partecipare al “ridisegnare città” con Paolo Bacilieri, vedere la mostra di Thomas Ott, le sue storie senza parole m’incuriosiscono ma per me la visita al BilBolBul Festival è terminata ora bisogna dare spazio alle ragazze.
Mi conforta pensare che molte mostre proseguiranno oltre la data del festival, l’associazione culturale Hamelin è riuscita ad organizzare un evento che unisce più generazioni, stimolando e condividendo l’arte del fumetto, generando curiosità e cultura, agevolando il compito del bravo educatore.
(Enza Mandelli)