La “linea fragile” di Mattotti

La “linea fragile” di Mattotti

Il dialogo tra fumetto e le altre arti, protagonista di questa edizione 2010 di BilBOlbul, non potrebbe forse essere più presente che nella carriera di Lorenzo Mattotti.

Nato a Brescia il 24 gennaio 1954 da un ufficiale dell’esercito, Mattotti si muove non soltanto fisicamente nell’infanzia lungo la penisola seguendo i trasferimenti del padre, ma anche fin da giovane nelle frequentazioni artistiche.

Anche solo lo stilare un mero elenco “a volo d’aquila” toglie il fiato per la qualità e la quantità delle discipline coinvolte: dalla facoltà di Architettura dell’Università di Venezia all’incontro nel 1983 con i autori bolognesi con cui crea il gruppo Valvoline (Igort, Daniele Brolli, Giorgio Carpinteri su tutti) che battezza l’omonimo, rivoluzionario supplemento della rivista Alter Alter, dai suoi fumetti essenziali alle sue illustrazioni ancor più evocative (anche per quotidiani come Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, ma anche Le Monde e Süddeutsche Zeitung), dalle copertine di riviste internazionali (come The New Yorker, Vanity Fair, Glamour e Cosmopolitan) al design di celebri affiche pubblicitarie (Aperol, Telecom, Mc Donald’s), dai manifesti per la promozione culturale e turistica (Grado, Parigi) a quelli cinematografici (per il Festival di Cannes 2000) e d’impegno sociale (per Unicef, Amnesty International, Human Rights), da romanzi grafici dai risvolti tragici come Stigmate (1999) ai libri per bambini come Le avventure di Barbaverde, Il sole lunatico o la serie avviata di recente con L’isola dei Pittipotti (2003).

Ma non basta: a tutto questo andrebbero aggiunti copertine di libri e album musicali (Rouge di Jean-Jacques Goldman, tra gli altri), sigle televisive (La posta del cuore, Il gransimpatico), quadri acrilici, una meravigliosa anteprima da 3 minuti di un Pinocchio animato per la regia di Enzò d’Alò con musiche di Daniele Sepe di cui ha curato ambientazioni, disegni e personaggi… nonché la riconoscenza di autori italiani dato che, come ha detto Sergio Bonelli,lui ogni tanto dà degli scossoni a editori che magari snobbano il fumetto ma che grazie a lui si piegano alla narrativa disegnata e addirittura sono orgogliosi loro di metterlo in vetrina, quindi è un trait d’union interessante, è un buon ponte tra il mondo del fumetto che diciamo popolare e quello più sofisticato… direi che è una presenza che aiuta due mondi ed è un bene che ci sia”.

Non stupisce allora che nel 2006 il regista Renato Chiocca gli abbia dedicato un film documentario, intitolato semplicemente Mattotti (come tentare di definire un tale melange di linguaggi, per di più padroneggiati con impareggiabile maestria?), oggi distribuito in dvd dalla Pan Distribuzione, in cui a fianco delle testimonianze di amici e collaboratori come Jerry Kramsky (esotico nom de plume dell’amico Fabrizio Ostani) e Art Spiegelman, si entra in silenzio nel suo atelier parigino dove l’autore si è trasferito nel 1998 per portare meglio in Europa la sua opera.

Una carriera che, partita in sordina nel 1975 su La Bancarella mentre ancora frequenta la Facoltà di Architettura, ha raggiunto il Grand Prix a Bratislava nel 1993 (tra i massimi riconoscimenti mondiali nell’editoria per ragazzi), lo Yellow Kid come Miglior Illustratore a Roma nel 1997 (per trent’anni dal 1970 il premio più prestigioso nel settore)

Le sue storie e il suo tratto non lasciano mai indifferenti, così come i suoi personaggi: Agata, Spartaco, il Dottor Nefasto, il Mangiafuoco di Pinocchio o i protagonisti di Fuochi (1984) e L’uomo alla finestra (1992). La paura della notte non disgiunta da uno sguardo ironico, un senso di insoddisfazione e di continua ricerca, una curiosità che – come ha scritto Goffredo Fofi – “non è quella di luoghi e di storie, bensì di sensibilità e di luci”. La sua è una Linea fragile, per citare il titolo di una raccolta di suoi disegni per la Galleria Nuages di Milano, mentre – proseguendo i giochi di parole con titoli dei suoi libri – il suo mondo è La Zona Fatua (dal volume della defunta Granata Press del 1993) ma anche Labirinti (1997), in cui lui si muove come un novello Jekyll & Hyde (2002) tra colori accecanti e bianchi/neri lancinanti.

Un vero e proprio neo-espressionismo, che non teme di sconfinare in territori inusitati, anche quando rischiano di prevalere sulla narrazione: ma per chi non ha pregiudizi, il fumetto permette questo e altro. E Lorenzo Mattotti c’è sempre.

1 Comment

  1. Le figure dei libri » Blog Archive » Intervista di Ivan Canu a Lorenzo Mattotti (sull’applicazione iPad di Repubblica) · 15 gennaio 2012

    […] Li chiama I disegni della linea fragile, stanno in taccuini di formato spesso lungo e stretto, riproducendo pensieri, associazioni mentali, […]

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