Francesca Ghermandi: “Alice contemporanea” in bilico tra l’orrore e la fantasia
Francesca Ghermandi nasce nel 1964 a Bologna, dove vive e lavora. Figlia dello scultore Quinto Ghermandi e della pittrice Romana Spinelli, inizia a disegnare fin da bambina. Inizia la sua attività di fumettista e illustratrice dopo aver frequentato un corso di fumetti tenuto dal gruppo Valvoline e da Andrea Pazienza. Le sue prime storie a fumetti escono su Reporter, Il Manifesto, Frigidaire, Sortiez le Chienne, Echo de Savannes in Francia , El Vibora in Spagna e La Dolce Vita. Pubblica diversi romanzi a fumetti e raccolte di disegni, tra cui i volumi di Pasticca (Einaudi, 2003), Bang! Sei Morto (Seuil, 2003), Un’estate a Tombstone (D406, 2006), Grenuord (Coconino Press, 2007), Cronache dalla palude (Coconino Press, 2010).
All’attività fumettistica affianca la realizzazione di illustrazioni di libri per ragazzi, progetti d’animazione, tra cui la sigla per la 62a Biennale Cinema di Venezia e di design.
E’ ospite quest’anno del BilBolBul con la mostra “Officina Ghermandi” dal 2 marzo all’8 aprile presso il Museo Civico Archeologico di Bologna.
Francesca su internet ho trovato non so come dei disegni fatti da te quando eri ancora una bambina e mi sono sorpresa del fatto che sembravano già presagire in modo molto preciso i personaggi dei tuoi futuri lavori. Quando hai capito che da grande il tuo lavoro sarebbe stato disegnare i fumetti?
Da piccola la mia passione era disegnare e dentro ai disegni raccontare delle storie, scoprire dei “mondi”. Potrei dire che appena ho preso in mano i primi fumetti ho avuto la folgorazione. Ma comunque fosse sfociata questa passione, disegnare era quello che mi piaceva fare.
C’è un fumetto o un autore a cui sei particolarmente affezionata, che ti ha cambiato la vita?
Sono tanti gli autori a cui sono affezionata e che ogni volta mi hanno cambiato la vita. I primi sono stati sicuramente i fumetti di Chester Gould (Dick Tracy), Floyd Gottfredson (Topolino), McManus (Arcibaldo & Petronilla), Magnus (Alan Ford), Andrea Pazienza e poi dopo il liceo molti altri.
Nei tuoi lavori riesci a unire uno stile molto fresco e “cartoonesco” a storie francamente angoscianti, ottenendo un effetto straniante e esilarante allo stesso tempo. Come hai trovato e come definiresti questo tuo personalissimo modo di interpretare la realtà?
Raccontare cose strazianti senza distaccarsi mai, senza farci sopra una risata lo trovo molto noioso. Dall’altra, un fumetto comico che abbia qualcosa di storto o poco conveniente mi fa molto ridere.
Ho letto che ti piace disegnare soprattutto i personaggi cattivi, come mai?
No, non necessariamente. E’ che in tutti i buoni c’è anche il lato cattivo.
Una domanda che forse ti avranno già fatto molte volte: donne “fumettiste” in Italia, i nomi non sono moltissimi. Pensi che il mondo del fumetto attiri ancora poco le donne? Oppure è cambiato qualcosa del tempo delle sorelle Giussani?
E’ come nel cinema e in qualsiasi altro campo in cui all’inizio per la maggior parte sono soltanto uomini. Ma poi ci si mescola, così come di fondono i generi letterari e in questa maniera c’è più ricchezza di idee.
Secondo te cosa manca oggi al fumetto italiano?
Dovrebbero esserci più piccoli editori, piccole realtà che producono indipendentemente dai grossi e che ricercano non solo ciò che è “vendibile”.
Sei un’autrice particolarmente prolifica, il tuo ultimo lavoro è uscito per Coconino Press un po’ di tempo fa (“Cronache dalla palude”) ma cosa bolle in pentola a cosa stai lavorando?
Sto facendo diverse cose e tra queste un nuovo fumetto.
Mi è piaciuto tantissimo il titolo della tua mostra “Officina Ghermandi”, perché mi sono immaginata che il tuo lavoro sia come un po’ come quello dell’officina di un meccanico, è così?
Direi proprio di sì, è un’officina dove si aggiustano e si fanno funzionare delle specie di macchine…
Cosa vedremo in mostra, cos’hai scelto di esporre?
Diverse produzioni che vanno dai fumetti, alle illustrazioni, ai loghi grafici.
Cosa ne pensi delle mostre di fumetti, pensi sia utile esporre anche i materiali preparatori a un fumetto? Cosa possono dare in più?
Penso che per il fumettista, il fumetto stampato sia la versione originale della storia che ha disegnato. Mettere in mostra solo le pagine definitive è interessante giusto per vedere la qualità del disegno, ma non aggiunge molto a quello che vediamo nel libro. Diverso è invece esporre tutto il materiale preparatorio, le cose scartate, i bozzetti, gli appunti ecc… che ci danno un punto di vista in più per leggere quella storia.
AL FESTIVAL:
FRANCESCA GHERMANDI
OFFICINA GHERMANDI
2 MARZO • 8 APRILE
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
inaugurazione con l’autrice:
1 marzo • H 19
incontro con l’autrice:
4 marzo • H 16.30
BIBLIOTECA SALA BORSA – AUDITORIUM
laboratorio per bambini con l’autrice:
4 marzo • H 10.30
CINETECA DI BOLOGNA