L’importanza della carta: Watt – senza alternativa

L’importanza della carta: Watt – senza alternativa

Quando si parla di libri, come in tutte le cose, spesso e volentieri si arriva al punto focale: i contenuti. Si discute sull’irrimediabile romanticheria di un autore, sulle tecniche narrative nuove, all’avanguardia, si grida al miracolo quando un giovane autore si dimostra valido abbastanza (abbastanza per l’età che possiede: sembra sempre strano risultare validi in “tenera età” in questo “paese per vecchi”).
A volte mi chiedo come sia possibile trascurare tutto il resto. Perché non si tratta certo di dettagli.

Pensiamo alla sensazione, al momento dell’incontro, a quello che ci attraversa la mente nel momento in cui in libreria, in fiera o a casa di un amico decidiamo di tirar fuori dallo scaffale proprio quel libro. Pensiamo al motivo che ci ha spinto a farlo. Il titolo? Il nostro stato d’animo? Il colore? La copertina?

Pensiamo a quelle volte in cui su una bancarella di strada verso la fermata dell’autobus ci siamo improvvisamente bloccati davanti a un volume, abbiamo sgranato gli occhi, e con un impeto di passione l’abbiamo afferrato e, dopo un attimo, non c’era contenuto che tenesse. Dopo un attimo il rigetto. Una carta troppo sottile, fastidiosa, che faceva attrito con la polvere in copertina lasciandoci addosso quella sensazione di disgusto. Il pensiero che non riesce a venir fuori in questi momenti è: la cultura non si sporca. La cultura è arte, è passione, è devozione. Non la possiamo trattare così.

Non possiamo, a mio avviso, incorniciare uno splendido disegno, magari fresco, estivo, irruento, con lo spirito selvaggio e noncurante di un adolescente in cerca di libertà, all’interno di gabbie di una carta troppo sottile, quasi trasparente, già ingiallita.

La carta non è un mezzo, è l’anello di congiunzione tra il contenuto e il ricevente. È il maître di un ristorante di classe, ma anche il cameriere della bettola più rustica. È l’essenza e la coerenza con il testo, il suo biglietto da visita.

La prima cosa che mi viene in mente quando passando tra gli stand del Salone del Libro di Torino mi trovo davanti “WATT – senza alternative” è: “finalmente!
Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio, finalmente qualcosa di nuovo, finalmente un oggetto bello, fosse anche solo da collezione. Finalmente.

Perché è indubbio che tutti gli editori abbiano chiara la centralità della carta nella produzione di un libro, ma è anche vero che nel mercato editoriale la carta non è il solo costo, ma uno dei tanti. Diverso è il discorso per quegli editori che si avventurano nel mondo informatico minimizzando il potere della carta, riducendo il testo e il lettore a due sconosciuti che decidono di chattare a distanza tramite skype (questa è l’unica similitudine che mi viene in mente quanto penso all’e-book).

In questo caso non c’è niente di tutto ciò. C’è uno studio grafico, IFIX, che da vent’anni si avventura nel variegato mondo della carta stampata, carta straccia, carta con inchiostro, inchiostro su tela e via discorrendo; e c’è un società di servizi e formazione editoriale, Oblique, che guarda il mondo dell’editoria da altre prospettive ancora. C’è un connubio (perfettamente riuscito) tra l’estetica e il contenuto, la competenza in fatto di stampa e quella in fatto di tematiche, argomenti, talenti.

WATT si presenta così nel primo volume, o numero zero, dir si voglia: cartonato grigio 237X335cm (dimensioni sui generis), la testata lucida nera e un bottone rosso al centro della copertina, per qualsiasi emergenza.

A prima vista la reazione è quella di prenderlo, aprirlo, annusarlo, pur non sapendo ancora bene cosa abbiamo tra le mani. Una rivista di illustrazioni? Un volume tecnico sulla bellezza dell’arte della stampa?

Ci depista ancora di più l’indice: due pagine cartonate nere, incollate a mano con minuziosa dedizione, e un groviglio confusionario eppur simmetrico di cavi, ingranaggi, circuiti, tutti con una propria terminazione.

Dopo pochi attimi abbiamo capito cosa abbiamo tra le mani: un volume che sincreticamente unisce la buona qualità della carta, della stampa, delle illustrazione e dei contenuti. Si tratta di una raccolta di racconti di autori vari, tutti italiani, ciascuno accompagnato da illustrazioni di autori anch’essi italiani.

È qui che arriva il “finalmente”. In questo momento siamo già stati conquistati. Immaginate, poi, scoprire tra nomi noti e meno noti racconti interessanti, illustrazioni piacevoli, istantanee d’impatto, squarci di realtà violenta e macabra a tratti, e a tratti coinvolgente e emozionante.

È quando arrivano le emozioni che si comincia ad apprezzare. È quando alla fine del volume se ne vorrebbe un altro ancora che ci rendiamo conto che per una volta abbiamo letto qualcosa di nuovo, qualcosa di bello, qualcosa che in parte ci rappresenta e in parte ci spinge a capirne di più, a cercare altre risposte.

Resta però nonostante le emozioni quella taciuta sensazione, nello stomaco (perché certe letture sono letture di pancia). Restano delle domande e un senso d’incompiuto, come se le parole d’ordine, una volta tanto, fossero: guardare, apprezzare, riflettere. Perché il percorso possa andare avanti, forse alla ricerca di un’alternativa. O forse alla ricerca della conferma che alternative, per emozionarti, non ce ne sono.

Watt – senza alternativa #0
Mario Pistacchio, Rocco Lombardi, Emanuele Tonon, Ferdinando Morgana, Ciro Fanelli, Anna Bruni, Stefano Guerriero, Athos Zontini, Claudio Parentela, Camilla Corsellini, Marilena Pasini, Mauro Paneghel, Carlo Emilio Zummo, Pablo Echaurren, Maurizio Ceccato, Mattia Zuccatti, Elena Miele, Paolo Piccirillo, Laura Giardino, Sergio Claudio Perroni, Flavia Barbera, Luciano Funetta, Maurizio L’Altrella, Marianna Garofalo, Armin Barducci, Alcìde Pierantozzi, Giovanni Di Modica
A cura di Oblique Studio e Ifix srl
112 pagine, cartonato, colori – 9,00€
ISBN: 978-88-905631-0-2

Riferimenti:
www.wattmagazine.it

 

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