Il miglior nemico di David B. (Giuseppe Lamola)

Il miglior nemico di David B. (Giuseppe Lamola)

Un saggio storico che narra i difficili rapporti tra Stati Uniti e Medio Oriente. Ecco da cosa è costituita la nuova opera di David B., che s’intitola “Les meilleurs ennemis” (diventerà “Il mio miglior nemico” quando a settembre 2012 uscirà anche in Italia . Questo volume è solo il primo di una serie in tre parti che costituiranno un’ampia analisi dei rapporti tra due civiltà differenti, partendo dal 1783 fino ad arrivare alla seconda guerra del Golfo.

Nell’incontro ”La storia tra Medio Oriente e USA: confini e conflitti”, David B. racconta come tutto nasca della sua voglia di capire quali fossero gli antefatti della creazione dello stato di Israele dopo la fine della seconda guerra mondiale. Fondamentale è stato l’incontro dell’autore francese con Jean-Pierre Filiu, diplomatico e studioso di cultura mediorientale, che di recente ha scritto un libro sulla primavera araba. Filiu, grande fan di fumetti, ha effettuato varie ricerche in modo che ogni dialogo riportato nel volume fosse il più reale possibile, ogni frase inserita solo se riportata da testimoni: una regola che David B. e Filiu si erano posti era proprio quella della massima attinenza alla  realtà, in modo da non fare un “fumetto sulla storia politica”, ma un vero e proprio “saggio”.

 

Ovviamente vi sono delle eccezioni alla veridicità del testo: la storia inizia con Gilgamesh ed Enkidu (due personaggi immaginari, i più antichi del mondo) che vengono inviati a tagliare i tronchi più belli e alla fine rovinano tutto: i due però utilizzano le stesse parole proferite da George Bush e Donald Rumsfield durante la guerra del Golfo, in una sorta di “transfert” che unisce il passato e il presente e in cui la ricerca della legna diventa la brama di petrolio; in Francia sono state mosse alcune critiche per questo accostamento, visto un po’ come una forzatura. Altro audace raffronto è quello con cui si conclude il primo capitolo del libro, cioè due piramidi di corpi: una vignetta rappresenta la Stele degli avvoltoi sumera, conservata oggi nel Louvre (in cui viene mostrato un esercito che transita sopra gli avversari sconfitti) e l’altra alcuni corpi accatastati nel carcere di Abu Ghraib (evento molto controverso della storia americana). Andando avanti nel racconto, gli autori scelgono di parlare anche della guerra libica, primo tentativo da parte degli Stati Uniti di rovesciare un governo a loro ostile; poi del colpo di stato in Iran ed infine della campagna del Nord Africa durante la seconda guerra mondiale.

Il moderatore Giorgio Albertini suggerisce poi che le critiche, seppur implicite, non vengono mosse solo nei confronti di inglesi e statunitensi: anche i francesi non ne sono esenti; infatti, fa notare che l’ascia ricurva posseduta da Enkidu, l’amico di Gilgamesh, è l’arma simbolo dei Franchi. Parlando dei turchi, invece, David B. cita l’immagine di copertina che raffigura un turco dal grosso turbante attraversato da alcune navi: all’epoca i turchi non conoscevano l’America e supponevano d’avere in pugno il Mediterraneo così come il mondo intero, credenza poi sfatata durante le guerre barbaresche in cui conobbero per la prima volta i neonati States. Israele non è invece per ora al centro dell’attenzione: lo sarà invece nel secondo volume cui David B. sta iniziando a lavorare e che inizierà con la guerra dei sei giorni.

Gli autori hanno quindi deciso di prendere una chiara posizione e di non raccontare la storia da una prospettiva “neutra”, di essere il più onesti possibile ed usare una narrazione lineare, anche se da quest’incontro emerge la complessità concettuale e stilistica che si può celare dietro l’apparente semplicità.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: