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Biografia dell'autore
Mostra antologica
Il convegno di studi
 
Dopo Magnus e De Luca, la mostra principale della terza edizione di Bilbolbul sarà dedicata ad una altro grande maestro del fumetto italiano: Sergio Toppi. L’esposizione, allestita nella prestigiosa sede del Museo Civico Archeologico, presenterà al pubblico oltre duecento opere, tra fumetti e illustrazioni, tratte dalla vastissima produzione dell’autore che conta ormai più di quaranta anni di produzione: dalle prime storie comparse sul “Corriere dei Piccoli” con la firma di Mino Milani nella seconda metà degli anni Sessanta, alle importanti collaborazioni con Sergio Bonelli per la serie “Un uomo, un’avventura” nel decennio successivo, alle rivoluzionarie storie comparse via via su il “Messaggero dei Ragazzi”, “Linus”, “Alter Alter”, “Corto Maltese”, “Il Giornalino”, “L’Eternauta”, “Comc Art”, fino ai lavori più recenti. Ma la mostra non avrà un tradizionale percorso antologico, e mirerà piuttosto a far emergere e conoscere alcuni nuclei fondamentali della poetica dell’artista, come disegnatore e come autore completo. Si darà così ampio spazio alla sua rivoluzione formale, che ha modificato la grammatica compositiva della tavola a fumetti, e a due grandi filoni tematici che guideranno i visitatori nel percorso: il rapporto tra Storia e fantastico e il tema del conflitto tra uomini, con la natura, con la presenza del sacro.
Sergio Toppi. Il segno della Storia si apre con uno spazio dedicato alle inconfondibili innovazioni stilistiche di Toppi, a partire da una nuova visione compositiva che lo ha portato ad esiti di estrema raffinatezza nel dialogo tra vuoti e pieni, tra bianchi e neri, dalla forza espressionistica del segno, dalla varietà incredibile di tratteggi che danno ai disegni una “timbrica” assolutamente personale e immediatamente riconoscibile, dall’uso personalissimo del colore. Tutte caratteristiche che l’hanno imposto sulla scena internazionale, influenzando autori di tutto il mondo, da Frank Miller a Daniel Zezelj, fino al nostro Nicola Mari.
A partire da questi presupposti, si vogliono mettere in evidenza alcuni nodi tematici della produzione dell’autore, che vengono a costituire una “visione del mondo” particolare: amante di Buzzati e di Rigoni Stern, ma anche delle grandi pellicole epiche di Kurosawa, Toppi si rivela grande maestro del racconto breve che diventa strumento privilegiato per mettere in scena un mondo mai rassicurante, pronto ad aperture fantastiche o all’imprevedibilità della Storia, dominato dalla triste legge di un conflitto permanente tra uomini, tra uomini e dei, tra uomini e natura. Che siano episodi bellici, antiche leggende reinventate, racconti fantastici veri e propri o la rivisitazione della tradizione de Le mille e una notte, i personaggi toppiani sembrano sempre condannati a una condizione di esilio, di ricerca destinata a rivelarsi vana, di solitudine priva di speranza. Ma non c’è mai da parte dell’autore un senso di compassione nei confronti di questi destini, piuttosto l’attenzione è volta alle grandi contraddizioni umane, ad una “naturale cattiveria” che trova breve soddisfazione nella vendetta, nell’avidità, nella sopraffazione su altri popoli, nell’oltraggio alla divinità. Lo stesso Collezionista, il suo personaggio più celebre, non è esente da queste caratteristiche, pur salvandosi con il suo cinismo sornione.
Una parte della mostra sarà dedicata alla concezione della Storia che è sempre protagonista: Toppi è instancabile esploratore di epoche e regioni remote del pianeta e da alchimista si diverte a mescolarle anche, creando cortocircuiti temporali, rivisitazioni immaginarie del passato, quasi a dire che anche di questo non vi è reale certezza. La Storia è sempre un’ipotesi, quindi, ma si materializza con grande potenza visiva grazie al suo stile insieme documentatissimo e visionario, che trasforma oggetti, vesti, armi, paesaggi, uomini in reperti di età lontana, quasi di una antichità ancestrale. Non c’è sede migliore di un Museo Archeologico, allora, per accogliere la sua opera che in certi casi dialogherà con la collezione del Museo stesso.
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